Mettete senza rimostranza né pregiudizi
un' America guardata con occhio non critico e politicamente militante. Ma
semplicemente rivendicando il proprio orgoglio e malincuore di essere cittadino
di una presunta nazione che però al suo interno, nonostante la onorificienze
auto-referenziali, presenta evidenti marasmi interiori ed una conturbante e
vertiginosa massa di contraddizioni.
Mettete la volontà di dare corpo ed anima a due personaggi, abbastanza fuori
contesto, abbastanza particolarizzati, con illustri precedenti nella narrativa
anche europea come tentativo di tipicizzazione (Pennac, Montalban) ma anche
nello stesso tempo autonomi ed originali, anche per le inevitabili
contestualizzazioni geo-climatiche cui devono la loro nascita. Eccoli allora,
Hap e Leonard, nella loro ennesima avventura di una molteplice serie di libri.
Nome:Leonard.
Uomo di pelle scura che non diventa mai una
scusa. Non chiamatelo "negro", le vostra ossa potrebbero
scricchiolare, le gengive sanguinare, insomma vostra madre potrebbe non
riconoscervi
Sesso: Omosessuale. Romantico, quasi bambinesco.
In questo romanzo è tornato single dopo un burrascoso abbandono della sua metà
resa drammatica da un omicidio
Segni particolari: fisico imponente. Amante
della pulizia ma qui ha spesso a che fare con le mutande lerce del suo amico
Hap che gli si è installato in casa come un trojan nei computer. La sua
reazione alle mutande è scarsamente bon ton e detesta la vorace e rapida
scomparsa, causa amico goloso, dei biscotti alla vaniglia. E'stato in Vietnam
ma non si sa quando e come è tornato. Vota i repubblicani. Non ama
particolarmente le armi. Quelle di piccolo calibro, dico. Se potesse, girebbe
con un bazooka a tracollo cavalcando a mo' di bicicletta un mezzo anfibio dei
corpi scelti della U.S. Army
Hap: come dice lui che narra in prima
persona , vive una vita povera di successi, ma ricca di eventi.
Sesso:single, incline a ricredersi anche se pensa di non farcela. Età: verso i
cinquanta o comunque verso la vecchiaia. Bianco. Segni particolari: non gli
piace manifestare, ma a volte è inevitabilmente attratto dalle manifestazioni
di arbitrio e prepotenza. Non è bullo, ma si immerge nel bullismo come un
animale nel suo habitat. Allora, facendosi carico di una serie di
considerazioni e recriminazioni sulla propria indecisione, sulla propria
malinconia, sulla propria filosofia violenta della non violenza, sia arma e
parte all'avventura, in a base di solito a nobili propositi. E' astemio. Viene
tormentato spesso da Leonard per la sua ritrosia allo scontro. Si tormenta
spesso per la sua effettiva profondità nell'amore, anche se si prolunga nei
narrati in prima persona in vigorose ed epiche nottate d'amore dove i rapporti
si contano a grappoli, con tanto di contorno di dettaglio sugli orgasmi, quando
capita. Non è volgare, è pulp, talvolta. Non è tronfio o sopra le righe, è
common people. Non è un mito, tende a devastare i miti.
Leonard. Hap. Amici
inseparabili, assolutamente distanti. E poi Brett la donna attuale di Hap, (a
questo punto della saga, reperibile cronologicamente sul sito dedicato
all'autore, J.R. Lansdale), la cui figlia prostituta reclama attenzione se non
affetto. Combinate il fatto, agitatelo assieme ai tre citati e come per magia
(meglio, per l'estro dell'autore) ecco che come dalla lampada di Aladino esce
una magia degna di un'illusionista: Rumble tumble, traduzione più o meno ideale
"una lotta incasinata".
E' un poliziesco, ma è evidente che i canoni e
di tipi di genere fungono da punti di riferimento per procedere senza bussola e
disorientare il lettore.
Rumbe tumble, gran bel casino, lotta senza
quartiere in un America meno stars and stripes e molto "suburbia",
provincia, tensioni e ritorsioni.
Lansdale, giallista, fumettista, splatter e e
quant'altro, segna un altro punto a suo vantaggio nella eterna disfida fra
scrittore e lettore, in questo ennesimo capitolo della saga di Hap e Leonard.
Due eroi antieroi, magistrali congegni letterari
che differiscono dalla enorme massa di coppie di detective creati da menti più
o meno fervide e che attualmente affollano gli scaffali delle librerie per le
loro tipicità mai volgarmente o commercialmente grossolane, ma assolutamente
fuori dal tipico e dal seriale. Hap e Leonard sono due esseri umani raffigurati
su pagina.
Ed anche stavolta l'avventura, non certo
mozzafiato, li vedrà lottare caparbiamente con la loro inettudine congenita, la
loro aggressiva ironia irriverente e sarcastica, la loro violenza riflessiva e
quasi vissuta come colpa, per recuperare la figlia di Brett ( compagna appunto
del solitario in via di pentimento Hap) finita, per sua scelta e non certo per
un destino amaro e crudele, in un torbido giro di ragazze squillo.
Il rapporto madre figlia certo non riscuote
approfondimenti psicologici di grande spessore ma viene vissuto con rapide fulminanti
dialoghi anche in assenza di "parlato".
Ed è questa la vivace ed assolutamente degna di
nota caratteristica. Una ironica e talvolta cinica lineare rapidità di
tratteggio, anche quando l'azione ristagna, per arrivare a compiere un ennesimo
capitolo di una saga ormai plurima ( si segnalano qui altri titoli quali
"Mambo degli orsi", "Bad Chili" oppure "Capitani
oltraggiosi") destinata se non altro a rivalutare e rivitalizzare la
narrativa di genere troppo spesso arroccata su stantii e superati registri
seriali e consunti.
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