25 novembre 2014

Con le peggiori intenzioni (Alessandro Piperno)

Lo so. A volte il titolo mi prende e porta via, come una passione insana e insanabile. E questo titolo ha quelle peculiarità. Poi l'ambientazione. Questa meraviglia delle meraviglie che tutti chiamano anni sessanta. Dove tutto poteva succedere, molto forse pareva accadere e poco, a stringere le conclusioni, fece succedere in seguito, se non un inesorabile stritolamento delle impossibilità allora apparentemente possibili. Italia era e Italia è rimasta, con qualche pseudo liberalizzazione in più e qualche corporazione che si è accorpata in corporazioni più grande. E qualche rigurgito xenofobo di sapor provinciale che ogni tanto qui e là goffamente fuoriesce, così stolto da essere quasi folkloristico, benché deprecabile. 

20 novembre 2014

Il giorno dello Sciacallo (Frederick Forsyth)


Esiste l'arte anche nei cosiddetti generi minori, in questo caso una sorta di thriller al sapore di spy story. Anche se narrativa di settore infatti, trattasi sempre di gemma d'autore. 
Anche perché questo romanzo ha una sua particolarità, essendo nella sua interezza una indelicata, onesta, spassionata celebrazione del male fatto persona. Tale inquietante risorsa narrativa ha l'appellativo di Sciacallo. 
Inafferrabile, violento, sagace, capace di amare come uno stallone e di bastonare come un Rambo. 
E la sua mission non è esattamente rubare la marmellata. In un mondo appena tagliato a fette dall'inizio della guerra fredda gli si chiede di uccidere Charles de Gaulle, ovvero quel presidente dal volto corvino e dallo sguardo truce che traghetterà la Francia dal dopoguerra agli anni settanta, tra guerre coloniali, repressioni, colpi di stato, attentati e leggi liberticide. Una dittatura dal volto buono, imparagonabile per cause ed effetti ad altra esperienze antidemocratiche o similari vissute dal continente europeo. 

19 novembre 2014

L'uomo dai cerchi azzurri (Fred Vargas)

Lui si chiama  Jean-Baptiste Adamsberg. Il classico commissario tenero e  tenebroso al contempo, con illustri ed ormai acclarati precedenti. Distaccato, intellettualoide, scontroso, malinconico, devastante con le donne ma con un amore che sfugge, perché Camille è andata via e rappresenta la chimera che alloggia in ognuno di noi. I suoi colleghi sono tratteggiati ma come se dipinti, instabili e ieratici allo stesso tempo. L'intrigo è oscuro e fantasioso, qualcuno dipinge cerchi azzurri sui marciapiedi, evidenziando al centro del disegno oggetti strambi, quasi inutili e scrivendo una frase quasi esoterica, "Victor, malasorte, il domani è alle porte". Poi però il gioco si fa duro e compare un cadavere all'interno del cerchio, come Adamsberg oscuramente presagiva. Emblematico, contemporaneo, talvolta al limite dell'onirico, più che giallo, bello.

18 novembre 2014

Il barone rampante (Italo Calvino)

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Foto tratta da Pinterest
“Fu il 15 giugno del 1767 che Cosimo Piovasco di Rondò, mio fratello, sedette per l’ultima volta in mezzo a noi”.
Chissà perché Cosimo, giovane adolescente ed agiato infante di nobili di provincia, in un apparente impeto di puerile pazzia, decide di ribellarsi alla sua famiglia, in barba ai precetti. Oppure il suo perché riassume tante varie domande che noi ci poniamo. In ogni caso egli abbandona senza rimorso il fratello ed i suoi genitori, coppia settecentesca nell’anima e leopardiana per connotazioni di biografie letterarie, padre decrepito come i suoi poteri secolari e madre abile occultatrice di ricchezze e stratagemmi da telenovela, amministratrice di possessi sempre più in balia di ruberie strampalate e gestioni tanto maniacali quanto inefficienti.
Cosimo rifiuta il dovuto senza ignorare il dovere, disdegna l’inchino anche se ama l’eleganza e la deferenza, l’educazione ed il bon-ton. Egli sceglie con convinzione invece di essere continuamente e perpetuamente essere scelto, dagli altri o dalla Storia. Va sugli alberi. E ci vivrà una vita, costi quel che costi. Così da bimbo diverrà uomo, avendo la magnifica, sognante, fantastica possibilità di guardare tutto da un ramo senza mai cadere come una foglia morta. Il barone rampante guarda altrove. O meglio, guarda da una prospettiva differente. Ed è un mondo diverso, anche perfettamente calato in quello reale. Ma visto con altri occhi.