Canta. Che magari poi ti passa. Suona, suona ancora, Willy, che la gente ha voglia di divertirsi di nuovo, dopo che son passati i duri tempi della guerra. Ora eccoti di nuovo a Catania, dall’America che ti salvò la pelle. Dato che prima della Seconda guerra mondiale fosti coinvolto, per caso, per destino o per magia in un “ammazzamento” e t’aspettava la galera, senza ombra di dubbio. Ma si sa, se hai qualche amico, di quegli “amici” che girano da quelle parti, nulla è impossibile. Hai un asso nella manica, Willy, sei nelle grazie di Lucky Luciano, il boss dei due mondi, cacciato dagli Usa come indesiderato ma capace ancora di tessere le fila ed intavolare lucrosi affari con la politica.
05 febbraio 2015
28 gennaio 2015
Vite di uomini non illustri (Giuseppe Pontiggia)
Non so se qualcuno ricorda una canzone di Francesco De Gregori del 1985,
che recitava "la storia siamo noi". Bene. Quel pezzo, sebbene
probabilmente scritto per altri intenti, mi fa da sottofondo ideale a questo
testo di Giuseppe Pontiggia, narratore lombardo recentemente scomparso,
scrittore di notevoli doti e di discreto successo e probabilmente estraneo alle
mafie intellettuali ed editoriali.
Il testo in questione è composto da diciotto
capitoli, brevi come un racconto ma lunghi come diciotto esistenze, sorta di
schede anagrafiche ma non solo, delimitate da nascita e morte del personaggio
principale, rigorosamente con luogo, data e modalità. Storie comuni, brandelli di vita, istanti cruciali.
26 gennaio 2015
Storia dell'assedio di Lisbona (Josè Saramago)
Cosa succederà a Lisbona se nel 1147
i crociati veramente decidessero di non aiutare le truppe portoghesi stanziate
alle porte, pronte a liberare la città dalla dominazione araba? E come
conseguenza come si metteranno le cose nelle vita di un modesto e riservato
correttore di bozze se è proprio lui a modificare il corso degli eventi
mediante una semplice, infantile e quasi giocosa apposizione di un
"non" ad un manuale rigoroso o quasi, che descrive quella storia e
che a lui è stato assegnato per lavorarci sopra onestamente?
No ragazzi, niente fantascienza già abusata, niente fiction massmediatica e "gran-fratellosa", stavolta davvero fate i seri e non prendetevi sul serio, questo è solo un denso ma affascinante romanzo vero, si parla dell'umano e dei suoi a volte melodici e malinconici voli pindarici, volti solo a provare l'ebbrezza del volo, quasi come un pulcino che all'improvviso seppur goffo, si rifiuta di fare il pollo a vita. Con il benestare della gallina di turno. Sconsigliato di leggere a chi cerca solo nidi decrepiti, certezze fragili, umori fradici. Qui si parla di passione ed amore, forti e labili, incerti e vigorosi come solo i sentimenti sanno fare. Quando tutto va bene alla faccia di una negazione.
No ragazzi, niente fantascienza già abusata, niente fiction massmediatica e "gran-fratellosa", stavolta davvero fate i seri e non prendetevi sul serio, questo è solo un denso ma affascinante romanzo vero, si parla dell'umano e dei suoi a volte melodici e malinconici voli pindarici, volti solo a provare l'ebbrezza del volo, quasi come un pulcino che all'improvviso seppur goffo, si rifiuta di fare il pollo a vita. Con il benestare della gallina di turno. Sconsigliato di leggere a chi cerca solo nidi decrepiti, certezze fragili, umori fradici. Qui si parla di passione ed amore, forti e labili, incerti e vigorosi come solo i sentimenti sanno fare. Quando tutto va bene alla faccia di una negazione.
18 gennaio 2015
Everyman (Philip Roth)
Una storia
impervia, densa ma scorrevole che con 116 pagine presenta il resoconto di una
esistenza, quella del protagonista indiscusso ed indiscutibile della storia,
che però troviamo all’inizio essere sepolto nella fossa. E allora andiamo a
conoscerlo, perché ci viene raccontato con approfonditi, letali flashback.
Tre
matrimoni, affetti di ogni tipo, fatti ed antefatti ed una continua sola missione:
la vita, costi quel che costi, perché è la cosa più bella e più brutta che ci è
data e che è destinata a finire, qualunque cosa tu faccia. Chiaro che quando
arriva la morte si fanno i bilanci e si ha paura, quando le forze decadono, l’egocentrismo
vacilla e si piangono lacrime di coccodrillo anche se tutto sommato si è stati
talmente bravi da avere solo successi e denaro, ma anche poi l’inevitabile
solitudine, perché tutto si paga, anche il conto degli affetti.
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Everyman,
Philip Roth,
recensione,
romanzo
23 dicembre 2014
La storia dell'amore (Nicole Krauss)
Era uno di quei giorni così. Ero in libreria per due titoli
che volevo assolutamente comprare. Poi come spesso mi accade, forse perché roba
di nicchia, non li trovo, anzi, bisognerebbe ordinarli sostiene la commessa
molto paffuta e per nulla attraente. Non mi arrendo, non sia mai e mi capita
allora fra le mani questo corposo volume, con la solita anonima e
romanticheggiante copertina delle edizioni Guanda, stile harmony floreale.
Mi dico perché no. Il titolo quasi aulico ed imperativo , in qualche misura altisonante. Magari può far sospettare un suadente e mucciniano trattato di sapore Mocciano, pieno di luoghi comuni e baci e abbracci e ti amerò per sempre. Oppure si presume che trattasi di una vibrante e magari schizofrenica digressione sulla passione, i sentimenti, le catarsi, le fisicità dell'amare.
Invece, alla fine, vi dirò, si rimane stupefatti, perché si trova un intenso, malinconico e sorprendente romanzo, di notevole fattura, in questi tempi di produzioni letterarie dove il melenso ed il già visto -già sentito abbondano nelle librerie.
Mi dico perché no. Il titolo quasi aulico ed imperativo , in qualche misura altisonante. Magari può far sospettare un suadente e mucciniano trattato di sapore Mocciano, pieno di luoghi comuni e baci e abbracci e ti amerò per sempre. Oppure si presume che trattasi di una vibrante e magari schizofrenica digressione sulla passione, i sentimenti, le catarsi, le fisicità dell'amare.
Invece, alla fine, vi dirò, si rimane stupefatti, perché si trova un intenso, malinconico e sorprendente romanzo, di notevole fattura, in questi tempi di produzioni letterarie dove il melenso ed il già visto -già sentito abbondano nelle librerie.
16 dicembre 2014
Le correzioni (Jonathan Franzen)
Una tranquilla famiglia americana. Di quelle che. Quelle che insomma, qua e là le dicono normali. Che lavorano, lavano i piatti, educano i figli. E per carità, pagano le tasse, per quello che si può.
Pregano.
Amano.
Odiano.
Fanno figli.
Per dire, una di quelle famiglie che non vanno in televisione, ma fanno la nazione, una nazione che tale non è nata per caso o per follia, ma che poco tempo fa faceva tanta invidia e che una volta, non lontana, dominava il mondo ed ora si trova dominata, cose che succedono. Ma non ditemi che nessuno lo sapeva, fatta di queste persone, che sotto sotto pensano che la felicità può essere acquistata al supermercato, la serenità non è tassata ma neanche è una rendita e la carta di credito una password per accedere ai misteri della vita, svelandone i perché.
14 dicembre 2014
Olive Kitteridge (Elizabeth Strout)
Olive
è dappertutto, anche dove non può arrivare, anche dove non serve, nessuno lachiama, nessuno la vuole. Emigra e trasmigra
dalla sua vita a quelle di altri, senza soluzione di continuità. Per
lei l'importante non è piacere, far divertire, dare gioia. Per lei è
importante esserci, costi quel che costi. Ed allora visto che è
stata insegnante, cerca di insegnare la vita a chiunque, anche se la
sua pare un esistenza non proprio imparata, invadente ma non
generosa, viva anche quando pare morire, perché Olive di sentimenti
ne ha molti, specie castrati.
Fuoco nella polvere (Joe R. Lansdale)
Certo che ci voleva solo Joe Lansdale. Siamo d’accordo che la letteratura è anche puro e mero fuoco
d’artificio, una sorta di circo senza animali in clausura coattiva. E allora.
Divertimento certo, ma intelligente, non un tronfio sconfinamento nel banale,
nel triviale o nel mero meretricio di sapore volgarmente clownesco. Uno scopo
che può (e deve, è necessario) anche diventare quasi un acrobatico esercizio di
stile, divertissment senza secondi fini (almeno apparentemente) se non una
certa tendenza all’amarcord archetipico e fanciullesco, dando forma e sostanza
alle proprie letture eventualmente giovanili, quasi come dono e ringraziamento.
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