05 novembre 2024

Lothar (Fabrizio Fondi)

A Marsiglia potrebbe essere una sera come tante ma non lo è. Siamo allo Stade Velodrome e tutto  è pronto. Fra pochi minuti saliranno sul palco i Katartica, dopo un lungo ed obbligatorio silenzio che li aveva visti interrompere un tour sino allora trionfale. Uno dopo l’altro sono già ai blocchi di partenza il  funzionale bassista Bruno, il magico e genialoide chitarrista Bebo e il dirompente e gigantesco batterista Larry. Fra poco sul palco salirà lui, il cantante, l’urlo salirà altissimo, anche perché lo stop imprevisto e di molti mesi è dovuto proprio al suo terribile incidente, in cui ha rischiato la vita ed ha dovuto sottoporsi a mesi di cure ed interventi chirurgici. Lothar è dietro il palco, sul primo scalino per salire, ma esita. Sarà come sempre, è rimasto lo stesso? Oppure qualcosa è cambiato, qualcosa di irrimediabile e senza ritorno?  Perché è come ci sia una scissione tra Lothar e il cantante  l’uomo, anzi il cresciuto ragazzo, che lo impersona. Vito l’instancabile manager della band, osserva prima preoccupato, poi furente, è disposto a tutto perché quell’essere che ha creato lui, come dice e crede, non faccia una ragazzata. Ci sono in gioco il futuro suo e del gruppo, parliamo di milioni, mica noccioline . Deve intervenire, deve spingerlo, non si può più aspettare dopo giorni tremendi, mille paure, centinaia di accorgimenti e forse in fondo pure qualche preghiera, anche da non credente. La gente fuori ormai è al massimo, tutta l’adrenalina possibile impregna l’aria… 

Poesie (Endre Ady)

"Sento che da lontano vengono altri.
Ma il lontano dov’è, dove il vicino?
E dove nel mezzo,
stazioni?”
Suggerimento. Suggestionato. Soggiogato.
Perché la storia di un casuale incontro tra uno studente di letteratura italiana e la poesia di Endre Ady, sconosciuto ungherese, nel 1991, può, tranquillamente, anche riassumersi in mere tre parole. Anche perché stavolta la recensione per vari e svariati motivi e imposizioni non è possibile nei suoi canonici, consueti ed archetipici stilemi. Tutto ciò nasce dalla lettura (obbligatoria) per un esame di "Letterature comparate", su un testo, Armando Gnisci, "Il colore di Gaia". Azzurro",Carucci editore, 1989. Testo di per sé utopico, una ricerca di concordanze e discordanze fra le letterature del mondo, alla ricerca forse di una pietra filosofale. O di qualche magia cattedratica al sapor di re Mida.
Qui è solo una serie di sensazioni e qualche notizia. Perché certo che non si tratti né del primo né dell’ultimo caso di denuncia di brillante operazione per rimozione e cancellazione, per motivazioni ardue da poter sostenere oppure anche lontanamente spiegare. Per le notizie rimando alle forzatamente scarne note.
Poi.

04 novembre 2024

L'arminuta (Donatella di Pietrantonio)

“Nel tempo ho perso anche quell’idea confusa di normalità e oggi davvero ignoro che luogo sia una madre. Mi manca come può mancare la salute, un riparo, una certezza. "

A  volte ritornano. Ma è una ritornare alle origini che diventa sequela interminabile di giorni dell’abbandono, accendendo un fuoco, la necessità di una rivoluzione a quella vita da arminuta, ovvero, traducendo il termine dialettale abruzzese, la ritornata.
"Ero figlia di separazioni, parentele false o taciute, distanze. Non sapevo più da chi provenivo" 
Una sorta di sliding doors, ma niente ambientazioni d'oltreoceano bensì appunto un verisimile Abbruzzo, tra mari e monti
Torto, ragione. Paure, emozioni sentimenti. E turbe indecisioni folle sterminate di ansie e timori. Perché sì, è la famiglia naturale, ma lei è stata adottata a pochi giorni. Non è facile  I fratelli, al massimo sono amici e neanche tanto in amicizia, di mamma non parliamo, la ritornata è intontita e forestiera, non riesce proprio a capire come quella zotica sia la sua procreatrice naturale quantomeno ostica se non impossibile. Cosa ha fatto di male una bambina per tornare dove non è mai stata. Apparentemente senza motivi, depredata di ogni affetto consolidato, di ogni ingenua certezza? Dalle stelle alla stalle, quasi in senso letterale. Dagli agi, moderati ma sicuri, alla quasi fame, alla rudezza, all'estraneità dopo aver apprezzato il calore di un nido confortevole.  Ma non sarà facile dimenticare i genitori adottivi, anche se le sorprese sono dietro l'angolo, le insidie praticamente si respirano e sarà tutto un vorticoso scardinamento e istinto di sopravvivenza.  Meno male che la piccola Adriana almeno pare nella sua gracile piccola età esserle vicino.
"-Io forse parlo in piu' troppo, certe volte,- ha ammesso animando per la salita.
-Non hai colpa se dici la verità. È la verità che è sbagliata."

03 novembre 2024

Quando il ponte si spezza (Greta Cerreti)

Ragazzo mio, non abbatterti. Sai quanti Riccardo ci sono ora, in questo momento. E quanti ce ne sono stati e quanti ne verranno. Presi da mille distrazioni eppure così concentrati a individuare ed occupare un posto al mondo, piccolo o grande che sia. Perché a 16 anni è così. Che tu sia
boomer o generazione Z, l'adolescenza è sempre quella. Magmatica, attraente e repellente, uguale e diversa, insomma è "quella età" che poi sarà la madre e il padre di quelle a venire. Nel ben e nel male. Perché sapete Riccardo sta tanto male, adesso. Sapete come vanno 'ste cose. Ha intuito e poi appurato che è omosessuale. Chissà cosa dirà la madre, perchè è toccato proprio a lui non essere "normale". Ora come ora si direbbe forse "va bene, che sarà mai", ma  a inizio anni novanta, vuoi anche per la spettacolarizzazione del terribile aids, l'attrazione per il proprio stesso sesso era considerata ancora una malattia. Ma i tempi cambiano, le convinzioni e convenzioni mediche anche. E meno male.