Di nome e cognome fa Benjamin Malauessene. Niente di
anormale. Peccato che invece sia atipico il resto. L'età è indefinita, di stato
civile è celibe ma è comunque innamoratissimo della procace giornalista Julie.
Suo malgrado è come un padre famiglia di un nucleo composito e spropositato, ai
limiti del surreale. Vivono tutti assieme allegramente e certo non si annoiano.
Impossibile. Ci sono estremi, estremisti, quanto basta per tessere l'elogio
della diversità. E poi il suo lavoro. Il capro espiatorio, non so se mi spiego. E la continua sfortuna di imbbattersi in accadimenti complicatissimi.
Tanta per dire Clara, la sua sorella preferita, s'è decisa a sposarsi. Fin qui
tutto bene. Ma il prescelto non solo ha il bizzarro nome di Clarence di
Sant'Inverno ed è notevolmente più grande di lei con i suoi 58 anni, ma di
professione fa il secondino in un carcere dove grazie al suo operato ladri,
assassini e criminali di vario genere, razza e natura sfogano nella prigionia
le loro velleità artistiche. La tribù familiare è tutta pronta nella sua
scomposta varietà, dal Piccolo dai capricci letali al flautolento cane Julius,
da Thérèse, sorta di maga postmoderna al ribelle Jéremy e con l'ultima
arrivata, la neonata Verdun, che tutto il giorno se ne sta abbarbicata ai
calzoni di Van Thian, vietnamita e poliziotto. Peccato che lo sposo venga
trucidato poco prima del lieto evento, alla faccia dell'arte. E peccato che per
lavoro e DNA Benjamin faccia il capro espiatorio. Esatto. Deve sempre e
comunque prendersi tutte le colpe. Quando la tiranna Regina Szabo, direttrice
della casa editrice dove Maulaussene suo malgrado lavora gli fa una proposta
indecente, deve giocoforza accettare. Dovrà prendere il posto in carne ossa del
famoso autore JLB, di cui si ignora l'identità. Nessuno lo conosce tranne
appunto la Szabo, ma a quanto apre è oggetto di crudeli attenzioni. E va da sé
che quando Benjamin viene colpito da un proiettile alla testa durante una
conferenza stampa, l'avventura può partire.
Colpi di scena, scenari grotteschi al limite del surreale,storie effervescenti
che confluiranno nel finale lieto ma pur sempre dolce-amaro. Negli anni in cui
questo libro ottiene il successo mondiale, nel mondo cinematografico esplode il
genio incontinente ed incontenibile di Quentin Tarantino con Pulp fiction. E,
vi dirò, si vede.
Stili diversi, ma il fine è unico.
Una delle più famose ed esilaranti storie che hanno segnato
la narrativa di inizio anni Novanta, ovvero la saga di Malaussene e della sua
combriccola nel sobborgo di Belleville. In una Francia che appare molto
mediterranea, affine alla nostra godereccia e pacchiana italiota scanzonata
allegria, a dimostrazione che l'algido ed elitario atteggiamento parigino
talvolta è mero stato mentale più che realtà.
Pubblicato in Italia come secondo, ma il realtà cronologicamente il terzo,
denota già alcune crepe che rovineranno definitivamente una serie brillante ed
originale che a partire dal quarto volume ha mostrato evidenti d inevitabili
segni di stanchezza ed iterazione.
Questo romanzo non è solo evidentemente un anti-giallo o meglio una corrosiva
parodia del genere, ma anche una brillante e se vogliamo aggressiva invettiva
sul mondo dell'editoria, ridicolizzato nei suoi estremi e dipinto come un
ambiente dove l'arte e la creatività sembrano avere un ruolo del tutto
marginale, in favore di mirabolanti politiche imprenditoriali. Irriverente,
talvolta brillante, qua e là irresistibile. Senza moralismi e talvolta con
pagana attenzione alla materialità.
Pennac, narratore per così dire eccentrico ed originale,
dalle brillanti trovate che potremmo assimilare a quelle del nostrano Stefano
Benni quando era nel pieno della creatività, pareva allora avere un lungo e
luminoso futuro. In realtà poi, se si eccettua qualche fiaba per bambini e
l'istruttivo e non professorale saggio "Come un romanzo", per
l'autore si spalancarono anni bui e non ispirati che solo di recente sembrano
allontanati. Rimane tuttavia uno degli alfieri e maggiori esponenti di una
corrente artistica di fine secolo che seppe destrutturare i canoni classici di
alcuni prodotti seriali dandogli, per converso, nuova linfa e vigore.
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