Luci ed ombre laggiù nel Texas. In qualche modo il sottofondo di " The
ghost of Tom Joad" di Bruce
Springsteen, alla
ricerca di perduti ardori e passati timori in un atmosfera pregna di densi
odori.
Ed un titolo epico, Tramonto e polvere, che evoca qualche scenario caldo,
denso, crepuscolo e dannazione per un romanzo del poliedrico Joe R. Lansdale, che qui forse prova, nel 2004,
a condensare in unico testo molti suoi temi ricorrenti, lanciando al galoppo
della fantasia una nuova avventura di sapore poliziesco ma senza
l'inqualificabilie e incontinente presenza della sua più riuscita creatura
romanzesca, i, a loro modo, "mitici" detective Hap e Leonard,
protagonisti di una nutrita serie di romanzi (tra cui Il mambo degli orsi" e Rumble tumble ). Protagonista una donna. Sola. Contro tutti. In un Texas dalla natura scontrosa e virulenta, ostile, con dei risvolti terrorifici.
Qui infatti le redini sono affidate ad una donna, soprannominata Sunset(in
italiano Tramonto) per via del rosso acceso della sua capigliatura folta e
ribelle.
E nel Texas della grande depressione, nella America in balìa di paure di
recessione, rovina e povertà, già comunque ampiamente e talvolta maestosamente
descritta in Steinbeck e Faulkner, si ambienta la volontà di Sunset di
diventare normale pur essendo una cattivo esempio: donna omicida, con una
figlia preda inerme ma sensualmente sensibile di turbe ormonali ed edipici
efflati di aggressività filo paterna, in una società chiusa nel proprio egoismo
maschilista e nei propri avidi, avari, convenienti interessi, dettati dalla
prepotenze e dalla recente e sconvolgente scoperta del petrolio, oro noir più
che nero, dato lo sviluppo successivo della trama.
E c'è abbastanza tragedia di che piangere, perché Sunset in
un attimo di (in-)coscienza, mentre fuori imperversa un terribile uragano che
spazza via la propria casa, fredda i calori violenti e malmenanti del
bestialoide marito con una revolverata. C'è molta polvere negli occhi nei
famigliari di questo maschiaccio villico e traditore, ma la madre di lui,
seppur combattuta, saprò aiutare Sunset facendola nominare sceriffo della
piccola e operosa comunità al posto del poco compianto consorte. Con una vita
terribilmente nuova davanti, la protagonista sarà costretta a scoprire un denso
e raccapricciante turbinio di torbidi incroci, strangolante ogni tensione al
bene, che sembra estraneo all'interno del piccolo paesuccolo. Sarà così per Sunset una
terribile rivelazione ed un ostacolo arduo da superare questo accettare, tanto
che il male di cui lei si incolpa è quasi uno zuccherino in quella torta di
avidi e turpi interessi che ciba le anime del microcosmo narrativo. Certo che Sunset è
uno di quei protagonisti letterari di difficile oblio, molto lansdaliana nelle
sue peculiarità, talmente forte e debole allo stesso tempo da ricordare una
qualsiasi donna che non accetta nessun compromesso o sottomissione solo perché
il suo sesso è congenitamente considerato debole ed in ogni caso da
sottomettere. Ma non si tratta di clowneschi revanchisimi di
una post sessantottina sull'orlo di una crisi di siliconi, perchè ella profuma
di donna vera, ed inebria la lettura con le sue contorsioni di stampo e figura
prettamente femminile. Una donna carnale ma non carnosa, capace di esser cotta
e cruda ma mai indigeribile
La affianca uno stuolo di personaggi più o meno riusciti, dal classico cattivo
mafioseggiante Mc
Bride, agli omuncoli di sottogoverno tutto
sveltina e soldi facili, alcuni sceriffi e vice sceriffi poco West e
molto Far, al bello e dannato Hillbill, sorta di principe azzurro o Peter
Pan un po' più macho che da sempre fa da sfondo o da
romantico orizzonte a certi ricorrenti sogni donneschi, agli assistenti,
comprimari che variamente si inseriscono nella vicenda, aiutanti e nemici che
si affacciano per rendere un ritmo narrativo a sua volta carburato da ormai
soliti temi lansdaliani: l'ottusa cecità delle società chiuse in se stesse così
marcatamente sud-statunitensi, la sordità verso i richiami di comportamenti
affini ad una certa moralità, l'odio nemmeno represso per donne, gay e
neri.
Tratti pulp, richiami al classico americano coevo all'epoca di ambientazione,
un finale abbastanza scontato ma non per questo banale, anzi sapientemente
orchestrato, qualche pennellata d'autore ma nel complesso qualche caduta di
stile nell'uso della terminologia (inappropriati alcuni vezzeggiativi ed
aggettivi, da verificare se ascrivibili a qualche penosa ed eventualmente
penalmente perseguibile incuria del traduttore) e soprattutto la mancanza di
quella ironia satura di aggressività eppure così solennemente agganciata al
suscitare una risata fragorosa, quel sarcasmo con tratti cupi ma illuminanti
sulle contraddizioni di una certa America che acrobaticamente spettacolarizza
altre narrazioni di Lansdale.
Probabilmente uno "stop and go" nella personale poetica, per
uno scrittore americano che si è sempre contraddistinto per una certa polimorfa
prolificità, forse una semplice "pit - stop" al box
dell'ispirazione per cambiare le gomme delle intenzioni e percorrere ancora a
ritmo record chilometri di nuove strade narrative oppure semplicemente un punto
di arrivo, un traguardo più o meno prefissato, un isterilimento senza cause
apparenti.
In generale, concludendo, una certa insoddisfazione per peccaminose
pecche nell'impianto complessivo dell'opera, in quanto il contesto
sociologico appare appannato e superficialmente infangato da qualche escamotage estemporaneo
di comodo, cosi come la geografia climatica del meteo e degli umori appare
rappresa e nebbiosa come in certe paludi texane, ma abbondanti plausi e
qualche fantasioso pensiero per il ritratto di Sunset, donna
che forse alla fine non esiste ma che piacerebbe incontrare nella sua scaltra
durezza, nella sua irrequieta dolcezza, nella sua certezza del dubbio.
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