La famiglia Clutter è quasi plastica nel suo morigerato
incarnare il modello familiare agricolo di un nucleo che vive nel Middle west
statunitense, Holcomb precisamente, nelle sterminate pianure del Kansas che
sono una sorta di granaio per l'intera sterminata nazione. Herbert è il padre
padrone, self made man, lineare quanto e quando si può, fiero di sé stesso,
apparentemente senza mai un dubbio, una debolezza, una. Poi ci sono la moglie
Bonnie, classica madre di famiglia e due figli poco più che adolescenti, Nancy,
e poi il ragazzo, Kenyon. Due ragazzi come tanti, forse un po' di più, forse un
po' di meno. Finiranno male, purtroppo. Tutti. L'ennesima tragedia dettata
dalla follia umana. Siamo della stessa sostanza dei sogni poetava il buon
Shakespeare, ma a volte somigliamo più ad incubi paurosi. Perché questa
famiglia, con le sue rigidità, le sue aspirazioni, le sue abitudini, il suo
lavoro, sparirà in poche ore da incubo.
01 luglio 2015
30 giugno 2015
Misery non deve morire (Stephen King)
La vendetta del lettore. Quell'oscuro co-protagonista di ogni opera letteraria che prende in mano la situazione.
Non osate più turbare Annie Wilkies,
vi prego, me ne avrei a male. Lei è particolarmente irritabile, potrebbe anche
non perdonare, nella sua inumana e perfida dolcezza, in quel suo senso di amore
ed amare che sfiora la più morbosa possessività. In fondo legge romanzi rosa,
si è innamorata di un'eroina di una serie di largo successo, tal Misery, in
fondo nella sua efferata natura serial killer si nasconde l'animo di una
fanciullina in fiore, "sognosa" e trasognante, quasi una fiaba fatta
di possente corporatura ed istinti indomiti e violenti. Sarà che è sola. Sarà
che non ha un aspetto di quelli esattamente perturbanti, oppure che siano degni
di sguardi concupiscenti. Sarà che magari abitare nella oscura, immensa,
desertica ed asfissiante provincia statunitense, nel cuore di sterminate regioni
fatte di pub, distributori di benzina, vaccari (cow-boys), neve e desolazione
d'inverno e molto silenzio d'estate, sicuramente niente aiuta a socializzare ad
essere socializzati, ad insomma sviluppare le più elementari capacità
relazionali.
29 giugno 2015
La prosivendola (Daniel Pennac)
Di nome e cognome fa Benjamin Malauessene. Niente di
anormale. Peccato che invece sia atipico il resto. L'età è indefinita, di stato
civile è celibe ma è comunque innamoratissimo della procace giornalista Julie.
Suo malgrado è come un padre famiglia di un nucleo composito e spropositato, ai
limiti del surreale. Vivono tutti assieme allegramente e certo non si annoiano.
Impossibile. Ci sono estremi, estremisti, quanto basta per tessere l'elogio
della diversità. E poi il suo lavoro. Il capro espiatorio, non so se mi spiego. E la continua sfortuna di imbbattersi in accadimenti complicatissimi.
24 giugno 2015
Il giocatore invisibile (Giuseppe Pontiggia)
Il professore corre, si stanca, piange, si infuria.
All’improvviso, sulle fondamenta nella sua cementificata attività lavorativa di
sommo vate universitario, appaiono crepe destabilizzanti. E’ lui l’inesorabile
ed irresoluto protagonista, anche quando non è presente o anche quando tace.
Questo è un romanzo dove la sostanza e le impressioni sono quelle non dette e
non riportate, dove il silenzio e l’assenza sono molto più significative delle
presenze di cera che si sciolgono al calore del fuoco della vita oppure delle
parole che vengon dette solo per opportunità, casualità, abitudine.
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