L'avvocato
Guerrieri è un uomo, un poco più o un poco meno di altri, niente superuomo, anzi. Fa
l'avvocato, a volte persino con passione, anche se talvolta
l'ambiente circostante lo sconforta, l'apparato giudiziario lo
perplime, la pochezza umana lo irrita. Ma non si dà per vinto e
praticamente quotidianamente si sfoga prendendo a pugni un sacco,
con cui dialoga senza risposta,ma tante volte l'importante è parlare con qualcuno o qualcosa, anche se non ti ascolta o non ti risponde.
Ha senso del dovere. Ha curiosità professionali. E se capita l'occasione come questa volta di indagare, alla fine cede e si mette al lavoro. Costruendo iperboli e parabole, come se fosse una fiction. Ma volendo scrivere la parola fine. Costi quel che costi.
Guerrieri
è scaltro, conscio dei propri limiti ma anche dei propri mezzi. Certo risulta a
volte cupo, malinconico, abbastanza disilluso sull'amore, nostalgico
dei tempi che furono.
D'un tratto, per caso come la
tradizione del genere vuole, suo malgrado, si trova coinvolto in un
micro-dramma familiare di ordinaria cronaca nera. Attraverso un suo
amico è contattato da una coppia di facoltosi baresi, i quali hanno
perso completamente notizie sulla figlia da sei mesi e non si danno pace, anche
perché la polizia dopo rapide indagini, ha archiviato il caso come
scomparsa volontaria e di Manuela nessuno ha saputo più niente. Peccato e soprattutto preoccupazione. Lei era una ragazza di quelle destinate bene, brillante e piacente studentessa ventiduenne alla Luiss di Roma.
Un
lavoro più da detective, che da avvocato. Ma le remore vengono ben
presto fugate dalla curiosità e Guerrieri contatta via via coloro i
quali avevano avuto a che fare con la ragazza. Analizza i verbali
della polizia, scandaglia le amicizie, fruga tra le telefonate, e gli
ultimi sms della ragazza, contatta senza fortuna l'ex fidanzato. Una
indagine per quanto accurata che si muove a tentoni, per ricomporre
frammenti di una storia apparentemente non risolvibile.
Compare
la cocaina, una certa promiscuità sessuale più per noia che per
scelta, qualche forma di eccessiva violenza , un pizzico di stalking.
Ma Guerrieri non sa che pesci prendere, mentre passeggia di notte per
una Bari silenziosa e di confine, sconosciuta ai più, tra quartiere
Libertà e quartiere San Girolamo, dove frequenta, anche se
eterosessuale, un locale trendy gestito dalla bella ex prostituta Nadia, una sua
vecchia cliente. Poi piomba Caterina, la migliore amica di Manuela,
inquieta, arrembante, sfuggente ed avvolgente. E sotto una superficie
limpida, quasi altera di Bari e dei tempi attuali, emergono rughe,
increspature, quel che c'è ma non si vedeva, l'oscurità tenebrosa
del profondo e del nascosto. Una imperfetta perfezione, plastica ma
nello stesso tempo in movimento, provvisoria, ovvero aleatoria.
Mi
ha convinto Carofiglio. Di solito, anche ultimamente, i gialli
all'italiana tutt'al più mi irritano, oltre che a deludermi.
Guerrieri hai suoi tratti caratteristici senza per forza doversi
distinguere per l'idioma oppure per doti culinarie o gusti sessuali.
Un Marlowe nostrano, crepuscolare benché si muova nel caldo e
fibrillante meridione, inventato e raccontato però non da Chandler
ma da un barese di professione avvocato. "Le
perfezioni provvisorie" è un giallo con alcuni stilemi classici
del genere, ma le varianti offerte confezionano una narrazione che
oserei definire di spessore, con analitici ma non pedanti richiami
all'ordinamento giudiziario e legislativo e tratteggiamenti di
caratteri e luoghi che esulano dal conformismo banale. Brillano
dunque di una loro certa autonomia e vitalità. Promosso.
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