22 maggio 2014

Un giorno questo dolore ti sarà utile (Peter Cameron)


Ho provato ad intervistare il protagonista di questo romanzo, non mi ha risposto. Troppo impegnato alle attività di onanismo mentale della sua età. E non ha saputo neanche dirmi se preferisce l'odore dei libri oppure Facebook. C'è un ragazza Gillian, sua sorella, che deve essere molto attraente o comunque versione free download, c'è una madre disastrosa al terzo matrimonio, il cui ultimo è durato sin poco dopo il giuramento all'altare, c'è una galleria d'arte dove un artista senza nome mantiene l'anonimato per vendere di più in nome di una poetica, e c'è Barry, scherziamo, perfetto, amico, scostante quanto basta, il padre dedito ad emolumenti generosi e plastiche varie per non invecchiare e John, che deve nascondere con cura la sua omosessualità. Poi soprattutto e soprattutto James. L'adolescente ricco con famiglia devastata che chissà perché (dai, scontato) vuole deludere i genitori separati e ricchi non andando all'università ma comprando casa in campagna, lavorando manufatti e scostando coetanei perché noiosi Non metto il dubbio che sia così, ma anche lui diverte poco. C'è chi l'ha paragonato a "Il giovane Holden",ma per carità, chi lo ha amato e basta, chi, in età analoga, lo ha trovato addirittura capolavoro. Sappiatelo, non sono d'accordo.


  Parte benissimo. Ironia dissacrante, niente moralismi, perfetta superficialità, scrittura almeno in traduzione apparentemente lieve ma spessa, inossidabile E l'ho cominciato con le migliori intenzioni. Poi scivola via, nella più ampie e paludose banalità del racconto che vuole diventare romanzo e quindi si nutre di  parole per essere indigesto. Al di là del finale che non è finale, di Holden ho trovato poco, mi pareva un Auster ultima maniera in realtà, ma con molto meno mestiere e molto, molto allucinante e fastidioso ammiccamento, del tipo faccio il figo, lo so, ora ti diverto in modalità mainstream e ti auguro di non incontrare mai Stoner. Comunque come si dice, un poco stiracchiato e forse ma poco forse, un poco pallido, anzi sciatto.
La storia che via via diventa storiella (ed il titolo ampolloso ed evocativo diventa addirittura irritante), naviga a vista, una narrazione che annega nell'impossibilità di dirsi e dirci qualcosa. A me risulta piaciuta ad ogni latitudine letteraria, a volte in termini entusiastici, ma spero di farci capire che quando una buona idea che può farsi, se il narratore è capace, un bel racconto,a spira a diventare romanzo, manca sempre la'ria, la misura, lo sviluppo. Poi lo so che mi tirate fuori la trama, le difficoltà innegabili dell'adolescenza, eccetera. bene, a momento questo "sdraiato" come il figlio di Michele Serra è quasi trattato peggio del giornalista ed emergente scritto re italiano. Benché non sia un cultore di Salinger (autore e romanzo da contestualizzare, ricordate gente) tutti richiamano Holden, ma di Holden ha poco e nulla, se non l'adolescenza, New York e poco altro. Sarà che indubbiamente può ( e forse diciamolo lo fa) intenerire o id indurire i cuori post adolescenziali, le tremende, tremebonde e trita-palle tribolazioni di quell'età, che nessuno ha schivato e  per primi quelli  che dicono che non fu così. Probabilmente non se ne se sono accorti allora e nemmeno adesso e ciò lascia presagire la loro adulterata età adulta. Non mi piace lo sviluppo, l'invischiarsi, lo annidarsi furbescamente in modernità coeve, insomma, troppi ammiccamenti e alla fine poca sostanza. Ammetto belle frasi e inizio fulminante. Il resto ve lo lascio volentieri, semmai avreste voglia.

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