"Non dire mai: di quest'acqua io non ne bevo". Già, perché mai sapremo di quale e quanta sete vivremo. Ci sono personaggi che volenti o nolenti hanno una loro propria dimensione solo grazie al contesto in cui agiscono. Sprovvisti della ambientazione propria, probabilmente risulterebbero alquanto sfumati, sfuocati, svampiti. Esempio fra tanti è Bonaria Urrai, questa anziana donna, indurita dalla vita, dalla durezza e sostanziale claustrofobia del suo paese e della sua terra sarda, appartata, scontrosa e soprattutto addetta a lavori particolari, di cui alla fine tutti hanno bisogno. Di cosa parliamo? ma di "Accabadora", di Michela Murgia, di Sardegna dunque e di eutanasia.
01 aprile 2014
26 marzo 2014
Le ore (Michael Cunningham)
Donne che scrivono. Donne che
vorrebbero o sono state scritte e che nel miracolo della scrittura aspirano a
disgelare un sentimento ormai surgelato, prossimo alla glaciazione eterna, come
se nessuno calore potesse finalmente scaldare e ridare sapore a ciò che ha
perso gusto. E donne che vorrebbero essere protagoniste ma che invece si
scoprono comparse comparsate, che il palcoscenico è nudo e spoglio e nessuno le
guarda più, oppure donne che non sanno o non possono scrivere, ma che solo
leggendo capiscono che la loro storia è tutt’altro che già scritta, che nel
mondo ci sono centinaia di migliaia di pagine bianche a attendere di essere
riempite, che insomma, questo romanzo della loro vita s’ha da fare, costi quel
che costi.
Uscito nel
1998 e scritto da Michael Cunningham, americano del 1952 ed autore che andrò
sinceramente ad approfondire, vincitore per quel che conta del Pulitzer nel
1999, “Le ore” ha visto una riuscitissima traduzione cinematografica con la regia
di Sthepen Daldry, ( di recente sugi schermi con “The reader”) con attrici come
la Streep, la Kidman e la Moore. Uno dei rari casi in cui la trasposizione non
perde il confronto con il libro ed anzi il tutto ne esce arricchito e ancor più
vigoroso e struggente.
25 marzo 2014
Treno di panna (Andrea De Carlo)
Chissà quanti di noi nella vita sono stati almeno una volta come Giovanni Maimeri, l'io narrante di queste scorrevoli ma puntigliose e veloci pagine tutt'altro che superficiali come lui, ma anzi, dotate di un intimo spessore. Perché alla fine, tra le righe di questo romanzo, vien fuori anche questa domanda, fra le altre.
Tipica espressione di pochezza e arrangiamento all'italiana, convincente metafora o comunque incarnazione dello yuppismo anni ottanta, misurato e nello stesso tempo calibrato nel celebrare il piccolo grande sogno americano di ogni medio italiano provinciale,''Treno di panna'' è libro dalla trama semplice e dai contenuti incisivi. Un 'elegia compassata e compatta, per certi versi spasmodica ed allucinante più che melensa e romanticheggiante, del sognare l'America all'italiana.
23 marzo 2014
La grande sera (Giuseppe Pontiggia)
Non so perché Pontiggia sia praticamente scomparso dal panorama della lettura. Autore maniacale e metodico, dedito alla scrittura, di grande onestà intellettuale e di grandi capacità descrittive senza ammorbarci con lo psicologismo spinto. Nel romanzo “La grande sera”, vincitore del premio Strega nel 1989, non appare speranza, non c’è sorriso, non c‘è luce, è un crepuscolare ed irrimediabile tramonto senza nemmeno troppo malinconici effetti da cartolina romantica anche postdatata. Un titolo azzeccato, dunque, stante ad indicare neanche troppo metaforicamente il preludio ad una notte dell’anima, con tutti i personaggi avviati verso la vecchiaia, alla disperata ricerca di un senso e di una direzione a volte blandendo una altra vita o radicali svolte che puntualmente rimangono irretite nelle paure a.
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