Esiste
l'arte anche nei cosiddetti generi minori, in questo caso una sorta di thriller
al sapore di spy story. Anche se narrativa di settore infatti, trattasi sempre
di gemma d'autore.
Anche perché questo romanzo ha una sua particolarità, essendo nella sua
interezza una indelicata, onesta, spassionata celebrazione del male fatto
persona. Tale inquietante risorsa narrativa ha l'appellativo di Sciacallo.
Inafferrabile, violento, sagace, capace di amare come uno stallone e di
bastonare come un Rambo.
E la sua mission non è esattamente rubare la marmellata. In un mondo appena
tagliato a fette dall'inizio della guerra fredda gli si chiede di uccidere
Charles de Gaulle, ovvero quel presidente dal volto corvino e dallo sguardo
truce che traghetterà la Francia dal dopoguerra agli anni settanta, tra guerre
coloniali, repressioni, colpi di stato, attentati e leggi liberticide. Una
dittatura dal volto buono, imparagonabile per cause ed effetti ad altra
esperienze antidemocratiche o similari vissute dal continente europeo.
Lo sciacallo? Professionista, professionale, capace di silenzi che fanno rumore
e di fare rumore per squarciare silenzi che danno fastidio, viene prima
ricercato poi intensamente e a volte goffamente braccato da un'intera nazione.
Di lui non si sa nulla. Logico direte, altrimenti come potrebbe compiere
missioni segrete così delicate ed efferate? E poi lui è bravissimo, riesce ad
essere dovunque, pianifica risoluzioni triple ad ogni problema singolo,
utilizzando mascheramenti incredibili, giochi di passaporti, vari ed eventuali
scambi di identità.
Insomma tempi duri per l'ambizioso poliziotto Label, suo contraltare, l'uomo
giusto al posto giusto, stavolta ha davvero l'occasione della vita,l'ordine dei
superiori è chiaro, "prendimi quell'uomo e ti farò ricco". Ma Label
tuttavia non è così originale e brillante di luce propria, narrativamente
parlando, ricorda un miliardo di altri suoi analoghi colleghi, indefesso,
pulito, giusto, con qualche battuta da ricordare, ma non tiene il confronto con
il suo obiettivo, lo Sciacallo. Il male stavolta ha connotazioni esteticamente
convincenti e interiormente ammalianti. Perché in fondo questo Sciacallo
affascina.
La storia vibrante e piena di colpi di scena, è tutta qui, uno contro l'altro.
E sullo sfondo una Francia inedita quella che ci viene proposta, come solo un
inglese non troppo schiavo delle gonne di Sua Maestà la Regina d'Inghilterra
poteva fare.
Perché è bene sapere che Forsyth, autore di successo e soprattutto di genere,
navigato giornalista, qui ha la capacità e la bravura non solo di scrivere con
fare agile e scorrevole, ma di dare brusche impennate di ritmo e rapide
decelerazioni descrivendo una gigantesca caccia all'uomo senza trascurare
nessun particolare, adagiandosi non pigramente su lunghe descrizioni minuziose
di tattiche e teoremi del sicario di professione quale è lo Sciacallo, indugiando con fare sornione su arguzie assai flebili e corruzioni
incessanti, sessuali o monetarie, che vestono, rivestono e affogano qualunque
classe politica che si rispetti, di destra o di sinistra o di centro che sia.
Dunque un romanziere certo non adatto alla narrativa extralarge ed immortale,
ma capace,mirato, acuto e senza scadere nella banalità del facile o del già
scritto.
Personale e manierato, ottimo per sorseggiare un po' di sana tensione, qualche
violenza adatta al clima e bersi cinquecento pagine nell'estate che prima o poi
verrà senza avere la classica frustazione da lettore tradito
La versione cinematografica del 1973, seppur con alcune pregevoli e meritori
tentativi di tradurre il linguaggio narrativo in filmico, per problemi credo
imputabili alla enormità e velocità dei fatti descritti, incappa in qualche
tradimento ed in una resa che stancamente può fare da quarta di copertina al
libro.
L'urlo dello sciacallo allora non lascerà intontite le vostre orecchie, ma sarà
il bello del male, così potente e trascinante, talvolta maleficamente vibrante
come corda di violino, con tutti gli aggettivi a posto, occhi di ghiaccio che
diventano vitrei ed immobili, questo soldato del terrorismo organizzato più o
meno alla meno e peggio.
E ci si lascia trascinare, in questa gigantesca caccia al killer professionale,
animale di per se sgradevole e però così fiero, che qui sembra addirittura
pantera, ha sessualmente forza di leone, sgattaiola come una tigre ed è capace
di fare fusa come un gatto.
Questo trattato sulla felinità di alcuni tenebrosi eroi negativi merita.
Giallo perché lo vogliamo dipingere di giallo, storico perché si inserisce
nella assolutamente inedita Francia di De Gaulle, tutta lustrini ed amor
patrio, saluti militari tendenza alla rapacità sessuale, tenace e ardente
perché tra le spire del romanzo di genere innesta fiori e frutti della
scrittura d'autore, personaggi biechi o deboli, forti o sbiaditi come s'addice
ad ogni raffigurazione del genere umano.
Che male sia, per un volta. Può fare bene, dicono.
Perché non è un male che reca pericolose oscillazioni dell'emotività o procura
allergie alla mancanza di bene. E' un male a suo modo addirittura simpatico.
Essendo la chiave di volta, l'oggetto del desiderio (di desideri anche violenti
e sanguinari, ovviamente) dell'intera trama, succhia anima e sangue a tutti gli
altri spauriti personaggi, conquista il palcoscenico e non lo abbandona più.
In conclusione anche i
cattivi piacciono.
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