23 marzo 2014

La grande sera (Giuseppe Pontiggia)


Non so perché Pontiggia sia praticamente scomparso dal panorama della lettura. Autore maniacale e metodico, dedito alla scrittura, di grande onestà intellettuale e di grandi capacità descrittive senza ammorbarci con lo psicologismo spinto. Nel romanzo “La grande sera, vincitore del premio Strega nel 1989, non appare speranza, non c’è sorriso, non c‘è luce, è un crepuscolare ed irrimediabile tramonto senza nemmeno troppo malinconici effetti da cartolina romantica anche postdatata. Un titolo azzeccato, dunque, stante ad indicare neanche troppo metaforicamente il preludio ad una notte dell’anima, con tutti i personaggi avviati verso la vecchiaia, alla disperata ricerca di un senso e di una direzione a volte blandendo una altra vita o radicali svolte che puntualmente rimangono irretite nelle paure a.

19 marzo 2014

Il meglio dei racconti (Dino Buzzati)

Spazio alla fantasia. Oltre le miserie quotidiane. Una minuziosa mappatura dei possibili terreni dell'altrove. Parlare di Dino Buzzati (1906-1972) oggi è per me come ricordare un pezzo di vita. Incontrato sulla variopinta e variegata strada delle mie letture più di venti anni fa per via del suo accostamento al grande scrittore praghese Franz Kafka, che amavo. E poi studiato con passione puntigliosa come "oggetto" della tesi di laurea in critica letteraria. Non perché il veneto sia dunque il mio autore preferito, conoscendone forse più i difetti che i pregi, ma perché forse ingiustamente relegato in un cantuccio nel panorama narrativo italiano forse solo per motivi politici ed ideologici, visto che era conservatore e scriveva un genere estraneo all'imperante e talvolta ossessivo neo-realismo italiano oppure alle varie correnti dei manzoniani. Un fantastico "old style" che regala sempre qualche brivido, che ti percorre e scorre, scuote le tue paure, fossero anche quelle più semplici, naturali, puerili, genetiche. 

17 marzo 2014

La donna della domenica (Fruttero-Lucentini)

Si dice spesso che gli italiani sanno scrivere gialli solo se li caratterizzano regionalmente. Chi lo dice? non mi ricordo, ma l'ho letto, giuro, da più parti. Oppure si sostiene che si rifanno a moduli e modelli di importazione, traducendo (male) stilemi e dettami di altre culture. Ma non sempre è così, anzi. Fruttero e Lucentini, inossidabile coppia di scrittura gialla a quattro mani, qui forse raggiunse l'apice per trama, personaggi, ambienti. Ancora estremamente godibile, anche se datato anni Settanta. E tenete conto che gli oscar Mondadori spesso, come oggi per esempio, sono in offerta.

10 marzo 2014

Limbo (Melania Mazzucco)

Manuela è sul letto dopo aver fatto l’amore con Mattia, che si sta facendo una doccia, e guarda furtiva il portafoglio di lui. Quale migliore occasione per sbirciare i documenti e finalmente carpire qualche verità su quell'uomo avvincente ed affascinante, praticamente irresistibile ma pieno di oscuri misteri? Lei lo sa, si sta innamorando già, malgrado lo conosca solo da pochi giorni. Nonostante la sua condizione di convalescente. Perché Manuela Paris è reduce da un attentato in Afghanistan, dov'era nel contingente italiano in missione detta “umanitaria”, uno dei primi ufficiali donna a partecipare a quella operazione in terre ostili e pericolose, in cui basta un attimo perché si compia un destino anche tragico. Sei mesi prima, in giugno, un kamikaze ha reciso le vite di tre uomini del suo plotone e ha ridotto lei un relitto, ficcandole criminali schegge nel cervello e spezzandole in più parti una gamba che per ora non vuole saperne di tornare come prima.