Certo
Giuda. L'emblema del tradimento più efferato e fose più famoso
nella storia dell'uomo, perlomeno quello occidentale. Il male
perdonato e graziato prima di essere commesso, eppure atroce. Simbolo
dell'avidità ed eterna debolezza materiale dell'essere umano, sempre
parlando in ottica laica, sia chiaro. E poiché i poteri della
Letteratura sono immensi e infiniti, eccoci qui a discutere un
possibile esito diverso. Liberatevi delle conoscenze acquisite, si
parte.
Due
principali piani narrativi. Yoshua Ha -Nozri, "lo straniero".
Uno dei tanti predicatori che in quei tempi percorrevano le assolate
strade che portavano a Gerusalemme. Ma stavolta pare che. Anzi, è
quasi sicuro perché. Stavolta Israele ha forse trovato il suo
Messia. Tra i suoi compagni, dodici discepoli, uno "zelante"
della legge che però per sua ammissione è fragile ed
assassino. Il suo nome è Giuda.
Da
un anno il potere al Potere deve ucciderlo, ma. Il ritardo non è
solo per le grazie concesse da Maria di Magdala, procace e
provocante, donna che ha il "demonio" nelle proprie
viscere. La macchina burocratica per quanto perfetta ha degli
inceppi, nei meccanismi. E' che quella notte, ormai lontana, sulla
montagna, nella tana del lupo, solo con Yoshua, Giuda ha capito che.
Secondo
scenario. Maggio 1981. Si lotta democraticamente per il referendum
sull'aborto nelle piazze di Roma. Il Papa, sostenitore
dell'abolizione della legge, si prepara ad incontrare i fedeli a
piazza San Pietro. Un turco con strani ricordi atavici e ancestrali
che gli ballano nella mente, maneggia nervoso una pistola nei
pantaloni, in quella piazza. Il suo attuale nome è Ali Agca, ma
viene da lontano, almeno così lui crede,anzi è sicuro della sua
immortalità. Egli era uno dei discepoli. Lui è il diavolo. Ovvero
Giuda. Certo, senza dubbio, se non fosse quel breve ma intenso
soggiorno in quella misteriosa clinica dove canuti e impavidi
scienziati traccheggiano con strane macchine e si dedicano alla
manipolazione di memorie e cervelli…
Duplicità
del bene e del male. Uno Yoshua-Cristo ancora più umano di quello
pacifista che aleggia nel famoso ed indimenticabile musical "Jesus
Christ Superstar".
Sottile e sarcastica vena anti israeliana e filo palestinese,
affiancata da una lettura laica e certo non nuova del messaggio
storicamente più rivoluzionario del Cristo, un certo sordido e
livido rancore, attenuato dall'ironia, verso le macchinazioni e le
strutture rigide della gerarchie ecclesiastica e dell'ordine
precostituito in generale. Discepoli sensibili al fascino delle carni
e del bere, donne pratiche e dedite ad un culto del profeta molto
prosaico che però possa garantire un futuro meno povero e più
agiato alle proprie famiglie, un Ponzio Pilato funzionario frustrato,
una certa sfiducia e sorpresa stupita nei confronti di alcune
mancanze, forse volute, da parte delle forze dell'ordine, quasi a
sottolineare una costante superficialità indotta e adottata per
rendere inevitabile l'evitabile.
Narrazione
su più piani temporali, abilmente articolata e manovrata senza
pesanti straniamenti.
Che
saltella elegantemente dal 33 dopo Cristo agli anni ottanta del
Novecento.
La
storia, in ambito fantastorico, appare coerente e ambiziosa,
perspicace, allusiva ed illusoria. Linguaggio semplice e chiaro, ma
non friabile o futile. Cospicui interventi demifisticatori del
narratore onnisciente, a spezzare, spiazzare, eliminare o ingigantire
dubbi. Più che un romanzo incentrato su Rivelazione o rivelazioni,
"La
notte del lupo" è
una probabile alternativa, una rilettura atta a disgelare eventuali
buchi neri della Storia riempiti dagli uomini con tonnellate di
(eventuali) menzogne tese a. Un testo affatto blasfemo, ma
certo in antitesi dichiarata con la dottrina ufficiale, che
costruisce autonomamente un possibile mondo parallelo così come la
Letteratura,che mai aspira a farsi legge, nel senso più calviniano
del termine, riesce a fare negli episodi più riusciti della sua
secolare storia. Seminare un tarlo del dubbio, tessere un ordito
narrativo coerente su quello che non è stato raccontato, manipolare
e ricostruire i fatti già noti al fine di far scaturire risultanze
sostanzialmente differenti dal già detto. Si hiama "postmoderno",
in narrativa.
Meccanismi
questi tipici di quelle conosciuti ancora oggi come tipici e
connotativi, quasi come una firma.E poi questo Giuda, ora diavolo,
ora addirittura dalle aspirazioni angeliche, un Giuda soprattutto
uomo che cerca l'uomo nel presunto Dio o nei suoi rappresentanti in
terra, ora eroe o semplicemente esistenza dannata dal male ovvero
maledetto e spietato carnefice, alla fine nelle sue più presunte
vite personaggio letterario sufficientemente tipicizzato e stilizzato
e che alla fine come ogni essere letterario che si rispetti lascia ai
lettori il giudizio finale sulle sue azioni e pensieri, essendo di
per se indecifrabile e discontinuo, afflitto e "afflittore".
La
laicità sinistroide in senso ampio dello scrittore
Sebastiano
Vassalliprende
corpo in una scrittura fantasiosa per alcuni versi, ma frizzante e
letteraria, che si inserisce nel più florido solco tracciato dalla
tradizione narrativa italiana, senza trascurare il fatto che il
narratore genovese ai suoi esordi negli anni settanta ("L'arrivo
della lozione",
ad esempio) si rifece a stilemi di pretto stampo neoavanguardistico
per poi moderare le esuberanze formali a vantaggio di una più chiara
e lucida pretesa poetica, il tutto spesso innervato in un contesto
storicizzante, anche se l'intento è dare la propria versione dei
fatti (lo splendido romanzo-biografia sul poeta Dino Campana,
"La
notte della cometa"
e l'intrigante storia di una conturbante perturbante presunta strega
condannata al rogo in "La
chimera"
ad esempio). Genovese, nato nel 1941,
trapiantato da anni in Piemonte, scevro da vanità e sterilizzazione
ripetitiva dei propri temi e della propria pratica scrittoria,
lontano da funambolismi di carattere edonistico o sperimentale,
distante da argute iperboli di carattere barocco, Vassalli
rappresenta uno di quei genuini talenti narrativi forse ignoti al
grande pubblico, ma ricchi di dignità creativa, autonomi nel porre
in opera le proprie intuizioni, dallo stile essenzialmente personale,
artistico.
Un
romanzo assolutamente non adatto ai meccanici, ai deterministi, ai
certi, a chi si fida solo dei propri occhi, a chi si fida ciecamente
di quello che gli hanno imposto come giusto e come sbagliato.
perfettamente godibile dal resto del mondo. Gran bel romanzo,
saggiamente pensato ed ampiamente riuscito. E la verità rimane in
bilico, e che Letteratura
sia.
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