01 agosto 2014

Sacrificio a Moloch (Åsa Larsson)

   

Aveva in parte ragione forse Shakespeare, perché c'era del marcio in Danimarca, ma non solo. Il gelo non spegne e non fredda gli istinti più cupidi e morbosi infatti.

Rebecka ha una vita difficile alle spalle, ma sta reagendo. Custodisce due cani, di cui uno refrattario e selvatico; coltiva semplici amicizie, una con Krister, uomo forte e innamorato ma sfigurato in volto da un incidente e col vecchio, paterno Sivving, vera mente storica dei fatti del luogo. L'incarico di procuratore in questa sperduta provincia svedese serve anche a raccogliere istanti di intima serenità preclusi altrove.

 A volte si cerca silenzio, per non farsi schiacciare dal rumore di ricordi ingombranti e scomodi. D'altronde poteva tranquillamente fare una remunerata carriera presso lo studio del compagno a Stoccolma, ma aveva bisogno di un angolo dove riposare, di meno stress e confusione. Non brama successo, ma solo un poco di pace. Tuttavia la improvvisa morte violenta ed efferata della solitaria e licenziosa Sol-Britt Uusitalo scuote la piccola comunità. Peraltro la vittima fa parte di una famiglia dalla vita tormentata, con morti inspiegabili, abbandoni compulsivi, amori quantomeno instabili, se non addirittura torbidi.
Rebecka peraltro vive di contrasti ed uno tra i più feroci è con il suo capo, Von Post. Che subito la dismette dalle indagini, per conflitto di interessi. Il crimine è stato commesso nel luogo dove vive, abitato da poche persone, sarebbe facile contestargli interessi privati in pubblico ufficio. Così è la legge, dura lex sed lex. Ma lei sa che tutto ciò è solo una squallida vendetta di stampo maschile e maschilista, da parte di un personaggio viziato e complessato, in guerra col mondo perché affatto in pace con sé stesso.
Ma proprio perché siamo in in terre algide, dove neve, freddo, buio sono compagni di avventura e sventura, molte storie sembrano dipanarsi ed intrecciarsi all'omicidio appena avvenuto. Come quello avvenuto all'inizio del Novecento, che vide vittima la bella e coraggiosa insegnante Elina Pettersson, nell'avamposto minerario di Kiruna e non a caso, guarda un po', legata a Sol-Britt: ne era infatti la nonna. E misteriose eredità cospicue, famiglie promiscue, figli lontani, diseredati o abilmente finiti nel dimenticatoio agiteranno le apparentemente languide lande nordiche.




Di nuovo la Svezia. Che da quando è scoppiata la Millenium- mania, tracimata con la saga ideata e scritta dal defunto Larsson, ha rivelato al mondo la sua variegata e oserei dire sterminata orda di giallisti di vario tenore e spessore. Tuttavia, pur avendo classiche riserve personali sui generi iterativi e commerciali, “Sacrificio a Moloch” è soprattutto un romanzo classico, con una trama che appare ben costruita e ritratti psicologici per niente seriali e meramente funzionali al congegno del pattern, ma invece dotati di viva e vivida forza e assolutamente credibili. Soprattutto le donne, ovviamente oserei dire. I maschi appaiono pallidi e sfuocati molto più del sole a mezzanotte nelle notti incantevoli di quelle latitudini. Per due terzi almeno insomma una storia convincente, con la giusta intensità e un insospettabile ed imprevisto scandagliare nel profondo. Poi le necessità commerciali, editorialmente parlando, spingono sull'acceleratore e tutto si tramuta nel prevedibile ma serrato epilogo, con taglio quasi cinematografico. Certo, in questi casi ci si chiede se i cadaveri e lo scenario poliziesco siano solo espedienti per dare al narrato quella vendibilità sul mercato necessaria a sopravvivere, ma questo è il mondo e discuterne qui sarebbe poco saggio. Una prova convincente dunque dell'autrice Asa Larsson, oramai nota nel mondo grazie all'ondata scandinava che ha recentemente inondato gli scaffali in libreria, con un titolo apparentemente destabilizzante ed apocalittico e fatto di pagine né crudeli né morbose, ma animate da pulsioni, passioni e compassioni.


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Su ciao.it il  24.02.2013

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