25 novembre 2015

Castelli di rabbia (Alessandro Baricco)




L'altro giorno non so perché ero alla stazione Termini, Roma, caput mundi secoli fa, la città delle città, si diceva una volta. Ma era una volta, ed ora è svoltata, né a destra né a sinistra ma verso un precipizio. Alla biglietteria, dopo una fila nervosa ed estenuante invece che il solito biglietto per il mio tragicomico e sferragliante regionale che ci mette anni per coprire metri, ho chiesto all'addetto un biglietto per Quinnipack. Ovviamente non era disponibile, perché quella città non esiste, anche nei nostri tempi, di alte velocità, Tav, trasporti veloci e comodi certe mete sono irraggiungibili esattamente come i vostri cellulari a volte sordi e ciechi, senza campo, voce, senza nulla.
Ho abbandonato sul momento l'idea di un viaggio così,non valeva la pena di. Ma mi sarebbe piaciuto, per un giorno, visitare questo luogo che non c'è, come a volte mi sarebbe stato gradito fare un salto a Macondo di cui mi parlò un certo sudamericano di qualità ineccepibile quale Gabriel Garcia Marquez. Perché, come forse avrete intuito in questa realtà a volte amara a volte solo incomprensibile, a mio parere solo la letteratura può regalare un cambio di prospettiva ed offrire una nuova geografia mentale e spirituale. Il potere della parola logora chi non ce l'ha.
Quinnipack è solo la capitale del regno fantastico e realistico, allo stesso tempo, che Alessandro Baricco, nell'ormai lontano, ahimé, 1991, costruì, anzi architettò, per dare spazio, ambiente e aria ad una serie di personaggi che erano ad un bilico, ossessionati da qualche meravigliosa e delirante, fatua ossessione ma convinti di poterla non solo desiderare, ma anche realizzare. 

24 novembre 2015

Lessico famigliare (Natalie Ginzburg)


Una Torino inizio secolo e poco oltre. Quell'aria vagamente crepuscolare di cui Gozzano ci narrò in false poesie che erano brillanti poemi in prosa.
Tutto torna o se preferiamo i giochi di parole, tutto Torino. E poi una narrativa delicata, deliziosa. Un libro soffuso, soffice. Scene di vita familiare, in una città di un altro secolo, agli inizi e durante la terribile e cancerogena esperienza del regime fascista. Ci si addentra, con passo lento ma non meditabondo nelle ordinarie e straordinarie vicende quotidiane della famiglia Levi, alta borghesia certo, ma non spocchiosa, anzi, una borghesia di vecchio stampo che forse oggi non esiste più almeno in Italia. Di cui tutto sommato si avverte un gran bisogno. Magari radical chic, ma illuminata e lungimirante, anti retorica, pragmatica, antifascista per DNA ma non con il dente avvelenato della mera ideologia.

La famiglia Manzoni (Natalia Ginzburg)

Egoista. Egocentrico. Egotico. Un buono che però, volente o nolente , dispensa male, delusione, tristezza, affaticamento e delusione sentimentale. Alessandro Manzoni, Alias i Promessi Sposi alias colui il quale viene considerato il fondatore della lingua italiana moderna con la graziosa collaborazione di un centinaio di persone ignare, nonché il nostro romanziere di punta a detta della critica officiante ed imperante, da alcuni in assoluto, da altri, meno avventati ed onesti, solo dell'ottocento.
Non so per quanti rappresenti una sorta di incubo, di rigurgito velenoso di lettura imposta, quantomeno a suo tempo (ah gioventù "che di beltà splendevi") noiosa e degna solo della rivisitazione sbeffeggiante in serie televisiva fatta dal famoso Trio. ovvero Solenghi-Marchesini -Lopez. Va da se che io ancora non l'ho digerito. Ma certo "I promessi sposi" sono un crocevia obbligatorio per tutti quanti noi hanno intrapreso gli studi superiori. E Manzoni, l'autore, oltre che come il più importante romanziere italiano di ogni tempo, ci viene presentato come uomo di nobile animo, di fervidi interessi umanitari e sociali, capace di benevole e paternalistiche iniziative nonché di benefici e cristianeggianti meritorie elemosine materiali e spirituali, dedito alla famiglia ma assunto dall'arte, sapendo ben amalgamare due attività così distanti e dissimili, pieno di ammirevoli ideali ed entusiasmanti slanci patriottici.
Non è così, almeno così è, se vi pare.

12 novembre 2015

Freddie Mercury. Chi vuol vivere per sempre? (Laura Jackson)


24 novembre 1991. A Londra, nella sua faraonica villa in Kensington si spegne a 45 anni Freddie Mercury, cantante e front man della band inglese dei Queen. Una vita fuori dai limiti, da vera star, tra eccessi e clamori, folle adoranti e vendite stratosferiche, bruscamente interrotta dall'Aids. Il clamore è enorme.
Mercury, che in realtà si chiamava Farrokh Bulsara, era nato nel 1946, nell'isola di Zanzibar, da una famiglia di origine persiana, che professava la religione parsi, tratteggiata nel libro come abbastanza rigida e che influirà probabilmente sul carattere del giovane. 

Io non ho paura (Niccolò Ammaniti)

Un piccolo sobborgo di campagna,sperduto e ramingo quanto basta, fine anni settanta che furono, 1978 per la precisione. Michele come tutti ragazzini è vivace, curioso, inquieto. Ma una mamma molto buona e tenera e poco male se il padre è un po’ burbero, deve lavorare, mantenere la famiglia. Quadro quantomeno stereotipato. Tipico maschio e tipica femmina modello feuilleton, gadget da narrativa di consumo che impiastra carta e ottenebra la mente. Neanche una parodia del neorealismo post-guerra italiano poteva riuscire ad offrire quello che invece racconta un tale, famosissimo e straletto romanzo. ma andiamo per ordine, per analizzare quello che è un bivacco sonnolento dei più usurati topoi narratologici .

11 novembre 2015

Il gruppo (Joseph O'connor)

C’e un vecchio blues che mette in dieci semplici parole di sincero dolore una cosa che dante ha impiegato I 42 capitoli della Vita nuova per dire: i love my baby, but my baby don’t love me. Amore Dante, ma soprattutto vita  nuova. Sean ha deciso, entrerà a far parte del gruppo musicale di sua sorella. Gli altri tre membri accettano con gioia la novità, visto che la ricerca si stava protraendo troppo a lungo. E ormai dopo settimane di suonate avventurose, alla meno peggio, dove capitava, per parchi e vicoli di strada, è ora di fare sul serio. Solo che Robbie intuisce subito il fascino carismatico del nuovo arrivato e già sente morsi di gelosia. 
Più forte di lui. L’agognata Trez, anche se è solo sua sorella, sembra avere un feeling particolare con quel fratello grande, bello e disincantato. E poi bisognerà vedere come questa personalità forte possa andare d’accordo con l’egocentrismo eccentrico di Fran, almeno creativamente il leader del gruppo, anche e non solo per i suoi gusti elitari ed il suo look stravagante e bisessuale. Da tempo incuriosisce non solo il college, ma l’intera Luton. In effetti il suo arrivo come figlio adottivo dal Vietnam in Irlanda e poi in questa cittadina grigia ma viva ha segnato un’infanzia certamente tormentata.

Non sparate sul cantautore (Claudio Bernieri)


É il 2 aprile 1976. Dopo un pomeriggio di tensione, un gruppo di autonomi piomba sul palco del Palalido di Milano, tutto esaurito per l’occasione, dove si sta esibendo Francesco De Gregori, noto cantautore romano, reduce dallo stratosferico successo del suo album “Rimmel”. Un vivace scambio di battute, forse qualche spintone, certo qualche insulto. Si tratta comunque della sceneggiatura di un processo che le frange estremiste ex parlamentari della sinistra antagonista fanno ad uno dei più celebrati cantautori di successo, sulla base del concetto che la musica è di tutti ed un “compagno” come lui non può esibirsi con un biglietto che costa ben 1500 lire di allora.

Due mesi prima un artista del calibro di Lou Reed, non certo uno tutto pop e lustrini, a suon di bottigliate era stato costretto a interrompere lo spettacolo, nel medesimo posto. Ed un anno dopo, sempre nel capoluogo meneghino Santana verrà messo in fuga nel mezzo della sua acclamata esibizione live. Se la musica aveva strappato spazio a poesia e romanzo ed era diventata lo strumento di contestazione, ora ne diviene il bersaglio. 


10 novembre 2015

24:00:00 (Federico Guerri)

Ma cosa ne possiamo sapere noi, adesso, di cosa può essere o non essere l’amore, in un’epoca in cui un solo colpo di click ti connette a centinaia, migliaia di persone distanti migliaia di chilometri?Undici personaggi eccentrici, stravaganti e speso stralunati, tutti in qualche modo mossi e sommossi dalla scritta che da tutto il mondo si vede campeggiare tra le nuvole, con la sua aria di minaccia e di cataclisma inevitabile.
Una scritta che non ammette repliche. E' un conto alla rovescia. E chissà cosa succederà una volta terminato.