24 novembre 2015

La famiglia Manzoni (Natalia Ginzburg)

Egoista. Egocentrico. Egotico. Un buono che però, volente o nolente , dispensa male, delusione, tristezza, affaticamento e delusione sentimentale. Alessandro Manzoni, Alias i Promessi Sposi alias colui il quale viene considerato il fondatore della lingua italiana moderna con la graziosa collaborazione di un centinaio di persone ignare, nonché il nostro romanziere di punta a detta della critica officiante ed imperante, da alcuni in assoluto, da altri, meno avventati ed onesti, solo dell'ottocento.
Non so per quanti rappresenti una sorta di incubo, di rigurgito velenoso di lettura imposta, quantomeno a suo tempo (ah gioventù "che di beltà splendevi") noiosa e degna solo della rivisitazione sbeffeggiante in serie televisiva fatta dal famoso Trio. ovvero Solenghi-Marchesini -Lopez. Va da se che io ancora non l'ho digerito. Ma certo "I promessi sposi" sono un crocevia obbligatorio per tutti quanti noi hanno intrapreso gli studi superiori. E Manzoni, l'autore, oltre che come il più importante romanziere italiano di ogni tempo, ci viene presentato come uomo di nobile animo, di fervidi interessi umanitari e sociali, capace di benevole e paternalistiche iniziative nonché di benefici e cristianeggianti meritorie elemosine materiali e spirituali, dedito alla famiglia ma assunto dall'arte, sapendo ben amalgamare due attività così distanti e dissimili, pieno di ammirevoli ideali ed entusiasmanti slanci patriottici.
Non è così, almeno così è, se vi pare.

12 novembre 2015

Freddie Mercury. Chi vuol vivere per sempre? (Laura Jackson)


24 novembre 1991. A Londra, nella sua faraonica villa in Kensington si spegne a 45 anni Freddie Mercury, cantante e front man della band inglese dei Queen. Una vita fuori dai limiti, da vera star, tra eccessi e clamori, folle adoranti e vendite stratosferiche, bruscamente interrotta dall'Aids. Il clamore è enorme.
Mercury, che in realtà si chiamava Farrokh Bulsara, era nato nel 1946, nell'isola di Zanzibar, da una famiglia di origine persiana, che professava la religione parsi, tratteggiata nel libro come abbastanza rigida e che influirà probabilmente sul carattere del giovane. 

Io non ho paura (Niccolò Ammaniti)

Un piccolo sobborgo di campagna,sperduto e ramingo quanto basta, fine anni settanta che furono, 1978 per la precisione. Michele come tutti ragazzini è vivace, curioso, inquieto. Ma una mamma molto buona e tenera e poco male se il padre è un po’ burbero, deve lavorare, mantenere la famiglia. Quadro quantomeno stereotipato. Tipico maschio e tipica femmina modello feuilleton, gadget da narrativa di consumo che impiastra carta e ottenebra la mente. Neanche una parodia del neorealismo post-guerra italiano poteva riuscire ad offrire quello che invece racconta un tale, famosissimo e straletto romanzo. ma andiamo per ordine, per analizzare quello che è un bivacco sonnolento dei più usurati topoi narratologici .

11 novembre 2015

Il gruppo (Joseph O'connor)

  Sean ha deciso, entrerà a far parte del gruppo musicale di sua sorella. Gli altri tre membri accettano con gioia la novità, visto che la ricerca si stava protraendo troppo a lungo. E ormai dopo settimane di suonate avventurose, alla meno peggio, dove capitava, per parchi e vicoli di strada, è ora di fare sul serio. Solo che Robbie intuisce subito il fascino carismatico del nuovo arrivato e già sente morsi di gelosia. 
Più forte di lui. L’agognata Trez, anche se è solo sua sorella, sembra avere un feeling particolare con quel fratello grande, bello e disincantato. E poi bisognerà vedere come questa personalità forte possa andare d’accordo con l’egocentrismo eccentrico di Fran, almeno creativamente il leader del gruppo, anche e non solo per i suoi gusti elitari ed il suo look stravagante e bisessuale. Da tempo incuriosisce non solo il college, ma l’intera Luton. In effetti il suo arrivo come figlio adottivo dal Vietnam in Irlanda e poi in questa cittadina grigia ma viva ha segnato un’infanzia certamente tormentata.