“Non puoi sapere nulla. Le cose che sai... non le sai.
Intenzioni? Motivi? Conseguenze? Significati? Tutto ciò che non sappiamo è
stupefacente. Ancor più stupefacente è quello che crediamo di sapere.”
Nella storia di Coleman Silk, professore
universitario costretto alla pensione, si crede di sapere tutto ed invece
sfugge sempre qualcosa, o lo si minimizza e il dramma alla fine si impone come
unico filo conduttore. Dai rapporti famigliari, alle vicissitudini e alle scelte
discutibili fatte personalmente, ai terribili giochi che ci regala il destino,
ebbene c’è un sotteso senso di cupio dissolvi.
Silk viene cacciato dall'università con l'addebito di un accusa grave ma dalle motivazioni futili. Lui, che aveva tiranneggiato l'ateneo per decenni. La moglie muore di dolore a vederlo così sconfitto ed irritato. Poi conosce una donna delle pulizie ed uno scrittore appartato che si interessa al caso. Il resto verrà da sé. Anche l'oscuro passato del professore.
Un Roth maestoso ed
apocalittico, nonostante quella sua leziosità verbosa volta secondo me a
pavoneggiarsi e specchiarsi nella sua scrittura aggrovigliata e claustrofobica. Ma romanzo ben architettato, verrebbe da dire "perfetto".