03 giugno 2014

Sabotaggio d'amore (Amelie Nothomb)


E certo. E’ come un “About love”, l’amore secondo le belghe e limitrofe. Ma non solo. Sabotare l’amore. Che idea, davvero. L’amore come una mission, ma ci sono spie e poliziotti che cospirano. In fondo l’amore è la soluzione più difficile e terribile, quella che sovvertirebbe tutto. Pensate quante folate d’odio messe alla berlina, quante masse di invidia respinte alla frontiera, quanti eserciti di depressioni scadute come i medicinali che le curano e sono messe in vendita ai mercatini rionali per due soldi di comprensione.
Qualunque amore, purché lo sia, dico. Ma poi ecco che arrivanoa distrubare l’odio, l’invidia, i sistemi capitalistici e non . Come fare?
Insomma, l’amore lo tollerano, non possono ucciderlo perché diabolicamente è innato nell’anima, ma possono sabotarlo. Pregiudizi, precetti morali, impedimenti di varia natura e contro-natura, sbarramenti fatti di mattoni di differenza, di ceto sociale. E tutto il resto che scaturisce dalla innata umana incertezza. C’est la vie, si dice anche in Italia
Insomma l’amore è tollerato, ma a volte sabotato. E spesso appare pure  una chimera irraggiungibile.

 Questo un messaggio della Nothomb.  Ah, ma di che parla questo romanzo?

02 giugno 2014

La casa del sonno (Jonathan Coe)

 Il sonno toglie spazio alla vita. La vita dipende dai sogni fatti nel sonno. 

Dormire o non dormire, questo è il problema. Ammesso e non concesso che essere svegli 
significhi davvero essere vigili. A volte ci si sente così completamente nella veglia che non ci si accorge che si è sprofondati nel grande sonno… l'importante è non mentire agli altri. O, se non altro, non mentire a se stessi.
Un Coe distante anni luce da quello meccanico e asettico del recente Maxwell Sim.


31 maggio 2014

Lo straniero (Albert Camus)


"Perché tutto sia consumato, perché io sia meno solo, mi resta da augurarmi che ci siano molti spettatori il giorno della mia esecuzione e che mi accolgano con grida di odio".
Long live ovunque tu sia, signor Meursault.
Caldo. Oppressione. Vertigine della fuga e la sirena del richiamo dell'eterno ritorno, cosi parlò Zarathustra e tanti, tanti altri.

A voi esistenzialisti ante e post litteram. A voi ribelli senza ribellione, ai nichilisti spasmodici, agli amanti delusi. Ai suonatori come noi. Alle donne senza uomo.

Agli uomini senza spiegazione. A tutti gli interrogativi.

Il signor Meursault ha qualcosa da raccontarvi e prego, le domande alla fine. Anche se, premetto, non ci saranno risposte, se voi non le vorrete.
Questo in fondo è "solo" un romanzo, non un testo sacro, anche se nella narrativa novecentesca è forse una della bibbie imprescindibili, una delle bussole indistruttibili per orientarsi nei mondi venuti ed a venire, un crocevia obbligato alla ricerca dell'essenza dell'uomo, moderno o antico che sia.
Impermeabilizzare l'anima, il cuore, il cervello.
Essere noi stessi, bene o male, purché se ne parli.



30 maggio 2014

Libertà (Jonathan Franzen)


Si diceva spesso non solo anni fa, che il nucleo base indissolubile ed eterno di una nazione civile e moderna era sempre e comunque la famiglia. Non solo in senso religioso ma in senso politico, sociale, economico, sentimentale, emotivo, eccetera. Spunto interessante per gli storiografi a venire. Anche perché la parola di per sé in questi tempi ha via via perso senso, significato, valore. O perlomeno ha modificato la sua semantica Più che un obiettivo è diventata costrizione. Più che un approdo, una deriva. Non è colpa di Franzen dunque se parlando di questo microcosmo, riverberano i mali di un intero mondo. L'importante è scriverlo. Il giudizio è dei posteri, cui spetterà l'ardua sentenza. Né Roth né il Williams di Stoner, ma altro. Gran romanzo, però.