08 settembre 2024

In Sardegna non c'è il mare (Marcello Fois)

Il mondo, si sa, è pieno di sorprese e pertanto può succedere che la Sardegna, terra amatissima soprattutto per le sue coste spettacolari, abbia in realtà un suo cuore. Un vero baricentro su cui son state divulgate leggende che ovviamente non corrispondono al vero, dove non vi sono spiagge né acque limpide, insomma, non c’è il mare, ma una storia e delle storie tutte da raccontare. La Barbagia raccontata da un barbaricino allora rivela i suoi segreti. Partendo dall'abbattere i numerosi luoghi comuni con cui son stati sempre tratteggiati i nativi di questa zona dell’interno, con i tratti impervi ma anche un’umanità varia e naturalmente fiera, con le sue asserzioni ancestrali ma anche con le evidenti contraddizioni e controindicazioni reali. E di una terra orgogliosa di sé stessa, spesso lasciata sola ma fiera della sua isolata unicità, ci parla un contemporaneo e conterraneo molto capace come Marcello Fois, per un testo che, con mia sorpresa, al momento in cui scrivo è introvabile, se non su il siti tipo  "Il libraccio", che appunto vende usato e fuori commercio, o Unilibro. Misteri dell'editoria per un libro che sconfessa i presunti misteri sardi, come ad esempio s'apprende che i sequestratori sono considerati scemi, malvisti ed isolati, ma non per questo tutti gli abitanti son disposti a farne i nomi a chi non li sa, rischiando la vita, tra le altre cose.

Esiste anche la possibilità di una schematizzazione di una  tradizione letteraria indigena, che narrativizza il reale isolano e non quello confezionato dall’amato continente, in cui vive una sardità che esula dal concetto abusato in storiografia letteraria di "cane sciolto" ma invece espressione di una ben precisa linea, a partire dal “moloch” Grazia Deledda, che per prima ha lanciato una idea di isola sfaccettata e problematica, più che folcloristica. Ecco allora che questa narrativa si dipana con Dessì e Peppino Fiori senza mai dimenticare poi Atzeni, fino ad arrivare ai più moderni Satta e Mannuzzu. Dunque come spesso accade nella nostra nazione, dove la geografia dei luoghi equivale ad una diversa concezione del mondo, della storia e della società ben più che in altri paesi, Marcello Fois ci regala diversi spunti di riflessione. Certo spesso c’è un’evidente enfatizzazione nel dipingere certi aspetti, come quando un’accalorata vis polemica stenta a farsi mediare da una scrittura che magari puntava ad una certa oggettività, sebbene più romanzesca che saggistica. Ma al di là dei giudizi letterari, interessanti e motivati ma pur sempre soggettivi, il saggio-memoriale di Fois, che alterna pagine autobiografiche a dissertazioni di ben più ampio respiro, mostra una lucida analisi (a suo modo curiosa) di un entroterra che ha una ricchezza di vari livelli ben più ampia di quanto divulgato dalla manualistica massmediatica, e certo risente della mercificazione, a volte dagli aspetti selvaggi, della splendida natura costiera sarda, meta e preda di orde che poco pensano alla gente e alla storia, ma cercano svago e bellezza nella settimana di ferie. Lungi nel cadere in luoghi comuni comunque, lo scritto rimane non solo interessante ma educativo, interessante per chi non si fermi solo al quotidiano ma voglia approfondire sopori e sapori di una terra ben lungi dall’essere facilmente decodificata, come ogni terra che si rispetti.

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