E va bene, facciamo così, facciamoci del male. Martin è vecchio, anzi anziano. Vive da mezzo misantropo in un bosco quasi fatato, anzi, spiritato , dove gli animali parlano e danno saggi consigli. Ma la sua vita raminga e solitaria è sostenuta dal'orgoglio di quello che ha sbagliato tanto e spesso, lo sa ed allora si diverte a vedere gli altri sbagliare. In ogni caso il suo agonizzante disincanto è come rigenerante, anche se non sa cucinare è sempre sazio di ricordi e non vive di impossibili o passibili futuri, con filosofia, una certa acidità rancida e consueta.Verseggia in ogni dove, è un artistoide, Dio ce ne scampi e liberi di questi intellettuali alla ricerca dell'intelletto perduto. Peraltro è esempio della peggiore e fetida razza di tale genia, quella dei professori universitari in pensione con al fissa per un poeta estinto e maledetto del luogo, tal Catena, morto perlomeno male, con una vita un po' alla Dino Campana come tipo, anzi, pare proprio Dino anche se i suoi fasti, si fa per dire, furono in epoche lontane, a quanto pare.
17 maggio 2014
Icaro involato (Raymond Queneau)
Scrittura. Magie. Varie ed eventuali.
Ah già, a volte bisogna parlare della trama. Però, vi avverto qui la trama è surreale e io non ho voglia di raccontarla. Perché qui abbiamo meta-trame che s'intersecano, sentieri che s'inerpicano e poi a valanga discendono, meta-fiction.
E in una lotta senza quartiere come è il rugby della nostra vita, questo è un romanzo che arriva a meta e non a metà, pardon.
E' intero, come un bel frutto da sbucciare, dolce o amaro che preferiate, solo se avete pazienza, lungimiranza, desiderio di fragranza, concupiscenza nell'affrontare la lettura.
No, non sono parente di Queneau, non ci provate.
Non so manco che faccia abbia, perché degli scrittori di una volta spesso non conosciamo il volto.
Ci piacciono.
Perché ci dicono cose e noi ascoltiamo, loro ci immaginano sapienti e gorgoglianti mondi e noi li viviamo, ci costruiscono metafore e a noi, a volte, non ci resta che distruggerle, con qualche rammarico, una volta richiusa la quarta di copertina.
15 maggio 2014
Ritornano le tigri della Malesia (Paco Ignacio Taibo II)
Sono oramai quasi in pensione i due ribelli e fratelli di sangue Yanez e Sandokan. Fieri del passato, ma anche dallo stesso gravati e quasi sconfitti. Succede, quando invece che all’alba, siamo al tramonto, ci sentivamo e siamo stati luce ma poi arriva per forza la notte, non c'è nulla da fare. Quante ne hanno fatte assieme. Perseguivano e combattevano la libertà e l’uguaglianza, in nome della propria terra che gli invasori stranieri, in particolare inglesi, volevano dominare.Saranno morti almeno dieci volte e puntualmente tutte e dieci sono resuscitati ed hanno sconfitto i loro nemici. Alla fine hanno perso, perché il mondo non è cambiato, anzi, sta peggiorando e la loro battaglia non è servita a nulla. Ma almeno ci hanno provato, eccome, ci hanno provato e ci sono riusciti per un po’.
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13 maggio 2014
Il mambo degli orsi (Joe Lansdale)
In
"Mambo degli orsi" abbiamo un circo equestre di poliziotti
psicolabili. Ovvero o alcolizzati, o che cercano di smettere di fumare e sono
appecoronati al potente di turno. E la scomparsa di una magnifica mulatta,
Florida, con un posteriore probabilmente degno di Michelangelo.
E l'apparire all'orizzonte di una poco ridente cittadina nel profondo sud americano, che vive ancora con tutti i più infami e biechi pregiudizi razziali come se si fosse a fine ottocento e Martin Luther King non avesse mai nemmeno sognato e Michael Jackson ancora non avesse dimostrato al mondo quanto sia fragile un'anima di plastica al di là del colore della pelle.
E la corruzione della polizia. E l'amore che viene e l'amore che va.
Microcosmo provinciale,con una provincia poco meccanica e molto medievale. Ettari di boschi incontaminati, dighe sull'orlo di straripare nuovamente e provocare dieci cento mille New Orleans.
Insomma un affresco di vita.
E l'apparire all'orizzonte di una poco ridente cittadina nel profondo sud americano, che vive ancora con tutti i più infami e biechi pregiudizi razziali come se si fosse a fine ottocento e Martin Luther King non avesse mai nemmeno sognato e Michael Jackson ancora non avesse dimostrato al mondo quanto sia fragile un'anima di plastica al di là del colore della pelle.
E la corruzione della polizia. E l'amore che viene e l'amore che va.
Microcosmo provinciale,con una provincia poco meccanica e molto medievale. Ettari di boschi incontaminati, dighe sull'orlo di straripare nuovamente e provocare dieci cento mille New Orleans.
Insomma un affresco di vita.
Hap e Leonard dovranno riuscire a scoprire che fine ha
fatto la bella Florida, sparita in quel tugurio smalltown pieno di omertà,
ignoranza, intolleranza.
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