Barney,
che tesoro. Sei solo profondamente arrabbiato con chi ti ha tradito e
sbugiardato. In fondo stai poi solo sproloquiando di te. O di noi.
Anzi, di voi, voi umani intendo. Questi umani che credono di popolare
la Terra ed invece la spopolano di sogni, la fecondano di incubi e
allora che irriverenza sia. Nessun perbenismo, ci mancherebbe, il
moralismo è l'oppio dei popoli. Basta criticare, recidere,
deformare, costruire è faticoso, alla fine è tutto più facile
azzerare senza pietà, che siano solo macerie. Che rarità, quanta
forza e veemenza, quanto sei forte Barney. Siamo pronomi, a volte
nomi, raramente cognomi. Eppure eccoci qui Barney, tu sei noi, noi
siamo te e non ci si capisce nulla, la realtà appare, non è mai.
Come fanno un bel po' di persone. Tante, forse troppe. Anche tu.
Siamo tutti compresi.
16 giugno 2014
15 giugno 2014
La scopa del sistema (David Foster Wallace)
Una giovane donna, figlia di un ricco industriale nel campo degli omogeneizzati, di nome Lenore, dalle belle gambe e dalle solide incertezze esistenziali, è colpita dalla repentina fuga della omonima nonna dalla casa di riposo, peraltro di proprietà di famiglia. Non era una nonna normale, questo no. Ancora in vecchiaia infatti distillava le perle di saggezza da lei elaborate in gioventù conoscendo il filosofo Wittgenstein, un anomalo pensatore novecentesco, passato alla storia per le sue criptiche osservazioni sulla logica, la matematica e soprattutto il linguaggio.
14 giugno 2014
Altri libertini (Pier Vittorio Tondelli)
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13 giugno 2014
Quel che resta del giorno (Kazuo Ishiguro)
Questa notte
è ancora nostra?
Facciamo di sì. Che poi notte vuol dire ed è tante cose.
C’è
una notte che si approssima e come tutte le notti porterà un tanto buio e forse
uno o più spicchi di luna nelle vite degli umani. C’è questa eterna metafora
dello scorrere del tempo che poi tante volte pare rimanere fermo, questo insito
richiamo al “cogli l’attimo” di oraziana memoria, ma poi, di che attimo
parliamo e come cogliere e poi, tutto questo, andatelo a dire a chi comincia a
titubare, temere, quasi avere paura che non sempre dopo questa notte ci sarà
comunque un alba come istrioneggiava il carismatico leader del gruppo rock dei
Doors, pavoneggiandosi in un età e grazie all’aiuto di droghe che anche se
effimere regalano sempre luci e poche ombre, tranne quando ti svegli e devi
fare i conti con il cervello e il fegato malmessi.
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