15 giugno 2014

La scopa del sistema (David Foster Wallace)


Una giovane donna, figlia di un ricco industriale nel campo degli omogeneizzati, di nome Lenore, dalle belle gambe e dalle solide incertezze esistenziali, è colpita dalla repentina fuga della omonima nonna dalla casa di riposo, peraltro di proprietà di famiglia. Non era una nonna normale, questo no. Ancora in vecchiaia infatti distillava le perle di saggezza da lei elaborate in gioventù conoscendo il filosofo Wittgenstein, un anomalo pensatore novecentesco, passato alla storia per le sue criptiche osservazioni sulla logica, la matematica e soprattutto il linguaggio. 


14 giugno 2014

Altri libertini (Pier Vittorio Tondelli)

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Sex, drug and rock 'n roll. Da giovani viene bene, senza stonature, questa musica struggente, forte ma mai malinconica. Fra la via Emilia ed il West c'è un cuore che batte, un'anima che pulsa, un anelito a vivere. In quel quadrante geografico di mezza Italia fervono bollori di bollenti spiriti. L'America sembra sempre ad un passo, ma a volte il passo è più lungo della gamba. Allora ci si accontenta di mettersi a contare i bar che si trovano sulla statale percorrendola da Parma a Reggio Emilia, sognando comunque Amsterdam come ultimo approdo. Pur sempre meglio di tornare a casa, sempre che si abbia una casa in cui tornare. Non è Ligabue, stiamo attenti, è letteratura.

13 giugno 2014

Quel che resta del giorno (Kazuo Ishiguro)


Questa notte è ancora nostra?
Facciamo di sì. Che poi notte vuol dire ed è tante cose.  
C’è una notte che si approssima e come tutte le notti porterà un tanto buio e forse uno o più spicchi di luna nelle vite degli umani. C’è questa eterna metafora dello scorrere del tempo che poi tante volte pare rimanere fermo, questo insito richiamo al “cogli l’attimo” di oraziana memoria, ma poi, di che attimo parliamo e come cogliere e poi, tutto questo, andatelo a dire a chi comincia a titubare, temere, quasi avere paura che non sempre dopo questa notte ci sarà comunque un alba come istrioneggiava il carismatico leader del gruppo rock dei Doors, pavoneggiandosi in un età e grazie all’aiuto di droghe che anche se effimere regalano sempre luci e poche ombre, tranne quando ti svegli e devi fare i conti con il cervello e il fegato malmessi.

11 giugno 2014

Norwegian wood (Haruki Murakami)

Toru, Naoko, Nagasawa, Midori, Reiko. Cinque protagonisti di cui quattro ragazzi studenti ed una quasi quarantenne dal corpo scattante, ma dall'animo incupito da un passato difficile e strozzato da problemi psichiatrici. Estrazione sociale diversa, destini differenti. Siamo nel Giappone, raccontato da un nipponico di Tokyo, nato nel 1949, che ha viaggiato molto (romanzo scritto fra l'Italia e la Grecia, per esempio, nel 1986) e che già con il suo esordio narrativo nel 1979, ha destabilizzato la tradizione narrativa nipponica.
Ambientazione nel sessantotto e dintorni. Il pop rompe gli argini e diventa fenomeno di massa interplanetario con i Beatles, di cui Norwegian wood è un più o meno famoso pezzo. Sugli schermi esce Il laureato con Dustin Hoffmann, i giovani si immedesimano con la storia ed i protagonisti della storia, e al film il libro deve più di qualche atteggiamento e spunto, non solo perché più volte citato, ma perché lì come qui si narra dell'impatto dello studente con il mondo degli affetti adulti o adulterati, dove il problema è non solo dare spazio e sfogo agli ormoni in rivolta ma capire e conoscere la profondità dell'altro, avere quella che si chiama un relazione.