09 giugno 2015

Tramonto e polvere (Joe R. Lansdale)

                                 
Luci ed ombre laggiù nel Texas. In qualche modo il sottofondo di " The ghost of Tom Joad" di Bruce Springsteen, alla ricerca di perduti ardori e passati timori in un atmosfera pregna di densi odori.

Ed un titolo epico, Tramonto e  polvere, che evoca qualche scenario caldo, denso, crepuscolo e dannazione per un romanzo del poliedrico Joe R. Lansdale, che qui forse prova, nel 2004, a condensare in unico testo molti suoi temi ricorrenti, lanciando al galoppo della fantasia una nuova avventura di sapore poliziesco ma senza l'inqualificabilie e incontinente presenza della sua più riuscita creatura romanzesca, i, a loro modo, "mitici" detective Hap e Leonard, protagonisti di una nutrita serie di romanzi (tra cui Il mambo degli orsi" e Rumble tumble  ). Protagonista una donna. Sola. Contro tutti. In un Texas dalla natura scontrosa e virulenta, ostile, con dei risvolti terrorifici. 



Qui infatti le redini sono affidate ad una donna, soprannominata Sunset(in italiano Tramonto) per via del rosso acceso della sua capigliatura folta e ribelle.

E nel Texas della grande depressione, nella America in balìa di paure di recessione, rovina e povertà, già comunque ampiamente e talvolta maestosamente descritta in Steinbeck e Faulkner, si ambienta la volontà di Sunset di diventare normale pur essendo una cattivo esempio: donna omicida, con una figlia preda inerme ma sensualmente sensibile di turbe ormonali ed edipici efflati di aggressività filo paterna, in una società chiusa nel proprio egoismo maschilista e nei propri avidi, avari, convenienti interessi, dettati dalla prepotenze e dalla recente e sconvolgente scoperta del petrolio, oro noir più che nero, dato lo sviluppo successivo della trama.
E c'è abbastanza tragedia di che piangere, perché Sunset in un attimo di (in-)coscienza, mentre fuori imperversa un terribile uragano che spazza via la propria casa, fredda i calori violenti e malmenanti del bestialoide marito con una revolverata. C'è molta polvere negli occhi nei famigliari di questo maschiaccio villico e traditore, ma la madre di lui, seppur combattuta, saprò aiutare Sunset facendola nominare sceriffo della piccola e operosa comunità al posto del poco compianto consorte. Con una vita terribilmente nuova davanti, la protagonista sarà costretta a scoprire un denso e raccapricciante turbinio di torbidi incroci, strangolante ogni tensione al bene, che sembra estraneo all'interno del piccolo paesuccolo. Sarà così per Sunset una terribile rivelazione ed un ostacolo arduo da superare questo accettare, tanto che il male di cui lei si incolpa è quasi uno zuccherino in quella torta di avidi e turpi interessi che ciba le anime del microcosmo narrativo. Certo che Sunset è uno di quei protagonisti letterari di difficile oblio, molto lansdaliana nelle sue peculiarità, talmente forte e debole allo stesso tempo da ricordare una qualsiasi donna che non accetta nessun compromesso o sottomissione solo perché il suo sesso è congenitamente considerato debole ed in ogni caso da sottomettere. Ma non si tratta di clowneschi revanchisimi di una post sessantottina sull'orlo di una crisi di siliconi, perchè ella profuma di donna vera, ed inebria la lettura con le sue contorsioni di stampo e figura prettamente femminile. Una donna carnale ma non carnosa, capace di esser cotta e cruda ma mai indigeribile
La affianca uno stuolo di personaggi più o meno riusciti, dal classico cattivo mafioseggiante Mc Bride, agli omuncoli di sottogoverno tutto sveltina e soldi facili, alcuni sceriffi e vice sceriffi poco West e molto Far, al bello e dannato Hillbill, sorta di principe azzurro o Peter Pan un po' più macho che da sempre fa da sfondo o da romantico orizzonte a certi ricorrenti sogni donneschi, agli assistenti, comprimari che variamente si inseriscono nella vicenda, aiutanti e nemici che si affacciano per rendere un ritmo narrativo a sua volta carburato da ormai soliti temi lansdaliani: l'ottusa cecità delle società chiuse in se stesse così marcatamente sud-statunitensi, la sordità verso i richiami di comportamenti affini  ad una certa moralità, l'odio nemmeno represso per donne, gay e neri.
Tratti pulp, richiami al classico americano coevo all'epoca di ambientazione, un finale abbastanza scontato ma non per questo banale, anzi sapientemente orchestrato, qualche pennellata d'autore ma nel complesso qualche caduta di stile nell'uso della terminologia (inappropriati alcuni vezzeggiativi ed aggettivi, da verificare se ascrivibili a qualche penosa ed eventualmente penalmente perseguibile incuria del traduttore) e soprattutto la mancanza di quella ironia satura di aggressività eppure così solennemente agganciata al suscitare una risata fragorosa, quel sarcasmo con tratti cupi ma illuminanti sulle contraddizioni di una certa America che acrobaticamente spettacolarizza altre narrazioni di Lansdale.
Probabilmente uno "stop and go" nella personale poetica, per uno scrittore americano che si è sempre contraddistinto per una certa polimorfa prolificità, forse una semplice "pit - stop" al box dell'ispirazione per cambiare le gomme delle intenzioni e percorrere ancora a ritmo record chilometri di nuove strade narrative oppure semplicemente un punto di arrivo, un traguardo più o meno prefissato, un isterilimento senza cause apparenti.
In generale, concludendo, una certa insoddisfazione per peccaminose pecche nell'impianto complessivo dell'opera, in quanto il contesto sociologico appare appannato e superficialmente infangato da qualche escamotage estemporaneo di comodo, cosi come la geografia climatica del meteo e degli umori appare rappresa e nebbiosa come in certe paludi texane, ma abbondanti plausi e qualche fantasioso pensiero per il ritratto di Sunset, donna che forse alla fine non esiste ma che piacerebbe incontrare nella sua scaltra durezza, nella sua irrequieta dolcezza, nella sua certezza del dubbio.

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