03 novembre 2016

Matematica congolese (In Koli Jean Bofane)

Parafrasando il Venditti di "Notte prima degli esami", quando la matematica diventa un mestiere. E lo dice chi spesso dà i numeri, ma raramente riesce a domarli. Célio sta sorridendo, disteso sullo splendido letto del suo nuovo appartamento. È appena andato in onda il suo impattante spot sull’emittente statale, è soddisfatto. Ora il mondo spalanca le sue porte per lui, ormai un ex dei quartieri affamati di Kinshasa. Un premio alla caparbia ostinazione e alla fiducia incondizionata nei poteri della matematica, materia di cui è padrone. L’assoluto factotum delle manovre presidenziali, il libidinoso Tshilombo, l’ha preso in simpatia. Il losco figuro è la longa manus del Presidente, ultimamente vittima di rigurgiti democratici che indeboliscono il suo dominio. Peccato che la sua guardia fidata, a cui ha commissionato la sorveglianza di Célio, sia in preda ad oscure paure ancestrali. Un mondo difficile, questo Congo, in cui il regime resiste, i ribelli avanzano, l’Occidente preme per motivi di interesse. E Célio ripensa alla sua infanzia infranta dalla guerra civile, al prete cui deve sostanzialmente tutto, alla bella collega soggiogata dalla sua rapida ascesa.

25 ottobre 2016

Il trono vuoto (Roberto Andò)

Metafisica del contemporaneo. Un partito politico importante. Un leadership inattaccabile da difendere. Sondaggi. Consenso. Ed una vita propria che sfugge, va via. Bisogna riprenderla. Enrico se ne va, di nascosto e senza dare spiegazioni. Il mondo non può girare attorno ad un segretario di partito. Meno male che ha un fratello gemello. Peccato che sia in centro di igiene mentale. Però alla fine meglio salvare le apparenze e sostituirlo, costi quel che costi. Anche se alla fine invece che il tracollo, l’inopinata ed ingiusta malefatta politica si rivela un successo. Il tutto su un piano speculativo. Con, per contrappasso,  sullo sfondo il sesso, inteso come istinto primordiale e salvifico, a giustificare la propria insoddisfazione. Che sia romantico o veloce, rimane l’unica certezza. Dura quasi un attimo, eppure appaga.

19 ottobre 2016

Il figlio ( Philipp Meyer)

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Niente Roth e tantomeno Franzen. Neanche McCarthy. E nemmeno, dai più amato, Wallace. La narrativa più esplosiva che abbia letto, nella statunitense contemporanea, appartiene ad un ragazzetto di quarant’anni. Giudizio di parte certo, ma che io conosca esprime un nuovo talento. Un romanzo poderoso, avvolgente, strutturato su più piani, dall’andazzo classico ma separato e distinto da capitoli in sequenza diacronica (= sfalso temporale) eppure con  aperture e chiuse davvero coinvolgenti, detto fra noi in alcuni casi memorabili. Dai bisonti ed i Comanche al petrolio alla speculazione bancaria. L’epopea dei McCollough, famiglia nel senso sacro della parola e made in Usa. 

14 ottobre 2016

Ricordami così ( Bret Anthony Johnston)

Paura, dolore. E soprattutto il senso di colpa, che attorciglia istanti, violenta cervelli e stringe forte la presa sin quasi a far mancare il respiro. Si pensa sempre di non fare il proprio dovere, da genitori, di far mancare qualcosa al figlio ed allora ci si umilia e ci si frusta, peggiorando di fatto le cose. La famiglia Campbell sembrava una famiglia felice, di quelle che diciamo da pubblicità Barilla. Poi è scomparso Justin, il primogenito. I tre rimasti, padre, madre e secondogenito, hanno sfaldato tutto, la propria autostima, il passato, il presente ed il futuro. Nulla rimane uguale. Si differenziano legami intimi, la reciprocità, la condivisione, anche l'affetto. E l'improvviso ritorno dello scomparso, dopo una vicenda tenebrosa se non orrida, invece di essere una catarsi diventa un problema.