24 aprile 2014

Cuore dei briganti (Flavio Soriga)




Ma quale Ammaniti, per favore. Ma quale Avallone, dio ce ne scampi liberi o il professor Umberto Eco e compagnia bella. La letteratura è anche messaggio, speranza. Eccolo allora, un libro che lascia positività. Abbandonate i talk show, liberatevi dai romanzi feulleiton, dalle narrative posticce e falsamente ben scritte, dalle narrazioni consolatorie o con alto tasso di diabete  congenito e contagioso


C’ è ancora spazio per i sogni più comuni, per le avventure cruente dal finale lieto ma non troppo e che comunque non sono smielate. C’è ancora voglia di poter avere un futuro diverso, meno ingiusto e fosco. Ce lo racconta Flavio Soriga in questo suo nuovo e riuscito romanzo.
Nella isola/continente a sé stante di Hermosa, sperduta isola dimenticata nel mare, infatti, assistiamo rapiti alle gesta epicamente romantiche dell’ ex nobile Aurelio Cabré di Rosacroce, una volta brillante rampollo di una delle nobili casate più importanti dell’isola, avviato ad una redditizia e brillante carriera presso un importante prelato ma poi tornato alla sua terra natia da Venezia perché convinto che quel mondo non va bene ed ha bisogno di lui.
Innamorato delle idee e della vita, portatore di ideali e vitalità, coraggioso, avveduto, amante ed amato, uomo eroe ma con i suoi limiti e difetti umani, il Rosacroce, che da brigante si fa appellare Spartaco, come il leader di una rivoluzione di schiavi in epoca romana, è il tipico personaggio che non può non catturare il lettore, non può far sussultare, non può insomma lasciare indifferenti. In un epoca di stravolgimenti, con la rivoluzione francese che ormai sta varcando i propri confini per rivoluzionare l’intero occidente, il Rosacroce è combattuto fra il cedere agli stranieri per cambiare l’ambiente claustrofobico e feudale che domina la sua isola oppure difenderla per poi cambiarla da soli, senza interventi di terzi. Il tutto fra preghiere, vendette,  intrighi, tradimenti, amicizia ed amori ora veloci e fuggiaschi ora ricolmi di pura passione carnale. Ed al momento giusto, quello determinante, il re, considerato da tutti inetto e pavido, sarà il vero autore del catartico cambio di prospettiva, quando il male pareva alle porte ed invece può essere messo da parte se non sconfitto. Da burattino a burattinaio ed il colpo di scena finale è servito. Ed Hermosa, ovvero la Sardegna archetipica e feudale, per un attimo si sentirà il centro del mondo, non il mondo normale ma quello che tutti vorremmo avere.

Un gran bel racconto, di una voce nuova ed arguta, nel panorama della nostra narrativa, un fulmine a ciel sereno, questo “Il cuore dei briganti”. Su uno schema che rielabora quello del classico romanzo picaresco di avventure, con toni ora morbidi ora arguti od efferati, si legge una narrazione spedita e ben architettata. In una fase storica dove, specie in Italia, riesce difficile sperare e sognare per una serie di motivi, un testo intenso e romantico nel senso più ampio e moderno del termine, dove coraggio, azione, amore, utopia anche facendo a pugni con la realtà per una volta (almeno una volta) vincono o perlomeno non perdono, come nelle fiabe più belle.



Dopo l’ormai lontano esordio nel 2000 con un raccolta di racconti, il trentacinquenne Soriga ormai si avvia alla maturità artistica, confermano le già positive impressioni suscitate con i suoi precedenti romanzi. La sua è una affabulazione brillante, spesso improntata a tecniche formali non convenzionali ma non per questo eccessivamente capziose o autoreferenziali, con un uso attento e personale della lingua, ricercata e talvolta dall’impronta epica, ma mai ridondante. Ci voleva una lettura così, di quelle che ti rimettono in pace con la speranza.

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pubblicata su www.ciao.it

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