06 novembre 2014

Chi ti credi di essere? (Alice Munro)

La provincia. Stato geo-politico ma soprattutto mentale. Questo dannato eterno microcosmo che difende con fierezza la propria integrità eppure nello stesso tempo ama e concupisce il capoluogo, il centro. Vite enormi e smisurate nei distacchi e nei ritorni, dai contorni sfumati, così piccole, vere, che quasi puoi toccarle.
Nonostante i boschi verdeggianti, un'aria appartata, un tenore di vita di cui la maggioranza gode, anche se non come ai livelli dei vicini Usa, questo Canada, con le sue distanze, i suoi geli invernali, nasconde e sottende una particolare irrequietezza sociale e sentimentale, specie nell'atipico e talvolta apatico trio composto da Rose, suo padre e la matrigna Flo, con in aggiunta la presenza inquietante del fratellastro Brian. Sismico,frammentato, sussultorio eppure lineare romanzo di formazione, di un protagonista Rose, che si piega si non si spezza, vacilla ma non cade. Prima bimba scontrosa, poi ragazza inquieta, infine sempre più donna. "Non devi metterti in testa di essere meglio degli altri solo perché impari le poesie a memoria. Chi ti credi di essere? Non era la prima volta che qualcuno glielo chiedeva"



Chesil beach (Ian Mc Ewan)

Edward e Florence. La storia di una passione. Ma non di un fuoco che avvinghia e scalda il cuore e le membra, non quel sacro ardore che brucia e consuma gli amanti. Quello che insomma ci fa credere che l'amore sia vero e non una invenzione dei poeti e di chi è solo o magari in non piacevole compagnia.
Qui si intende passione nel suo più antico significato etimologico, quello di patire, subire. Insomma un disastro. Chi, a prescindere, intende essere penetrata con orrore o chi, con la dolorosa ed onanista apprensione, intende penetrare ciò che non si presta? Un significato doloroso e senza scampo, per chi ne subisce le conseguenze. Attenzione che per parlare di questa narrazione, si svela il finale. Che fine poi non è. Perché non c'è stato mai inizio.




Lettera a Berlino (Ian Mc Ewan)

Succede. Come in alcune storie d'amore, come nella vita in generale. Per molto tempo eludi di leggere un autore, ma sai che prima o poi lo farai. Perché ne parlano bene. Perché ti intriga. Perché potresti scoprire un altro maestro di penna che accompagni le tue giornate grigie o solari, che ti titilli il cervello o semplicemente la fantasia, che ti faccia amare, sorridere, sognare.

Poi invece come una pugnalata alla schiena l'incommensurabile, triste, goffa delusione. Un po' di amaro in bocca. Un'occasione sprecata.


05 novembre 2014

XY (Sandro Veronesi)

Scenario bucolico, quasi da cartolina, di quelle di nicchia, provinciali ed in bianco e nero che significano magari l'Italia che non c'è più e che forse mai c'è stata, ma ce l'hanno fatta solo immaginare. Siamo dunque in un ordinario paese montanaro di un Italia che sopravvive alla storia. Si chiama Borgo San Giuda e già il nome è un programma, visto che il nome del santo è uno di quelli quantomeno scomodi, visto che è uguale al massimo traditore del figlio di Dio.
I nomi non fanno il destino, magari non sempre.
Un cavallo sconsolato torna sul sentiero innevato senza il carico di passeggeri. Deve essere successo qualcosa. Probabilmente non di piacevole. L'inquietante ombra di una tragedia che con molta probabilità si sta abbattendo su San Giuda ed i suoi pochi, stizzosi, archetipici abitanti.
Tutti con qualche tara, tic, rimorso, rimuginio, rinsavimento, risacca. Sarà che spesso, dato il posto isolato e le ataviche tradizioni secolari, gli incroci fra uomini e donne si sono via via rinseccoliti e infradiciati ed allora si sa, se ci si sposa una cugina o un fratellastro succede qualcosa che non va.
Comunque la slitta vuota era annunciatrice di morte. Perché risalendo il sentiero si trova un mitico albero ghiacciato che lampeggia come un mefistofelico ornamento natalizio di rosso sangue. 




04 novembre 2014

Caos calmo (Sandro Veronesi)

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Si può scrivere decentemente di tutto. Anche come addormentare il caos. Come tutti i libri, anche questo romanzo di Sandro Veronesi può (o non può) avere diverse letture, interpretazioni, messaggi evidenti o altri criptati. Ad anni di distanza dalla sua lettura io credo che il suggerimento principale, metodicamente e brillantemente portato avanti nel testo è l'impossibilità di continuare a pensare di poter cavalcare il folle mare delle possibilità che la vita offre e ti addossa sulle spalle e ti spinge nel cuore. Che insomma, seppur abbiamo disordini ed entropie varie che ci agitano corpo ed anima e cervello, la prima cosa è capire che non sempre fermarsi significa perdere oppure alzare bandiera bianca. A volte è solo e semplicemente salutare, mettere un punto ed andare a capo, assimilando la nostra vita a pagine scritte che riempono fogli bianchi su fogli bianchi, cioè i nostri giorni, i nostri pensieri. 

31 ottobre 2014

L'editore (Nanni Balestrini)



Una vicenda, ancor oggi capace di suscitare qualche scalpore e "chiacchiericci" post mortem, quella del ritrovamento del cadavere di Giangiacomo Feltrinelli nel 1972, ha indubbiamente spunti e stimoli di interesse e riflessione che esulano dal gossip vampiresco affamato di "cronachite" stucchevole e riattualizzano dibattiti di più ampi portata e di più vasta portata. 



29 ottobre 2014

Il vangelo di Giuda (Roberto Pazzi)


Giuda, l'impero romano, le paranoie dell'imperatore Tiberio e la minaccia chiamata Gesù Cristo. Ed è' la fine del mondo così come lo conosciamo. Così come, in tempi recenti ma purtroppo passati, uno storico gruppo statunitense quale i REM ed un artigianale ed ormai impomatato quasi-rocker di provincia come Ligabue si esibirono in una delirante ma sintomatica pantomima musicata che decretava con fare a volte nostalgico ma soprattutto satirico la fine del mondo. Magari pensavamo che fossero i primi, invece erano i secondi e probabilmente i terzi se non quarti perché prima di loro altri ne avevano cantato e scritto.Come per esempio lo scrittore Roberto Pazzi in questo romanzo.

27 ottobre 2014

America oggi (Raymond Carver)

Uomini, donne, nonni e bambini. Vite normali. Aspirazioni forse, sogni certo, sicuramente ansie, paure, le difficoltà di capire cosa e perché viviamo, 'che forse non è sempre giusto quello che ci succede e sicuramente non sempre è corretto l'agire o il reagire. Uomini, donne, passati, presenti futuri. Questa diavolo di vita normale, che normale però non è, anzi talvolta è difficile, capite. Non sempre siamo pronti. A volte siamo magari preparati, abbiamo seguito un corso di educazione all'esistenza da parte della società composta, moderata ed agiata che ci manovra e struttura. Ma poi un meccanismo si rompe, una cellula magari marginale si ribella, un sentimento diventa da quieto e dormiente furioso ed impaziente. Qualcosa si inceppa. Anche se magari ci sentiamo bene, qualcosa si rompe, una piccola bomba emotiva deflagra. Una esplosione anche minima e silenziosa e via, niente più rumore e arrendevolezza. It's a wonderful world. Maybe.