09 giugno 2015

Rumble tumble (Joe R. Lansdale)

Mettete senza rimostranza né pregiudizi un' America guardata con occhio non critico e politicamente militante. Ma semplicemente rivendicando il proprio orgoglio e malincuore di essere cittadino di una presunta nazione che però al suo interno, nonostante la onorificienze auto-referenziali, presenta evidenti marasmi interiori ed una conturbante e vertiginosa massa di contraddizioni.

Mettete la volontà di dare corpo ed anima a due personaggi, abbastanza fuori contesto, abbastanza particolarizzati, con illustri precedenti nella narrativa anche europea come tentativo di tipicizzazione (Pennac, Montalban) ma anche nello stesso tempo autonomi ed originali, anche per le inevitabili contestualizzazioni geo-climatiche cui devono la loro nascita. Eccoli allora, Hap e Leonard, nella loro ennesima avventura di una molteplice serie di libri.

Tramonto e polvere (Joe R. Lansdale)

                                 
Luci ed ombre laggiù nel Texas. In qualche modo il sottofondo di " The ghost of Tom Joad" di Bruce Springsteen, alla ricerca di perduti ardori e passati timori in un atmosfera pregna di densi odori.

Ed un titolo epico, Tramonto e  polvere, che evoca qualche scenario caldo, denso, crepuscolo e dannazione per un romanzo del poliedrico Joe R. Lansdale, che qui forse prova, nel 2004, a condensare in unico testo molti suoi temi ricorrenti, lanciando al galoppo della fantasia una nuova avventura di sapore poliziesco ma senza l'inqualificabilie e incontinente presenza della sua più riuscita creatura romanzesca, i, a loro modo, "mitici" detective Hap e Leonard, protagonisti di una nutrita serie di romanzi (tra cui Il mambo degli orsi" e Rumble tumble  ). Protagonista una donna. Sola. Contro tutti. In un Texas dalla natura scontrosa e virulenta, ostile, con dei risvolti terrorifici. 

Il comunista (Guido Morselli)


Già dal titolo evocativo e all’apparenza severo, altisonante per certi versi,  “Il comunista“, di Guido Morselli fu pubblicato nel 1976, benché fosse stato scritto ben venti anni prima, per la forse nota parabola esistenziale ed editoriale dello scrittore, morto suicida nel 1973 e meritorio di fortuna letteraria solo all’indomani del tragico gesto. Abbiamo di fronte un’opera di cui forse si è parlato poco, ma che rappresenta un desueto ma ben congegnato romanzo, mirato, avente a priori un obiettivo annunciato sin dal titolo, ma indubbiamente recante in sé la natura e la forza di una preziosa testimonianza di natura letteraria, forte ma non altero, con una lungimiranza e una pacata ma non per questo meno incisiva onestà intellettuale. Morselli tratteggia infatti un quadro completo, distaccato ma non asettico e per certi versi impietoso di un partito simile ad una enorme sfinge, dai rituali quasi ecclesiastici e dalla sostanziale freddezza, senza aver mai avuto a che fare con lo stesso e senza che esistessero plausibili motivi di eventuale accidia o rimostranza. E’ dunque meramente la scrittura e la tesi di fattura letteraria di un autore sui generis magari, ma indubbiamente dotato di una lucida e accurata capacità di analisi del suo tempo, con uno stile comunque levigato, essenziale, abilmente manovrato. 

28 maggio 2015

Prendila così (Joan Didion)

Carter, Bz, Maria, Helene.  E altri uomini altre donne, un immenso vuoto che nessuno drink o spinello potrà mai riempire, né tantomeno il sesso usa e getta. Il male di vivere, la capacità di r-esistere alle intemperie, alle delusioni, all'inafettività straripante, ai dolori.
"C'è una cosa a mia difesa, non che importi: so qualcosa che Carter non ha mai saputo, e neppure Helene, e forse neppure voi. So che cosa significa "nulla", eppure continuo a giocare.
Perché, direbbe BZ.
Perché no, dico io”

27 maggio 2015

Marinai perduti (Jean-Claude Izzo )

Il mio primo Izzo. Il mio primo ma decisamente convincente. Il mare. Con suoi affascinanti misteri, i suoi moti rabbiosi, i suoi placidi silenzi. Marsiglia, con la sua natura poliglotta e marina. E tre uomini. Tre marinai. Costretti all’esilio forzato dal loro ambiente naturale e per ciò dediti a ripescare dal loro passato quello che non è andato, quello che poteva andare meglio, quello che non potrà più succedere. L’irreprensibile capitano Abdul. Il riflessivo e  scontroso vice Diamantis. E il volatile e pieno di vita Nadim .

21 maggio 2015

Il castello (Franz Kafka)


Un castello. Maestoso ed imponente, dimora inaccessibile, dai mattoni plasmati su indifferenza e inaccessibilità, dal cemento fatto di silenzio e segreti, dalle porte sempre chiuse e con le finestre invece sempre aperte, per spiare e dominare le pianure del circondario, gli inermi ed assoggettati villaggi popolati da gigantesche paure e diffidenze incarnatesi in persone. 
Villaggi di genti semplici ma oltremodo complicate, ghiacciate dai loro contorti passati burrascosi e dagli obliqui e mai retti rapporti con i funzionari e signori del Castello, dediti questi ultimi alla loro misteriosa attività di controllo burocratico che neanche l'Italia, nella sua allucinata ragnatela di competenze fra organi di diversa fattura e gerarchia è riuscita a riprodurre nel suo attuale assetto istituzionale. 
K., il protagonista, è un agrimensore che invece di delimitare terreni, pretende testardamente di misurare i comportamenti umani, incastrandoli in aride figure geometriche da cui esce puntualmente schiacciato, poiché come noto solo l'animo umano riesce a rendere quadrato un cerchio o viceversa, per le sue innate e criptiche contorsioni e diversificazioni. 


20 maggio 2015

Il premio (Manuel Vazquez Montalban)


Siamo a Madrid, in questo recente fine secolo. La Spagna socialista ed ormai in grande spolvero, celebra la mania di un suo tipico affarista bipartisan come Lazaro Conesal. E' ormai tradizione che egli organizzi un ricchissimo premio letterario tutto di sua mano. Nell'affastellato e futurista Hotel di proprietà, una ricca, morbosa, claudicante quanto arzilla e logorroica serie di invitati titilla eccitata atteggiamenti e discorsi in attesa della proclamazione del vincitore milionario. Ma Labaro, affarista affine a molti nostri del presente passato e dell'attuale futuro, impelagato con mani e piedi in transazioni e transizioni politiche poco chiare ma alla luce del sole, teme per sé, per il figlio, per il mondo intero. Assolda dunque, per vigilare, questo famoso detective privato Carvalho, noto ormai per la sconvolgente capacità di risolvere casi intrigati, intriganti e molesti, ma oramai vecchio e disincantato, lasciato dalla sua leggendaria amante Charo, prostituta d'alto bordo in quel di Barcellona, sempre più dedito all'alcol che al cibo (tanto che ha "costretto" il suo editore ha pubblicare sul serio un volume con le sue ricette sparse fra vari libri), non più accompagnato nelle sue indigeribili ed affascinanti cene dall'assente assistente Biscuter, maggiordomo di un altro secolo ed oramai anche lui vittima dei fatti e misfatti. 

19 maggio 2015

Morte di un uomo felice (Giorgio Fontana)


Non mi è piaciuto. Non so neanche perché. ma ho chiuso l'ultima pagina sentendomi insoddisfatto. Colnaghi, il protagonista, è un deus ex machina troppo perfetto, teso oltre che a scoprire i terroristi colpevoli dell'omicidio di un collega, anche a capirne le intime ragioni, i sentimenti, i pensieri. un magistrato integerrimo, un uomo dimidiato ma composto, purtroppo talvolta risultante a me empatico come il fumo che esce dalla sua inseparabile pipa. Manierato a più non posso, con improvvisi squarci di scrittura elegante ed illuminata, composita, levigata ma troppo lucente da potersi definire vera. Una potente esemplificazione di un accurato editing oppure un mirabile esempio di manierismo datato ma pur sempre efficace?

Uno Stoner, per certi versi, per accostarlo a recenti casi editoriali,  ma più granitico, meno umano, troppo meno umano, quasi trascendente ed immanente da risultare più un dipinto, che un racconto.