21 aprile 2014

La notte del lupo (Sebastiano Vassalli)



Certo Giuda. L'emblema del tradimento più efferato e fose più famoso nella storia dell'uomo, perlomeno quello occidentale. Il male perdonato e graziato prima di essere commesso, eppure atroce. Simbolo dell'avidità ed eterna debolezza materiale dell'essere umano, sempre parlando in ottica laica, sia chiaro. E poiché i poteri della Letteratura sono immensi e infiniti, eccoci qui a discutere un possibile esito diverso. Liberatevi delle conoscenze acquisite, si parte.


Due principali piani narrativi. Yoshua Ha -Nozri, "lo straniero". Uno dei tanti predicatori che in quei tempi percorrevano le assolate strade che portavano a Gerusalemme. Ma stavolta pare che. Anzi, è quasi sicuro perché. Stavolta Israele ha forse trovato il suo Messia. Tra i suoi compagni, dodici discepoli, uno "zelante" della legge che però per sua ammissione è fragile ed assassino. Il suo nome è Giuda.
Da un anno il potere al Potere deve ucciderlo, ma. Il ritardo non è solo per le grazie concesse da Maria di Magdala, procace e provocante, donna che ha il "demonio" nelle proprie viscere. La macchina burocratica per quanto perfetta ha degli inceppi, nei meccanismi. E' che quella notte, ormai lontana, sulla montagna, nella tana del lupo, solo con Yoshua, Giuda ha capito che.
Secondo scenario. Maggio 1981. Si lotta democraticamente per il referendum sull'aborto nelle piazze di Roma. Il Papa, sostenitore dell'abolizione della legge, si prepara ad incontrare i fedeli a piazza San Pietro. Un turco con strani ricordi atavici e ancestrali che gli ballano nella mente, maneggia nervoso una pistola nei pantaloni, in quella piazza. Il suo attuale nome è Ali Agca, ma viene da lontano, almeno così lui crede,anzi è sicuro della sua immortalità. Egli era uno dei discepoli. Lui è il diavolo. Ovvero Giuda. Certo, senza dubbio, se non fosse quel breve ma intenso soggiorno in quella misteriosa clinica dove canuti e impavidi scienziati traccheggiano con strane macchine e si dedicano alla manipolazione di memorie e cervelli…
Duplicità del bene e del male. Uno Yoshua-Cristo ancora più umano di quello pacifista che aleggia nel famoso ed indimenticabile musical "Jesus Christ Superstar". Sottile e sarcastica vena anti israeliana e filo palestinese, affiancata da una lettura laica e certo non nuova del messaggio storicamente più rivoluzionario del Cristo, un certo sordido e livido rancore, attenuato dall'ironia, verso le macchinazioni e le strutture rigide della gerarchie ecclesiastica e dell'ordine precostituito in generale. Discepoli sensibili al fascino delle carni e del bere, donne pratiche e dedite ad un culto del profeta molto prosaico che però possa garantire un futuro meno povero e più agiato alle proprie famiglie, un Ponzio Pilato funzionario frustrato, una certa sfiducia e sorpresa stupita nei confronti di alcune mancanze, forse volute, da parte delle forze dell'ordine, quasi a sottolineare una costante superficialità indotta e adottata per rendere inevitabile l'evitabile. Narrazione su più piani temporali, abilmente articolata e manovrata senza pesanti straniamenti.
Che saltella elegantemente dal 33 dopo Cristo agli anni ottanta del Novecento.
La storia, in ambito fantastorico, appare coerente e ambiziosa, perspicace, allusiva ed illusoria. Linguaggio semplice e chiaro, ma non friabile o futile. Cospicui interventi demifisticatori del narratore onnisciente, a spezzare, spiazzare, eliminare o ingigantire dubbi. Più che un romanzo incentrato su Rivelazione o rivelazioni, "La notte del lupo" è una probabile alternativa, una rilettura atta a disgelare eventuali buchi neri della Storia riempiti dagli uomini con tonnellate di (eventuali) menzogne tese a.  Un testo affatto blasfemo, ma certo in antitesi dichiarata con la dottrina ufficiale, che costruisce autonomamente un possibile mondo parallelo così come la Letteratura,che mai aspira a farsi legge, nel senso più calviniano del termine, riesce a fare negli episodi più riusciti della sua secolare storia. Seminare un tarlo del dubbio, tessere un ordito narrativo coerente su quello che non è stato raccontato, manipolare e ricostruire i fatti già noti al fine di far scaturire risultanze sostanzialmente differenti dal già detto. Si hiama "postmoderno", in  narrativa.
Meccanismi questi tipici di quelle conosciuti ancora oggi come tipici e connotativi, quasi come una firma.E poi questo Giuda, ora diavolo, ora addirittura dalle aspirazioni angeliche, un Giuda soprattutto uomo che cerca l'uomo nel presunto Dio o nei suoi rappresentanti in terra, ora eroe o semplicemente esistenza dannata dal male ovvero maledetto e spietato carnefice, alla fine nelle sue più presunte vite personaggio letterario sufficientemente tipicizzato e stilizzato e che alla fine come ogni essere letterario che si rispetti lascia ai lettori il giudizio finale sulle sue azioni e pensieri, essendo di per se indecifrabile e discontinuo, afflitto e "afflittore".
La laicità sinistroide in senso ampio dello scrittore 

  
Sebastiano Vassalliprende corpo in una scrittura fantasiosa per alcuni versi, ma frizzante e letteraria, che si inserisce nel più florido solco tracciato dalla tradizione narrativa italiana, senza trascurare il fatto che il narratore genovese ai suoi esordi negli anni settanta ("L'arrivo della lozione", ad esempio) si rifece a stilemi di pretto stampo neoavanguardistico per poi moderare le esuberanze formali a vantaggio di una più chiara e lucida pretesa poetica, il tutto spesso innervato in un contesto storicizzante, anche se l'intento è dare la propria versione dei fatti (lo splendido romanzo-biografia sul poeta Dino Campana, 
  

"La notte della cometa" e l'intrigante storia di una conturbante perturbante presunta strega condannata al rogo in "La chimera" ad esempio). Genovese, nato nel 1941, trapiantato da anni in Piemonte, scevro da vanità e sterilizzazione ripetitiva dei propri temi e della propria pratica scrittoria, lontano da funambolismi di carattere edonistico o sperimentale, distante da argute iperboli di carattere barocco, Vassalli rappresenta uno di quei genuini talenti narrativi forse ignoti al grande pubblico, ma ricchi di dignità creativa, autonomi nel porre in opera le proprie intuizioni, dallo stile essenzialmente personale, artistico.



Un romanzo assolutamente non adatto ai meccanici, ai deterministi, ai certi, a chi si fida solo dei propri occhi, a chi si fida ciecamente di quello che gli hanno imposto come giusto e come sbagliato. perfettamente godibile dal resto del mondo. Gran bel romanzo, saggiamente pensato ed ampiamente riuscito. E la verità rimane in bilico, e che Letteratura sia.

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