20 maggio 2015

Il premio (Manuel Vazquez Montalban)


Siamo a Madrid, in questo recente fine secolo. La Spagna socialista ed ormai in grande spolvero, celebra la mania di un suo tipico affarista bipartisan come Lazaro Conesal. E' ormai tradizione che egli organizzi un ricchissimo premio letterario tutto di sua mano. Nell'affastellato e futurista Hotel di proprietà, una ricca, morbosa, claudicante quanto arzilla e logorroica serie di invitati titilla eccitata atteggiamenti e discorsi in attesa della proclamazione del vincitore milionario. Ma Labaro, affarista affine a molti nostri del presente passato e dell'attuale futuro, impelagato con mani e piedi in transazioni e transizioni politiche poco chiare ma alla luce del sole, teme per sé, per il figlio, per il mondo intero. Assolda dunque, per vigilare, questo famoso detective privato Carvalho, noto ormai per la sconvolgente capacità di risolvere casi intrigati, intriganti e molesti, ma oramai vecchio e disincantato, lasciato dalla sua leggendaria amante Charo, prostituta d'alto bordo in quel di Barcellona, sempre più dedito all'alcol che al cibo (tanto che ha "costretto" il suo editore ha pubblicare sul serio un volume con le sue ricette sparse fra vari libri), non più accompagnato nelle sue indigeribili ed affascinanti cene dall'assente assistente Biscuter, maggiordomo di un altro secolo ed oramai anche lui vittima dei fatti e misfatti. 

19 maggio 2015

Morte di un uomo felice (Giorgio Fontana)


Non mi è piaciuto. Non so neanche perché. ma ho chiuso l'ultima pagina sentendomi insoddisfatto. Colnaghi, il protagonista, è un deus ex machina troppo perfetto, teso oltre che a scoprire i terroristi colpevoli dell'omicidio di un collega, anche a capirne le intime ragioni, i sentimenti, i pensieri. un magistrato integerrimo, un uomo dimidiato ma composto, purtroppo talvolta risultante a me empatico come il fumo che esce dalla sua inseparabile pipa. Manierato a più non posso, con improvvisi squarci di scrittura elegante ed illuminata, composita, levigata ma troppo lucente da potersi definire vera. Una potente esemplificazione di un accurato editing oppure un mirabile esempio di manierismo datato ma pur sempre efficace?

Uno Stoner, per certi versi, per accostarlo a recenti casi editoriali,  ma più granitico, meno umano, troppo meno umano, quasi trascendente ed immanente da risultare più un dipinto, che un racconto.

28 aprile 2015

Il diario perduto di Frida Kahlo (Alexandra Scheiman)

Un calvario che però esprime una vitalità più che ingenua molto carnale, intensa anche se speso assume contorni quasi fiabeschi: la vita di Frida Kalho come emblema del tragico e cruento contrasto fra anelito alla felicità e destino crudele.
Una vita piena di fremiti di vittorie e di sconfitte in nome di un estro incontenibile e quasi frutto di un miracolo divino.


27 febbraio 2015

La vedova scalza (Salvatore Niffoi)



Ho amato la Sardegna. Ho avuto la gente di conoscere gente forte, fiera e con un cuore enorme e il sacro dono dell'ospitalità. E come si sa ogni terra, specie se un'isola, ha dei suoi odori, una sua anima. E questo libro di Salvatore Niffoi, di qualche anno fa, premio Campiello nel 2006, sarà sempre e comunque legato a tutto questo. Terra dura, rocciosa, con il sole e poi la neve fino a tornare al sole. Una ciclicità terribilmente naturale, dove la miseria si tinge di nobile ma si sporca anche di bestialità. Non è naturale, ma è la Natura ha a farla da padrone. Quella Natura sporca e cattiva che, anche se con gioielli e condizioni agiate, domina le vite. Perché Lei sa, Lei può.
Noi siamo solo piccoli segnaposto di cartapesta che giochiamo ad andare avanti nel gioco dell'esistere, ma rimaniamo tali anche quando ci viene in mente di essere. Di più. Di diverso. Di continentale o isolano che sia. Questa in fondo, è la vita. Ma anche la morte. Insomma. Non fate domande. 
La Sardegna è un'isola. Spaccata dai raggi di sole, affascinata dalla luna, si dibatte fra gioia e dolore come una danzatrice di lap-dance. Questo è un romanzo tutto sardo, fitto di lancinanti canti isolani pieno di intromissioni in lingua che nessuno conosce, insomma un'opera con delle intenzioni. E, amici miei, dei risultati.