18 agosto 2013

L'ombra dello scorpione (Stephen King)

Dell'odio, dell'amore e d'altre diavolerie

 

Stephen King. Il re, il maestro, l'insuperabile genio del thriller, a detta dei suoi milioni di fedeli fans. L'autore di opere che hanno segnato la memoria collettiva dei lettori, da Cujo a Shining a Misery a It.
Stile preciso, ritmo incessante, patterns quasi perfetti, congegno narrativo che insomma nei suoi minimi meccanismi ingabbia l'attenzione e l'emotività del lettore senza sotterfugi od inganni, qualche caduta di tono nelle descrizioni perché talvolta appesantite da un'aggettivazione continua anche se mai ridondante, ma che a volte si impelaga in termini barocchi e desueti, in pseudo lirismi che, è bene dirlo, possono dipendere anche da una cattiva traduzione, tanto sono destabilizzanti ed estranei al contesto linguistico e narrativo. Una storia di odio, cattiveria, amore ed istinto. Una storia di uomini.

13 agosto 2013

Il Vangelo secondo Gesù Cristo (José Saramago)


 
 “Come tutti i figli degli uomini, il figlio di Giuseppe e Maria nacque sporco del sangue di sua madre, vischioso delle sue mucosità e soffrendo in silenzio”
Gesù. E suo padre, Un Dio sfuggente, tirannico e sostanzialmente poco chiaro, superbo ed altero quanto talvolta praticamente bugiardo. Il Nuovo Testamento secondo Josè Saramago ci spiega che Dio è tale, ma non per tutti.


24 luglio 2013

1984 (George Orwell)


Il passato non esiste ?


Distopia, fantascienza oppure mero, fosco e lucido presagio? Scritto nel lontanissimo 1948 (da cui il titolo che inverte le ultime due cifre dell'anno), questo "1984" di George Orwell propone un mondo claustrofobico e allucinato, dove l'individualità è totalmente soppressa e la massa è soggiogata da oscuri governanti. Per capire e per riflettere.

22 luglio 2013

Il lungo addio (Raymond Chandler)


 

Marlowe, l'uomo che non deve chiedere mai. Forse.

 

Non ha il fisico del ruolo, a quanto pare. Ma ha un numero discreto di frecce al suo arco. Un atteggiamento che non si scalfisce, un Humphrey Bogart, per fare un esempio calzante cinematografico e che recitò in trasposizioni dei suoi testi. Un ventaglio di amicizie, con cui sventolare in faccia alle difficoltà e dissipare dubbi, minacce. Una notevole e invidiabile capacità di incassatore, non tanto di parole malevole o di battute sarcastiche. No. Prende pugni e peraltro ne pregusta (si fa per dire) il sapore e l’odore, perché li aspetta, di rado li schiva, non sempre controbatte, date le circostanze. Non perde quasi mai però, anche se sembra che. Si sa, il vero vincitore si vede alla fine della guerra, le battaglie sono tappe intermedie per semplice gregari. Ad ogni buon conto, signori, eccovi Philip Marlowe, l’uomo che non deve chiedere mai, anzi, non gli chiedete niente che tanto non risponde, semmai, da solo, pensa e sono pensieri di una certa malinconica, cupa, esistenziale oscurità.. Come noto non sono particolarmente vorace e non mi abbuffo di narrativa di genere, specie se gialla ed affiliati, e benché mi manchi un classico intramontabile come Agata Christie, non disdegno incursioni, foriere di nuove avventure estetiche, anche se,dirò, in verità alla fine mi sono più congeniali coloro i quali sovvertono le tradizionali fondamenta di questo genere narrativo più coloro i quali ne sono riconosciuti ed indiscussi interpreti. Che ne so il vecchio Pennac ed il giovane “anziano” Lansdale sono due tipici esempi di quanto sto dicendo, anzi scrivendo.