02 aprile 2019

Sputare controvento (Marzia Musneci)

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Udite udite è morto il grande poeta russo Majakovskij. Si, è morto. Certo, come no,proprio lui, il cantore della rivoluzione proletaria. Un suicidio. Per amore, per che altro senno. Non date retta alle ilazioni che sussurrano con una certa paura che ha influito qualche solenne bocciatura del partito comunista alle sue ultime produzioni. Chi non ci crede poi a questa versione? Niente di meno che il regista Ėjzenštejn e lo scrittore Boris Pasternak. Una celebrità acclarata ed una che lo sarà postuma. Un giallo di elevate e note qualità artistiche ordunque. Dove sta la verità?

17 marzo 2019

Memorie di un giovane disturbato (Frederic Beigbeder)

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Francese certo. Prima della globalizzazione. E ovviamente di Internet, della TAV oppure dei gilet gialli e delle rivolte nelle banlieue di inizio 2000. Arrivisti per nulla, viveurs alla fine nemmeno. Cercano Finalmente Marc Marronnier ma non trovano e se trovano non  detto che sia un bene. In fondo i soldi ce li hanno. La gioventù pure. Che dio li benedica magari. O li mandi all'inferno. Tanto l0ro alla fine ce la faranno. Volenti o nolenti. Preparatevi, saranno magari la nuova classe dirigente. Ed è un diario a futura memoria. Quindi potrebbe essere anche parzialmente usato contro di voi.  
E non so se vi conviene, davvero.
Che lui, il protagonista, vi illumini. Si chiama Marc Marronnier

23 febbraio 2019

L'ultima volta che siamo stati bambini (Fabio Bartolomei)

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Cercare se stessi? E chi l’ha detto che sia poi utile questo trovarsi? Forse era meglio
morire da piccoli. Nel senso che non bisognerebbe crescere, che poi arrivano tante fregature, ci si arrugginisce a vista d’occhio, cresce la pancia, spopolano le rughe, quelle sul viso e sul collo e , lo sapete, anche quelle sul cuore. Per non parlare delle ferite dell’animo. Il mondo salvato dai bambini? Certo perché no. In fondo i grandi di danni ne hanno fatti abbastanza, credo, e continueranno imperterriti a farli.

18 febbraio 2019

La Repubblichina (Giampaolo Pansa)

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Teresa detta Tere non ce l’ha fatta. Era scappata a Milano col suo compagno della X Mas, confidando nella confusione e nell’anonimato per sfuggire ad eventuali rappresaglie partigiane, ma è stato inutile. La disfatta della Repubblica di Salò e del suo alleato-padrone, la Germania hitleriana, non ha lasciato scampo. Ed ora è su questo camion malmesso, con altri prigionieri, per tornarsene a Casale Monferrato ed attendere lo sviluppo degli eventi. Il suo amante è stato freddato dalla pattuglia che li ha intercettati ed il dolore è stato sopraffatto dalla paura per il suo immediato futuro, per la sete di vendetta che aleggia intorno. Certo è stata iscritta al partito repubblichino, ha pubblicamente ostentato la sua fede nel fascismo e come tante e tanti altri ha amato, adorato ed inneggiato al Duce, anche se di recente apparso sempre più stanco e impotente. Ma il suo vero desiderio, la sua vera passione era e rimane fare la maestra delle scuole elementari, in qualsiasi plesso. E, possibilmente, trovare l’amore, non di sciupafemmine o anziane signore in cerca di sollazzi omosessuali, ma quello vero e che duri una vita. L’ultima relazione sembrava quella giusta, ma gli eventi storici l’hanno troncata drammaticamente. Ed ora che si avvicina il suo paese natio insieme ai dubbi ed ai timori si affaccia anche una certa malinconia, di quello che poteva essere e che però non è stato.