17 luglio 2014

Il signor Bovary (Paolo Zardi)


Pensava che l’abbandono repentino dell’abbraccio della partner fosse per l’orgasmo. Invece la sua amante gli è morta mentre consumavano un rapporto focoso come sempre. Ora cerca di fuggire da quella anonima casa popolare dove ha messo in atto l’ennesima trasgressione della sua vita parallela. Non bastavano i giochi erotici, gli appuntamenti bislacchi, gli improvvisi e pericolosi slanci di passione. Ha voluto provare a prenderla nel appartamento di lei, con la paura di un repentino rientro del marito. Ora bisogna fuggire, non lasciare tracce, ci mancava solo lo sperma sulle coperte e il conato di vomito che non ha saputo respingere. Ora bisogna stare calmi. Il ricco ed affermato funzionario di banca, con una famiglia modello, si è lasciato trascinare nel turbine della perdizione assoluta, costruendo un rapporto borderline con quella addetta alle pulizie apparentemente pudica, se scoprono tutto saranno guai.


Una ordinaria storia di completa dissoluzione, raccontata con grande piglio e crudele essenzialità, senza indugi di sorta, tratteggiando la vita trionfante di un esperto di finanza senza scrupoli che cerca il brivido del superare ogni limite, sessualmente parlando, fuori dalle mura di casa, con un rapporto clandestino. Ma si sa che l’imprevisto regna sovrano e non siamo mai in grado di affrontarlo, questo pare insegnare. E allora fuggiamo, ma siamo senza scampo. Particolarmente curato (tanto da suggerire alcuni riecheggiamenti del Giuseppe Pontiggia più ispirato), questo racconto lungo, nei suoi rimandi letterari, offre interessanti spunti di lettura valorizzando una storia ed un intreccio tutto sommato banali e esplicitando rimandi che non possono far pensare. Pensate ad una Bovary al maschile, cosa potrebbe combinare, se e come ne saprebbe uscire una volta entrato nel lato oscuro della passione.

16 luglio 2014

Persecuzione. Il fuoco amico dei ricordi (Alessandro Piperno)


Dio li fa e poi li accoppa? può darsi.
Leo Pontecorvo è sfortunato, forse. L' intero suo mondo, così teneramente edificato con superiore pazienza, si distrugge per implosione durante la breve durata di un servizio giornalistico al telegiornale serale. Una sorta di “Disastro praecocs”. Già Leo non passava un gran periodo. Capita. Una serie di impicci appiccicaticci e morbosi che lo stavano estraendo chirurgicamente dalle sua vita dorata per fargli sentire un poco i morsi della difficoltà incipiente. Ma quando lo speaker annuncia davanti alla sua famiglia dedita al rito della cena serale che è sotto inchiesta per aver concupito una dodicenne, peraltro ragazza del suo secondo figlio, nulla può fermare la disintegrazione. 

25 giugno 2014

Bestiario (Julio Cortazar)

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Lo so. Tutti siamo convinti che esiste un'unica inconfondibile realtà e tutto il resto è noia, fobia, magari allucinazione. Ma siamo umani, sbagliare è normale, perseverare è inutile. Esiste l'altro, esistono più realtà, tante quante l'universo può contenere. E la Letteratura, quella con la elle maiuscola, ha il compito di raccontarle, perché non dovrebbe semplicemente fotografare il reale, che siamo capaci di percepire con i nostri sensi, ma affrescare mondi possibili e contigui che forse potremmo vivere. Eccolo dunque il racconto fantastico moderno, dire quello che non si dice ma che dovrebbe essere detto. Siamo realisti, esiste l'impossibile, davvero. Il mondo di Cortazar è questo. L'autore di questo libro dipinge ciò che dipingere non si è dipinto, ma si dovrebbe. O almeno si potrebbe.

24 giugno 2014

La metamorfosi (Franz Kafka)


In linea di massima siamo portati a pensare che dentro di noi non ci alcuna parte mostruosa o comunque non edificante e che invece magari questo problema riguarda il prossimo. Sono gli altri, sempre e comunque, ad essere magari bestiali o capaci di bestialità.
 Tipico dell'essere umano è evitare lo specchio e dilettarsi nel deridere gli aspetti altrui. Ma provate a pensare quante volte l'esteriorità arriva a dirigere i percorsi di una esistenza, provate solo ad immaginare cosa significhi che non sempre l'aspetto fisico corrisponda per forza a quello psichico ed interiore. L'apparenza inganna, si dice, ma tronfia e loffia vince sempre, specie qui da noi, popolo massmediatico ed affamato di futilità evanescenti, di quello che si dimentica, più che di sostanza. Non venitemi a dire che siamo eccezioni, che io, tu, voi no, non commettiamo peccato. L'eccezione conferma la regola.