12 ottobre 2018

Patria (Fernando Aramburu)

Txato non c’è più. Morto assassinato. Non voleva più pagare quelle che riteneva estorsioni ed allora i militanti dell’Eta lo hanno punito.  Bastardi terroristi li appella Bittori, sua moglie, a cui da quel giorno si è spento il mattino, desolato il pomeriggio, atterrita la notte. Ma è andata avanti. Anche grazie all’odio. Verso la famiglia della sua amica più cara, Miren, che tra i suoi tre figli ha anche
Joxe Mari, oramai in carcere e incriminato dell’omicidio. Le guerre non sono mai razionali, specie quelle fratricide e si sa si vincono o perdono. Ma poi come la mettiamo se sono due famiglie legate sin dalla nascita a darsi battaglia?

24 settembre 2018

Vinpeel degli orizzonti (Peppe Millanta)

Vinpeel medita sul da farsi, ora che è riuscito finalmente ad avere un contatto con Mune, la giovane ragazza bionda piombata dal nulla a Dinterbild in una notte buia e tempestosa, come sempre accade da quelle parti quando arriva qualcuno probabilmente dalle sconosciute terre dell’Altrove. Ora bisogna capire chi sia veramente questa bella bambina dai capelli affascinanti, lei che è stata adottata dalla donna più bella ed altera del luogo. 

05 settembre 2018

Giuliano (Gore Vidal)

Libanio e Prisco l’Epirota. Si scambiano lettere. A volte confidenze, oppure si lasciano andare a dispute dotte. Ormai sono vecchi. Più di metà della vita possibile se ne è andata. Ma gli rimane un cruccio. Riabilitare l’imperatore romano Giuliano l’apostata, ingiustamente denigrato per questioni prima politiche che socio-religiose. I suoi successori vogliono l’oblio oppure la calunnia. Ma questo non è possibile, anche se i cristiani ormai sono infinitamente più potenti di qualunque senato o corte imperiale. Mi rimane ancora oscuro come sia possibile che il narratore statunitense Gore Vidal sia ancora relegato fra i minori o perlomeno non sia uno dei più noti. 

29 agosto 2018

La morte della Pizia (Friedrich Durrenmatt)


"La verità esiste in quanto tale solo se non la si tormenta".
Oggi parleremo di Edipo. Non del complesso, oramai sviscerato da più parti, ma di un ragazzo segnato sin da giovane per commettere atti impuri. Il suo carnefice è una sacerdotessa che è nota per vedere il futuro, anche se è talmente vecchia e stanca che nemmeno pensa al passato, ma a come possa terminare il suo presente. Si chiama Pizia e per decenni è stata un punto di riferimento per gente comune ed anche abili politicanti come Tiresia. Sta lentamente morendo. E certo che la vicenda che ha sconvolto la vita di Tebe e gli scenari di potere la vede come innegabile protagonista. Volendo fare un atroce scherzo in realtà ha provocato una lunga reazione a catena che ha seminato morte e rancore.

Un racconto lungo di quelli che lasciano il segno. Niente divagazioni niente pause, una corsa contro il tempo. E Durrenmatt mostra le sue innegabile doti di narratore puro, con una scrittura lucida ed aggressiva seppur giocoforza legata ai suoi tempi coevi, ma intensamente moderna ed efficace. Un sarcasmo corrosivo, più che ironico, cinico.  Un pattern decisamente a struttura centripeta,  sempre di più ci si inabissa delle miserie umane e si arriva al nucleo, dove una volta ancora il fallace desiderio umano di se non predire il futuro almeno di incamminare gli eventi verso una direzione, si rivela impossibile. La verità, questa sconosciuta. Inafferrabile come il tempo, per gli esseri umani rimarrà sempre e solo una chimera.