26 marzo 2014

Le ore (Michael Cunningham)



Donne che scrivono. Donne che vorrebbero o sono state scritte e che nel miracolo della scrittura aspirano a disgelare un sentimento ormai surgelato, prossimo alla glaciazione eterna, come se nessuno calore potesse finalmente scaldare e ridare sapore a ciò che ha perso gusto. E donne che vorrebbero essere protagoniste ma che invece si scoprono comparse comparsate, che il palcoscenico è nudo e spoglio e nessuno le guarda più, oppure donne che non sanno o non possono scrivere, ma che solo leggendo capiscono che la loro storia è tutt’altro che già scritta, che nel mondo ci sono centinaia di migliaia di pagine bianche a attendere di essere riempite, che insomma, questo romanzo della loro vita s’ha da fare, costi quel che costi.
 Uscito nel 1998 e scritto da Michael Cunningham, americano del 1952 ed autore che andrò sinceramente ad approfondire, vincitore per quel che conta del Pulitzer nel 1999, “Le ore” ha visto una riuscitissima traduzione cinematografica con la regia di Sthepen Daldry, ( di recente sugi schermi con “The reader”) con attrici come la Streep, la Kidman e la Moore. Uno dei rari casi in cui la trasposizione non perde il confronto con il libro ed anzi il tutto ne esce arricchito e ancor più vigoroso e struggente.


25 marzo 2014

Treno di panna (Andrea De Carlo)


Chissà quanti di noi nella vita sono stati almeno una volta come Giovanni Maimeri, l'io narrante di queste scorrevoli ma puntigliose e veloci pagine tutt'altro che superficiali come lui, ma anzi, dotate di un intimo spessore. Perché alla fine, tra le righe di questo romanzo, vien fuori anche questa domanda, fra le altre. Tipica espressione di pochezza e arrangiamento all'italiana, convincente metafora o comunque incarnazione dello yuppismo anni ottanta, misurato e nello stesso tempo calibrato nel celebrare il piccolo grande sogno americano di ogni medio italiano provinciale,''Treno di panna'' è libro dalla trama semplice e dai contenuti incisivi. Un 'elegia compassata e compatta, per certi versi spasmodica ed allucinante più che melensa e romanticheggiante, del sognare l'America all'italiana.


23 marzo 2014

La grande sera (Giuseppe Pontiggia)


Non so perché Pontiggia sia praticamente scomparso dal panorama della lettura. Autore maniacale e metodico, dedito alla scrittura, di grande onestà intellettuale e di grandi capacità descrittive senza ammorbarci con lo psicologismo spinto. Nel romanzo “La grande sera, vincitore del premio Strega nel 1989, non appare speranza, non c’è sorriso, non c‘è luce, è un crepuscolare ed irrimediabile tramonto senza nemmeno troppo malinconici effetti da cartolina romantica anche postdatata. Un titolo azzeccato, dunque, stante ad indicare neanche troppo metaforicamente il preludio ad una notte dell’anima, con tutti i personaggi avviati verso la vecchiaia, alla disperata ricerca di un senso e di una direzione a volte blandendo una altra vita o radicali svolte che puntualmente rimangono irretite nelle paure a.

19 marzo 2014

Il meglio dei racconti (Dino Buzzati)

Spazio alla fantasia. Oltre le miserie quotidiane. Una minuziosa mappatura dei possibili terreni dell'altrove. Parlare di Dino Buzzati (1906-1972) oggi è per me come ricordare un pezzo di vita. Incontrato sulla variopinta e variegata strada delle mie letture più di venti anni fa per via del suo accostamento al grande scrittore praghese Franz Kafka, che amavo. E poi studiato con passione puntigliosa come "oggetto" della tesi di laurea in critica letteraria. Non perché il veneto sia dunque il mio autore preferito, conoscendone forse più i difetti che i pregi, ma perché forse ingiustamente relegato in un cantuccio nel panorama narrativo italiano forse solo per motivi politici ed ideologici, visto che era conservatore e scriveva un genere estraneo all'imperante e talvolta ossessivo neo-realismo italiano oppure alle varie correnti dei manzoniani. Un fantastico "old style" che regala sempre qualche brivido, che ti percorre e scorre, scuote le tue paure, fossero anche quelle più semplici, naturali, puerili, genetiche.