Mike Hanlon alla fine ha deciso di chiamarli tutti e sei i
componenti della banda che da bambini vinsero una battaglia vitale. Le modalità
rilevate nell'omicidio di un omosessuale non ammettono dubbi: It, l'entità
multiforme che infesta la provinciale cittadina di Derry nel Maine, è tornato.
Ma Stan Uris non verrà, si è sucidato alla notizia della convocazione. Gli
altri sono già in viaggio. L'orrida e crudele creatura, spesso manifestatasi
nella diabolica figura del bizzarro ma comunque orrorifico clown Pennywise,
ogni 27 anni circa torna nella cittadina ad uccidere per nutrirsi, avendo come prede
preferite bambini e ragazzi. Nel 1958 trovò una inaspettata resistenza da parte
della "banda dei perdenti", composta appunto da Hanlon, il defunto
Uris, il balbuziente redento Bill, cui It ha ucciso il fratello più piccolo, il
goffo e allora grasso Ben, l'ipocondriaco e perenne vittima di una fantomatico
asma Eddie, l'irrequieto e sboccato Richie ed infine la bella, suadente e
fatale Beverly, dalla lunga e fedifraga chioma rossa.
23 luglio 2015
It (Stephen King)
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It,
recensione,
romanzo,
Sthephen King
Venite venite B- 52 (Sandro Veronesi)
Anni Sessanta, Italia,
litorale della Versilia. Il paese è incontaminato e pieno di voglie, esistono
scarse regole e nessuno che intenda seriamente far rispettare la legge. Tutto è
possibile e l'impossibilità appare una parola ancora priva di senso, questo
paese pare rinascere germogliando come fiore dalla terra arida delle sue
contraddizioni sociali e psicologiche. Lo stranito e stupefatto protagonista è
Ennio, proveniente da un ameno paesetto claustrofobico quanto basta ed ottuso
fino al vomitevole, suonatore a tempo perso di sassofono nel mitico gruppo dei
Los Locos, inappetenti al successo per DNA, che all'improvviso prende al volo
la svolta della sua vita. Dalla proposta d'ingaggio per una intera stagione
musicale presso stabilimenti e balere, si trova in mano l'incarico d'autista
dell'affarista Saligari, tipico esponente della imprenditoria di quegli anni,
spregiudicata e senza vincoli o lacci, ma ancora sufficientemente libera ed
apolitica anche se ferventemente anti comunista e comunitaria, scevra da
massonerie trasversali, capace di deturpazioni ed affari che di lecito non
avevano nemmeno l'odore ma ancora assolutamente indipendente, avventuriera come
una volta nel Far West.
Carpe diem.
Tutto cambierà. Anzi no.
Sardinia blues (Flavio Soriga)
Ecco,
lo so, ci verrebbe da dire, aggiungere, togliere, misurare. Perché questo è un
romanzo che induce all'azione, sia quel che sia. Parla di trentenni e non ai
ventenni. Strano,come no. Tre ragazzi. L'avventura. La voglia, l'arsura. Magari
anche la paura, perché il difficile è avere coraggio, come spesso mi dico e
racconto agli altri, ogni giorno è difficile, ogni anno racchiude tante
disperazioni, ma avvicinarsi ai trenta anni e superarli oggi non è un salto nel
buio ma forse di più, con la sicurezza che finalmente quel nulla che ti pesava
non è una sensazione, ma una reazione, azione, mozione. E soprattutto il farsi
un sacco di pippe mentali con la paghetta settimanale e senza malattie gravi
accertate può sfociare nella grafomania, ma non è arte. E' parodia, nulla, non
esplode.
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Flavio Soriga,
recensione,
romanzo,
Sardinia blues
22 luglio 2015
22/11/1963 (Sthepen King)
Carpe diem certo. Eppure però tutti vorremo tornare
nel passato. Per cambiare il futuro, ovvero il nostro presente. Magari per
azzeccare una combinazione al superenalotto che già conosciamo e fare soldi,
mettersi a posto. O incontrare la donna o l'uomo giusto. Oppure.
Perché talvolta non si cerca il destino personale, da cambiare, ma quello
dell'intera umanità. Per insomma rendere questa vecchia e malata terra
migliore. Ma siamo sicuri che cambiare un episodio sia poi così conveniente,
che quella illogica concatenazione di cause ed effetti di cui noi siamo meri
attori e non registi non provochi il peggio, un male assai peggiore? Già.
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