"La verità esiste in quanto tale solo se non la si tormenta".
Oggi
parleremo di Edipo. Non del complesso, oramai sviscerato da più parti, ma di un
ragazzo segnato sin da giovane per commettere atti impuri. Il suo carnefice è
una sacerdotessa che è nota per vedere il futuro, anche se è talmente vecchia e
stanca che nemmeno pensa al passato, ma a come possa terminare il suo presente.
Si chiama Pizia e per decenni è stata un punto di riferimento per gente comune
ed anche abili politicanti come Tiresia. Sta lentamente morendo. E certo che la
vicenda che ha sconvolto la vita di Tebe e gli scenari di potere la vede come
innegabile protagonista. Volendo fare un atroce scherzo in realtà ha provocato
una lunga reazione a catena che ha seminato morte e rancore.
Un
racconto lungo di quelli che lasciano il segno. Niente divagazioni niente
pause, una corsa contro il tempo. E Durrenmatt mostra le sue innegabile doti di
narratore puro, con una scrittura lucida ed aggressiva seppur giocoforza legata
ai suoi tempi coevi, ma intensamente moderna ed efficace. Un sarcasmo corrosivo,
più che ironico, cinico. Un pattern decisamente
a struttura centripeta, sempre di più ci si inabissa delle miserie umane e si arriva al nucleo, dove una volta ancora il fallace desiderio umano di se non predire il futuro
almeno di incamminare gli eventi verso una direzione, si rivela impossibile. La verità, questa sconosciuta. Inafferrabile come il tempo, per gli esseri umani rimarrà sempre e solo una chimera.