Ho amato la Sardegna. Ho avuto la gente di conoscere gente
forte, fiera e con un cuore enorme e il sacro dono dell'ospitalità. E come si
sa ogni terra, specie se un'isola, ha dei suoi odori, una sua anima. E questo
libro di Salvatore Niffoi, di qualche anno fa, premio Campiello nel 2006, sarà
sempre e comunque legato a tutto questo. Terra dura, rocciosa, con il sole e
poi la neve fino a tornare al sole. Una ciclicità terribilmente naturale, dove
la miseria si tinge di nobile ma si sporca anche di bestialità. Non è naturale,
ma è la Natura ha a farla da padrone. Quella Natura sporca e cattiva che, anche
se con gioielli e condizioni agiate, domina le vite. Perché Lei sa, Lei può.
Noi siamo solo piccoli segnaposto di cartapesta che giochiamo ad andare avanti
nel gioco dell'esistere, ma rimaniamo tali anche quando ci viene in mente di
essere. Di più. Di diverso. Di continentale o isolano che sia. Questa in fondo,
è la vita. Ma anche la morte. Insomma. Non fate domande.
La Sardegna è un'isola. Spaccata dai raggi di sole, affascinata dalla luna, si
dibatte fra gioia e dolore come una danzatrice di lap-dance. Questo è un
romanzo tutto sardo, fitto di lancinanti canti isolani pieno di intromissioni
in lingua che nessuno conosce, insomma un'opera con delle intenzioni. E, amici
miei, dei risultati.