27 maggio 2015

Marinai perduti (Jean-Claude Izzo )

Il mio primo Izzo. Il mio primo ma decisamente convincente. Il mare. Con suoi affascinanti misteri, i suoi moti rabbiosi, i suoi placidi silenzi. Marsiglia, con la sua natura poliglotta e marina. E tre uomini. Tre marinai. Costretti all’esilio forzato dal loro ambiente naturale e per ciò dediti a ripescare dal loro passato quello che non è andato, quello che poteva andare meglio, quello che non potrà più succedere. L’irreprensibile capitano Abdul. Il riflessivo e  scontroso vice Diamantis. E il volatile e pieno di vita Nadim .

21 maggio 2015

Il castello (Franz Kafka)


Un castello. Maestoso ed imponente, dimora inaccessibile, dai mattoni plasmati su indifferenza e inaccessibilità, dal cemento fatto di silenzio e segreti, dalle porte sempre chiuse e con le finestre invece sempre aperte, per spiare e dominare le pianure del circondario, gli inermi ed assoggettati villaggi popolati da gigantesche paure e diffidenze incarnatesi in persone. 
Villaggi di genti semplici ma oltremodo complicate, ghiacciate dai loro contorti passati burrascosi e dagli obliqui e mai retti rapporti con i funzionari e signori del Castello, dediti questi ultimi alla loro misteriosa attività di controllo burocratico che neanche l'Italia, nella sua allucinata ragnatela di competenze fra organi di diversa fattura e gerarchia è riuscita a riprodurre nel suo attuale assetto istituzionale. 
K., il protagonista, è un agrimensore che invece di delimitare terreni, pretende testardamente di misurare i comportamenti umani, incastrandoli in aride figure geometriche da cui esce puntualmente schiacciato, poiché come noto solo l'animo umano riesce a rendere quadrato un cerchio o viceversa, per le sue innate e criptiche contorsioni e diversificazioni. 


20 maggio 2015

Il premio (Manuel Vazquez Montalban)


Siamo a Madrid, in questo recente fine secolo. La Spagna socialista ed ormai in grande spolvero, celebra la mania di un suo tipico affarista bipartisan come Lazaro Conesal. E' ormai tradizione che egli organizzi un ricchissimo premio letterario tutto di sua mano. Nell'affastellato e futurista Hotel di proprietà, una ricca, morbosa, claudicante quanto arzilla e logorroica serie di invitati titilla eccitata atteggiamenti e discorsi in attesa della proclamazione del vincitore milionario. Ma Labaro, affarista affine a molti nostri del presente passato e dell'attuale futuro, impelagato con mani e piedi in transazioni e transizioni politiche poco chiare ma alla luce del sole, teme per sé, per il figlio, per il mondo intero. Assolda dunque, per vigilare, questo famoso detective privato Carvalho, noto ormai per la sconvolgente capacità di risolvere casi intrigati, intriganti e molesti, ma oramai vecchio e disincantato, lasciato dalla sua leggendaria amante Charo, prostituta d'alto bordo in quel di Barcellona, sempre più dedito all'alcol che al cibo (tanto che ha "costretto" il suo editore ha pubblicare sul serio un volume con le sue ricette sparse fra vari libri), non più accompagnato nelle sue indigeribili ed affascinanti cene dall'assente assistente Biscuter, maggiordomo di un altro secolo ed oramai anche lui vittima dei fatti e misfatti. 

19 maggio 2015

Morte di un uomo felice (Giorgio Fontana)


Non mi è piaciuto. Non so neanche perché. ma ho chiuso l'ultima pagina sentendomi insoddisfatto. Colnaghi, il protagonista, è un deus ex machina troppo perfetto, teso oltre che a scoprire i terroristi colpevoli dell'omicidio di un collega, anche a capirne le intime ragioni, i sentimenti, i pensieri. un magistrato integerrimo, un uomo dimidiato ma composto, purtroppo talvolta risultante a me empatico come il fumo che esce dalla sua inseparabile pipa. Manierato a più non posso, con improvvisi squarci di scrittura elegante ed illuminata, composita, levigata ma troppo lucente da potersi definire vera. Una potente esemplificazione di un accurato editing oppure un mirabile esempio di manierismo datato ma pur sempre efficace?

Uno Stoner, per certi versi, per accostarlo a recenti casi editoriali,  ma più granitico, meno umano, troppo meno umano, quasi trascendente ed immanente da risultare più un dipinto, che un racconto.