Sostiene Tabucchi che ci sono innumerevoli possibilità di viversi il
proprio malessere intellettuale ed esistenziale. E che sia universale infatti che nascosto,
magari in soffitta, nel cuore o nel cervello, non si abbia un angolo ribelle,
un angolo che brama e concupisce un mondo diverso, migliore.
04 dicembre 2014
La banda della magliana (Gianni Flamini)
Un pugno allo stomaco. Un conato di vomito. Una rabbia sorda e cieca.
Leggere alcuni libri fa male, ti graffia il cuore, ti fa sentire indignato,
perso, sconfitto. E soprattutto ti fa vergognare di essere in una nazione
corrotta e corporativa, dove dietro la facciata esteriore si nasconde di tutto
e di più e alle spalle del cittadino comune vengono commessi efferati delitti e
variegate ruberie.
Per capire il DNA italiano, per arrivare a comprendere lo sfacelo attuale delle istituzioni, per avere insomma consapevolezza di quanto fango si è accumulato e stratificato negli anni ebbene la storia della Banda della Magliana è esemplare.
Per capire il DNA italiano, per arrivare a comprendere lo sfacelo attuale delle istituzioni, per avere insomma consapevolezza di quanto fango si è accumulato e stratificato negli anni ebbene la storia della Banda della Magliana è esemplare.
01 dicembre 2014
Il processo ( Franz Kafka)
Vorrei
incontrare chi non si è mai sentito in colpa. Sì, anche quello che
magari beccate spesso sull'uscio di casa, la barba fatta, il volto
magari insipido ma senza macchia o paura, gli occhi lontani, l'animo
impermeabile a qualunque sforzo, fatica o dannato impegno di questa
vita che ci vive e ci muore dentro senza che possiamo fare nulla.
Oppure la donna ineffabile, tanto bella che eppure si dà, quella che
volteggia, circuisce eppure eccola lì, bella statuaria,
irraggiungibile, come i cellulari, questo maledetto aggeggio che
ormai domina la vita o la riempie, nel caso di esistenze che hanno
bisogno di essere riempite. Come il mio portafoglio, per dire.
"Qualcuno doveva aver calunniato Josef K., poiché un mattino senza che nulla avesse fatto di male, egli fu arrestato."
25 novembre 2014
Con le peggiori intenzioni (Alessandro Piperno)
Lo so.
A volte il titolo mi prende e porta via, come una passione insana e insanabile. E questo titolo ha quelle peculiarità. Poi l'ambientazione. Questa meraviglia delle meraviglie che tutti chiamano anni sessanta. Dove tutto poteva succedere, molto forse pareva accadere e poco, a stringere le conclusioni, fece succedere in seguito, se non un inesorabile stritolamento delle impossibilità allora apparentemente possibili.
Italia era e Italia è rimasta, con qualche pseudo liberalizzazione in più e qualche corporazione che si è accorpata in corporazioni più grande. E qualche rigurgito xenofobo di sapor provinciale che ogni tanto qui e là goffamente fuoriesce, così stolto da essere quasi folkloristico, benché deprecabile.
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20 novembre 2014
Il giorno dello Sciacallo (Frederick Forsyth)
Esiste
l'arte anche nei cosiddetti generi minori, in questo caso una sorta di thriller
al sapore di spy story. Anche se narrativa di settore infatti, trattasi sempre
di gemma d'autore.
Anche perché questo romanzo ha una sua particolarità, essendo nella sua
interezza una indelicata, onesta, spassionata celebrazione del male fatto
persona. Tale inquietante risorsa narrativa ha l'appellativo di Sciacallo.
Inafferrabile, violento, sagace, capace di amare come uno stallone e di
bastonare come un Rambo.
E la sua mission non è esattamente rubare la marmellata. In un mondo appena
tagliato a fette dall'inizio della guerra fredda gli si chiede di uccidere
Charles de Gaulle, ovvero quel presidente dal volto corvino e dallo sguardo
truce che traghetterà la Francia dal dopoguerra agli anni settanta, tra guerre
coloniali, repressioni, colpi di stato, attentati e leggi liberticide. Una
dittatura dal volto buono, imparagonabile per cause ed effetti ad altra
esperienze antidemocratiche o similari vissute dal continente europeo.
19 novembre 2014
L'uomo dai cerchi azzurri (Fred Vargas)
Lui si chiama Jean-Baptiste Adamsberg. Il classico commissario tenero e tenebroso al contempo, con illustri ed ormai acclarati precedenti. Distaccato, intellettualoide, scontroso, malinconico, devastante con le donne ma con un amore che sfugge, perché Camille è andata via e rappresenta la chimera che alloggia in ognuno di noi. I suoi colleghi sono tratteggiati ma come se dipinti,
instabili e ieratici allo stesso tempo. L'intrigo è oscuro e fantasioso, qualcuno dipinge cerchi azzurri sui marciapiedi, evidenziando al centro del disegno oggetti strambi, quasi inutili e scrivendo una frase quasi esoterica, "Victor, malasorte, il domani è alle porte". Poi però il gioco si fa duro e compare un cadavere all'interno del cerchio, come Adamsberg oscuramente presagiva. Emblematico, contemporaneo, talvolta al limite dell'onirico, più che giallo, bello.
18 novembre 2014
Il barone rampante (Italo Calvino)
Su Amazon Foto tratta da Pinterest |
Chissà perché Cosimo, giovane adolescente ed agiato
infante di nobili di provincia, in un apparente impeto di puerile pazzia,
decide di ribellarsi alla sua famiglia, in barba ai precetti. Oppure il suo
perché riassume tante varie domande che noi ci poniamo. In ogni caso egli
abbandona senza rimorso il fratello ed i suoi genitori, coppia settecentesca
nell’anima e leopardiana per connotazioni di biografie letterarie, padre
decrepito come i suoi poteri secolari e madre abile occultatrice di ricchezze e
stratagemmi da telenovela, amministratrice di possessi sempre più in balia di
ruberie strampalate e gestioni tanto maniacali quanto inefficienti.
Cosimo rifiuta il dovuto senza ignorare il
dovere, disdegna l’inchino anche se ama l’eleganza e la deferenza, l’educazione
ed il bon-ton. Egli sceglie con convinzione invece di essere continuamente e
perpetuamente essere scelto, dagli altri o dalla Storia. Va sugli alberi. E ci
vivrà una vita, costi quel che costi. Così da bimbo diverrà uomo, avendo la
magnifica, sognante, fantastica possibilità di guardare tutto da un ramo senza
mai cadere come una foglia morta. Il barone rampante guarda altrove. O meglio, guarda da una prospettiva differente. Ed è un mondo diverso, anche perfettamente calato in quello reale. Ma visto con altri occhi.
17 novembre 2014
Suttree (Cormac McCarthy)
Un uomo. Anzi tanti uomini. E donne. Ma un solo protagonista. Ed un
fiume, uno. Di quelli che se anche scorrono alla fine sembrano invece
restarsene sempre fermi, diventare palude. Nel senso che non portano al mare,
non vanno da nessuna parte, servono solo per essere fiumi e basta
Non raccoglie altri fiumi, anzi, è unico, nel suo scorrere, trasportare, sfasciare oppure bagnare.
E sullo sfondo di una periferia infida, fatta di sentieri scoscesi, acquitrini putridi, una folla di esiliati e sopravvissuti poi una città. Una brutta città.
Non raccoglie altri fiumi, anzi, è unico, nel suo scorrere, trasportare, sfasciare oppure bagnare.
E sullo sfondo di una periferia infida, fatta di sentieri scoscesi, acquitrini putridi, una folla di esiliati e sopravvissuti poi una città. Una brutta città.
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