Mike Hanlon alla fine ha deciso di chiamarli tutti e sei i
componenti della banda che da bambini vinsero una battaglia vitale. Le modalità
rilevate nell'omicidio di un omosessuale non ammettono dubbi: It, l'entità
multiforme che infesta la provinciale cittadina di Derry nel Maine, è tornato.
Ma Stan Uris non verrà, si è sucidato alla notizia della convocazione. Gli
altri sono già in viaggio. L'orrida e crudele creatura, spesso manifestatasi
nella diabolica figura del bizzarro ma comunque orrorifico clown Pennywise,
ogni 27 anni circa torna nella cittadina ad uccidere per nutrirsi, avendo come prede
preferite bambini e ragazzi. Nel 1958 trovò una inaspettata resistenza da parte
della "banda dei perdenti", composta appunto da Hanlon, il defunto
Uris, il balbuziente redento Bill, cui It ha ucciso il fratello più piccolo, il
goffo e allora grasso Ben, l'ipocondriaco e perenne vittima di una fantomatico
asma Eddie, l'irrequieto e sboccato Richie ed infine la bella, suadente e
fatale Beverly, dalla lunga e fedifraga chioma rossa.
Ma poiché allora
compresero di aver solo bloccato il terribile incubo, fecero un patto di sangue
con tanto di rituale taglio sull'avambraccio, sugellandolo con un accoppiamento
quantomeno veloce e poco romantico con la Beverly, che si immolò in nome del
bene in questo rituale libidinosamente quasi sacro.
E tutti, all'improvviso, hanno ricordato, dopo aver obliato per anni. Tutti con
vite assai affollate di eventi. Non sanno se torneranno vivi ed abbandonano a
fatica le rispettive abitudini e compagnie. Solo Beverly in fondo di sta
liberando di un rozzo e manesco marito, Tom Rogan, che la picchia anche per una
sigaretta così come a suo tempo faceva il padre di lei. Un altro che come in
passato, sarà presto una marionetta nelle mani di It, capace, anni prima, di
impossessarsi di una banda turpe e violenta di ragazzetti sbruffoni per
tormentare questi pavidi ma eroici nemici.
Teatro dello scontro finale saranno le condutture fognarie al di sotto del
fiume, in quel bosco poco bucolico chiamato Barren, che racchiude tanti segreti
ed anche quei momenti incantati dell'adolescenza che non tornano più.
Ai livelli di alcuni titoli suoi molti noti al grande pubblico (L'ombra dello scorpione per dire) It è maestoso, vibrante, praticamente perfetto. Centinaia di pagine dalla
architettura solida e senza sbavature. So che l'utilizzo del termine
capolavoro, nell'arte e soprattutto in narrativa è termine quasi privo di
significato, però indubbiamente questo è un romanzo che impressiona
favorevolmente il lettore. It di Sthepen King è dunque sicuramente una lettura
imprescindibile per gli appassionati del thriller-horror e non solo. Non c'è
solo la spasmodica attesa per quello che accadrà, grazie ad una magistrale
capacità di creare tensione anche con la struttura diacronica. King prima di
tutto per l'ennesima volta nella sua copiosa produzione inneggia al mondo a
volte sadico e crudele ma comunque irripetibile dei bambini. E poi non esita a
denunciare mali incancreniti della società. Perché certe volte, dal padre e
marito di Beverly alla madre possessiva ed egoista di Richie fino al sadismo
perpetuo di Henry Bowers, ennesima vittima delle manipolazioni di It e teppista
di professione, anche l'essere umano con le sue malvagità congenite non ne esce
bene.
Come più volte detto altrove da altri, il pattern non è privo di riferimenti e
richiami cinematografici e letterari. Sicuramente il racconto di King "Il
corpo", poi trasposto al cinema col fil dal titolo "Stand by me
-ricordi di un'estate", richiama alcuni spunti essenziali di questa
corposa vicenda romanzesca. Poi molte sono le evidenti citazioni di figure
filmiche cult, soprattutto nelle entità mostruose in cui It si presenta nel
corso della narrazione. E sicuramente come in svariate recensioni è stato
rilevato, il maestro classico del genere horror Lovercraft fa più di qualche
apparizione fra le righe. Certo che ciò non inficia la validità della
composizione durata quattro lunghi anni e che secondo fonti di Wikipedia videro
il Re (come è appellato qua e là King) fare abuso incontrollato di droghe.
Per curiosità e magia, assolutamente pertinenti e nello stesso tempo
interessanti le citazioni continue di Neil Young ("Out of blue and into
the black") e Bruce Springsteen. King ha buoni gusti musicali, secondo il
mio parere.
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