Certo che ci voleva solo Joe Lansdale. Siamo d’accordo che la letteratura è anche puro e mero fuoco
d’artificio, una sorta di circo senza animali in clausura coattiva. E allora.
Divertimento certo, ma intelligente, non un tronfio sconfinamento nel banale,
nel triviale o nel mero meretricio di sapore volgarmente clownesco. Uno scopo
che può (e deve, è necessario) anche diventare quasi un acrobatico esercizio di
stile, divertissment senza secondi fini (almeno apparentemente) se non una
certa tendenza all’amarcord archetipico e fanciullesco, dando forma e sostanza
alle proprie letture eventualmente giovanili, quasi come dono e ringraziamento.
14 dicembre 2014
12 dicembre 2014
La notte del drive-in (Joe R. Lansdale)
Che gli zombies siano
con voi.
Stasera si va al cinema, al drive in,
ed il terrore è servito. Altro che svago, altro che popcorn e magari l'abbordaggio a qualche
frivola squinzia di passaggio. Staserà sarà
indimenticabile e la paura la farà da padrone. Ma non sarà su grande schermo,
bensì dentro e fuori di noi, ne subiremo le scudisciate truculente e le
conseguenze nefaste.
Siamo umani fino ad un certo punto, a volte
diventiamo mostri e non solo per mere apparenze estetico-fisiche.
In fondo dove c'è paura prima ci deve
essere stato il coraggio. O magari presto arriverà. Entrambe le forze, benché
opposte fanno parte di una stessa natura: l'uomo.
Fatti da parte (Ben Greenman)
Robert sta passando
mesi difficili. Viene spesso assalito dal fantasma di tornare nel nulla.
Realizzato un sogno, quello di diventare un artista celebrato e famoso, ora
combatte la paura di non essere all'altezza di quanto conseguito. Rock Foxx,
suo nome d'arte, ragazzo nero dalle umili origini, vive di musica sin
dall'adolescenza. Non pensa ad altro, ogni santo secondo. Tutto è ritmo, sound,
accordo, arrangiamento. Tenace e talentuoso, esibizionista quanto basta, ha
coronato il suo desiderio impellente, è uno dei nomi più in voga in ambito
musicale assieme alla sua band, in anni dove tutto sembra possibile. Siamo
infatti negli Usa fine anni Sessanta.
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romanzo
05 dicembre 2014
I volatili del Beato Angelico (Antonio Tabucchi)
Chissà quali e quanti miracoli compie la letteratura. E quante sensazioni improbabili evoca la lettura. Perché, mi chiedo, come è possibile che un pisano atipico, così poco toscano da sembrare esser nato in Colombia, erudito ma non capzioso, quando si lascia andare all'estro della sua capace penna, evoca suggestioni ed atmosfere di stampo portoghese- sudamericano e nella architettura dei suoi racconti lascia intravedere le stesse strutture e portanti delle geometriche costruzioni letterarie edificate da Borges?
La sintesi invero incredibile è questo anomalo ma italianissimo Antonio Tabucchi, scrittore ricercato ed originale, giunto al definitivo successo con quella perla di dignità e speranza intitolata "Sostiene Pereira", ma autore prolifico, soprattutto nell'ambito delle raccolte di racconti, cui si è prodigato spesso e con esiti felici.
Sogno, realtà, gioco e messaggio, straniamento ed iper- realismo. Le tematiche di Tabucchi giocano su registri differenti, ma sono marcatamente connotate e dannatamente suadenti. Sembra difficile poter fondere e sapere amalgamare, attraverso il mero esercizio della scrittura, elementi così impalpabili eppure a ben pensarci, pensateci bene, così presenti nel nostro vivere. Non so quanti conoscano, bene o per sentito dire, Antonio Tabucchi , romanziere e traduttore italiano. Laureato in Lettere Moderne con una tesi sul Surrealismo in Portogallo, ha insegnato Lingua e Letteratura Portoghese nelle Università di Bologna (1970-1973), Genova e Siena. Esordì come narratore pubblicando "Piazza d'Italia" nel 1975 e da allora non si è più fermato,
con una strada perseverante e perspicace, ai margini del successo ma non per questo affamato di ottenerlo. Su tutti, a mio parere, l'indimenticabile Sostiene Pereira.
"I volatili del Beato Angelico" è un delizioso libricino, da leggere con calma anche se non eccessivamente impegnativo, dove la scrittura dell'autore è una di quelle da assaporare lentamente, a piccoli sorsi, solo così se ne possono gustare le incredibili sfumature ricercate e letterarie e metaletterarie, le tonalità accese o evanescenti, la venatura malinconica o sarcastica.
Sin dal primo racconto che dà il titolo alla raccolta, capiamo di trovarci in pieno in un mondo narrativo surreale e/o fantastico, che non per questo deve essere ostico, o meramente onirico. E' un mondo possibile, abilmente edificato dalle parole e dalle immagini che ne scaturiscono. La storia del giovane frate alle prese con misteriose apparizioni volatili che renderanno di lui un pittore, fonde Storia ed immaginazione ed introduce quello che sarà l'asse portante dei restanti racconti. Dialoghi mancati, oppure inverecondi, inverosimili
o solamente plausibili, quelli raccontati nelle storie tra il pittore Goya ed re portoghese, quello tra la cartomante di Napoleone e Dolores Ibarruri, quello struggente e catartico fra Calipso e Odisseo. Surreale, intensa, deviante ma non fuorviante la narrativa che emerge da "Passato composto. Tre lettere, Ultimo invito", che chiude la raccolta, da non dimenticare il delizioso scambio epistolare intitolato "La frase che segue è falsa. La frase che precede è vera" e la borgesiana "Storia d'una storia che non c'è".
Innumerevoli influssi, letteratura che sgorga e letteratura che deriva, dedotta o indotta, unica la penna. Un testo che diverte e si diverte divertendosi, una ineccepibile lezione di talento, gusto, misura di un autore che possiamo tranquillamente annoverare tra i nostri migliori del Novecento.
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