26 agosto 2014

Caino (José Saramago)


Certo che gli uomini sono tutt'altro che perfetti. Anzi, sono la perfetta incarnazione della imperfezione. Ma non è detto che sia per forza colpa loro, se si parte dal presupposto che sono creature di Dio, il Dio cristiano nella fattispecie. 

Caino, narratore protagonista della storia raccontata, è, nella tradizione biblica, considerato probabilmente il peggiore fra gli uomini. Ce ne dà una conferma il sommo poeta Dante, nella sua eterna Commedia, relegandolo senza alcun dubbio di sorta ad esemplificare l'efferato peccato del tradimento familiare nell'ultimo cerchio. Ma è solo colpa sua? Oppure l'intervento divino, nel suo caso, ha avuto effetti nefasti? No perché senza alcun'ombra di dubbio, secondo Saramago, Dio, non per essere blasfemi, è non solo costantemente e sinceramente odioso, ma terribile, assente, egoista, distratto e inefficiente. 

"La storia degli uomini è la storia dei loro fraintendimenti con dio, né lui capisce noi, né noi capiamo lui". 
La rilettura del Vecchio Testamento da parte dell'autore portoghese, spesso non solo sarcastico ma ribelle alla Chiesa degli umani ed alle convinzioni impartite per secoli, diventa così una serie inenarrabile di soprusi, violenze e incredibili peripezie inflitte agli umani, già appunto deboli, carnali e imperfetti di loro, da parte di Dio. Caino spietato lo interroga, condannato ad errare in eterno nel passato nel presente e nel futuro, a porsi domanda senza risposta, ad assistere quasi sempre impotente alle azioni imponderabili e invincibili del padrone del mondo e dell'universo intero. 
Ma sin dall'inizio del fraticidio, Caino non teme la divinità, se la prende solo con lui, l'eterno. Addossa a Dio la colpa di avergli armato la mano e di avere reso Abele un fratello invidioso, fortunato. Assiste come può agli effetti della impavida distruzione della torre di Babele e all'annientamento furastico di Sodoma e Gomorra, alle guerre efferate di Giosuè, alla proclamazione del leggi di Mosè, dopo aver a suo tempo concupito ed ingravidato Lilith. E prima di continuare la sua dannazione, questo viaggio infinito senza tanta speranza, placa la sua sete di vendetta, almeno momentaneamente. Si imbarca sull'arca uccidendo con serafica, malefica premeditazione tutti i membri dell'equipaggio tranne Noè che si lancerà da solo in acqua. 
Sic transit gloria dei. 

Opera secondo me meno riuscita dell'oramai classico Il vangelo secondo Gesù Cristo, questo Caino ci lascia un Saramago molto meno malinconico e riflessivo, più immediato, sarcasticamente ironico, molto più cinico, nella sua visione laica del rapporto con Dio, quasi che questa fosse un appendice dell'altro romanzo. Ritorno a dire che al di là della propria fede, q uesto è comunque un altro romanzo denso e profondo, che pone interrogativi tutt'altro che banali o retorici, anche se pervasi da una ferocia e una sconsolazione  quantomeno allarmanti.

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