Un pugno allo stomaco. Un conato di vomito. Una rabbia sorda e cieca.
Leggere alcuni libri fa male, ti graffia il cuore, ti fa sentire indignato,
perso, sconfitto. E soprattutto ti fa vergognare di essere in una nazione
corrotta e corporativa, dove dietro la facciata esteriore si nasconde di tutto
e di più e alle spalle del cittadino comune vengono commessi efferati delitti e
variegate ruberie.
Per capire il DNA italiano, per arrivare a comprendere lo sfacelo attuale delle istituzioni, per avere insomma consapevolezza di quanto fango si è accumulato e stratificato negli anni ebbene la storia della Banda della Magliana è esemplare.
Per capire il DNA italiano, per arrivare a comprendere lo sfacelo attuale delle istituzioni, per avere insomma consapevolezza di quanto fango si è accumulato e stratificato negli anni ebbene la storia della Banda della Magliana è esemplare.
A Roma, sul finire degli anni settanta non c'è
solo l'abbacchio alla scottadito, la speculazione edilizia nelle borgate, la squadra
di calcio che annaspa in anonimo centroclassifica di serie A, scontri di piazza
tra studenti di opposte fazioni politiche ed attentati brigatisti.
No.
C'è fermento e sommovimento negli ambienti
malavitosi.
Giuseppucci, Abbatino, Selis, Abbruciati De
Pedis, Balducci. Cognomi che forse ai più diranno poco o niente e che invece
sono assieme ad altri le menti e a volte le braccia armate di una delle più
sanguinarie holding criminali mai nate in Italia, a parte le storiche mafia,
camorra e simili che hanno una storia più antica alle loro spalle.
Tutta inizia il 7 novembre 1977, quando ormai il
clan dei Marsigliesi che imperversava a Roma è stato sgominato o quasi dalle
forza dell'ordine, con il rapimento del duca Massimiliano Grazioli Lante delle
Rovere, che avrà un tragico epilogo, vista la morte del sequestrato nonostante
il pagamento di un lauto riscatto, due miliardi delle vecchie lire. Parte dei
proventi di quella estorsione sanguinaria finiscono in mano ad alcuni
malavitosi romani i quali, stanchi di essere succubi di altre organizzazioni
criminali, decidono di stipulare una santa allenza fra i nuclei banditeschi più
attivi in vari quartieri della città eterna al fine di controllare le attività
illecite, spaccio di droga su tutte, per proprio conto e diventare così
protagonisti e non semplici comprimari nel mondo del malaffare.
Ci riusciranno.
Le batterie (così da loro chiamate) più
organizzate ed efficienti sono quelle di Ostia Acilia, Testaccio ed ovviamente
Magliana. Artefice della creazione di questa sorta di famiglia é Giuseppucci,
che ordisce e lega le varie anime sparse in un 'unica e potentissima
organizzazione. In breve tempo a Roma estorsione, rapimenti, droga e scommesse
clandestine saranno sotto il più totale e completo controllo da parte della
holding succitata. Ed enormi giri di riciclaggio di denaro sporco completeranno
e finanzieranno lo scempio urbanistico della città eterna e di altre zone in
Italia con soldi della Magliana e della mafia, visto l'agire indisturbato a
Roma di un esponente di spicco dei siciliani quale Pippo Calò, spesso in affari
e in combutta con i romani, con reciproci scambi di favori.
Nel mezzo ovviamente accordi sanciti anche con i
camorristi di Cutolo, per non fare torto a nessuna e ritagliarsi fette di torta
sempre più grandi, al fine di poter operare indisturbati senza infastidire le
altre grandi organizzazioni.
E sembrerebbe allora una ordinaria storia di
criminalità. Ma non è tutto qui, però. Perché proprio per il fatto che si
trovano ad operare nella capitale, questi uomini saranno al centro di tutte le
più losche vicende di quei dannati anni fra il '77 ed il '90, entrando spesso
in contatto con apparati deviati dello stato e con le associazioni criminali
meridionali.
Qualche esempio? Sequestro del presidente della
DC Aldo Moro, omicidio del giornalista Mino Pecorelli (cui di recente è stato
assolto dall'imputazione di mandante il senatore a vita Giulio Andreotti non
con formula piena). Esponenti della banda saranno coinvolti a vario titolo a
questi episodi di cronaca.
Ma non finisce qui.
Attraverso Giuseppucci ed Abbruciati, la banda
entra presto in contatto con i più noti e violenti militanti dell'estrema
destra capitolina, stringendo un patto di sangue innaffiato di scambi di armi,
favori, soldi e quant'altro. Più volte infatti Aleandri ed i fratelli
Fioravanti, capi storici dei Nar, formazione eversiva di destra, saranno in
contatto assiduo con i capi della Magliana. Addirittura Semerari, ideologo dei
terroristi neri e frequentante i Fioravanti, professore universitario,
elaborerà le numerose perizie false con le quali far scarcerare alcuni
malavitosi con la scusa di problemi mentali.
La banda della Magliana dunque verrà coinvolta e
sfiorata da indagini quali quella per la strage compita alla stazione di
Bologna nell'agosto del 1980 e in diversi episodi cruenti del terrorismo
fascista a Roma. Giri di armi in comune inchioderanno all'evidenza dei fatti i
rapporti strettissimi cui accennavo prima
Potrebbe bastare, mi direte. No, non è finita.
Attraverso i legami con gli estremisti, il clan
della Magliana viene più volte avvicinato dai servizi segreti, specie il Sisde
e tramite questi arriva ad avere ammiccamenti (e forse qualcosa in più, che non
è dato sapere ancora) con alti esponenti della loggia P2, ovvero il cancro
sotterraneo che ha ammorbato politica, istituzioni e mondo imprenditoriale in
quegli anni, loggia (o setta che dir si voglia) segreta manovrata da Licio
Gelli e che aveva infiltrazioni in tutti i gangli vitali della vita sociale ed
economica italiana.
Può bastare?
Si direi di sì.
Scritto sulla base di prove documentali
direttamente prelevate dai verbali processuali con stile non sempre fluido,
questo agile libro in 250 pagine riesce a fare un ottimo profilo ed un
inquietante resoconto dell'attività di questa famigerata banda, capace di
nascere praticamente dal nulla e di spadroneggiare in lungo e largo per dieci
anni, manovrando ingenti somme di denaro e rivelando connotazioni e
caratteristiche di una vera impresa economico-finanziaria.
Ultimamente, nel 2008, si è parlato a lungo
della banda, per le tardive reminiscenze al sapor di bufala della compagna di
De Pedis (esponente di spicco della batteria dei testaccini) che accusava
l'ormai defunto compagno dell'omicidio di Emanuela Orlandi, la ragazza figlia di
un commesso della Prefettura della Casa Pontificia presso il Vaticano scomparsa
senza lasciare traccia nel giugno 1983.
A dimostrazione che la Banda della Magliana sia
stato tutt'altro che un episodio irrilevante per la storia italiana recente, da
segnalare il bel libro di De Cataldo Romanzo criminale dove si
narrativizza attraverso la lettura dei verbali processuali la storia della banda in
maniera convincente ed efficace. Dal medesimo testo è stato poi tratto un
discreto film con regia di Michele Placido. Entrambe le opere, su un versante
fiction, sono un'ottima introduzione ai fatti che vi ho descritto.
Ed ora lasciatemi vomitare.
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