31 luglio 2015

La vita segreta di J. Edgar Hoover (Anthony Summers)


Povero mister J. Edgar Hoover. Fa quasi pena. Un vero dramma. Una terribile condanna gli pende sul capo. Interi decenni a fare lo stesso lavoro. Alla faccia della flessibilità auspicata dal nostro Presidente Monti, oggi. Che lavoro, poi. Non sta in catena di montaggio, non scava per decenni nei tunnel angusti di una miniera, non coltiva patate nel deserto aspettando le piogge benefiche. Il suo è uno di quegli impieghi che meritano di far rispolverare una delle battute più citate ovunque, oramai più che da bar da social network, ovvero "è uno sporco lavoro ma qualcuno dovrà pur farlo".
Già. Peccato che il suo sia un incarico non solo gravoso, ma uno di quelli decisivi per scrivere la vita, non quella tua personale, ma di decine e decine, centinaia di persone. Una attività che alla fine serve per allacciare i fili di quella massa disordinata e gelatinosa che qualcuno chiama trama della Storia. Perché alla fine mister Hoover, volenti o nolenti, di sicuro nella vita ha fatto una sola cosa: il direttore del FBI, l'agenzia investigativa federale degli Stati Uniti d' America, non la caserma di una sperduta frazione provinciale di uno stato fantoccio o similia. Bene o male che abbia fatto, ha letteralmente dominato una fetta assai consistente e preponderante, se non totalizzante, della vita interna di una nazione che a sua volta ha padroneggiato in lungo e in largo la storia del secondo Novecento e fino alla fine del secolo scorso, anno più anno meno. Gli Usa, come forse noto, erano il guru economico, sociale, politico e talvolta musicale dell'Occidente apparentemente onnipotente.
Mister Hoover, god bless you, forse.

La velocità di lotta (Andrea Scarabelli)


Sono tempi strani e ci sono strani giorni come cantava un ispirato Battiato tempo fa. Siamo agli albori di un secolo nuovo eppure siamo già vecchi e tutto pare invecchiato. Sarà colpa di Internet, dell'euro, dello zodiaco oppure è solo colpa nostra ed allora, chi è causa del suo mal pianga sé stesso.
Ci sono diversi modi per descrivere l'algido disagio di questi tempi, il freddo che fa ed il caldo odore di una vita normale e senza stress che rimane un'utopia come per me una vacanza a Macondo, che non è in provincia delle Maldive ma a Fantasilandia.

Storia della mia gente (Edoardo Nesi)


Un romanzo? Forse. Un saggio? Anche. C'era una volta un paese. Chiamato Italia e messo su, più o meno con la forza da una sola regione, il Piemonte. C'era poi una volta la Toscana. Questa era un'altra regione, che alcuni definiscono rossa, ma per milioni di persone è solo bella, ricca, affascinante. Dentro la regione c'era una città. Si chiamava Prato. E da qui nasce una storia. Triste, molto. La lettura è vietata ai minori, ai politicamente scorretti oppure orientati.
Edoardo Nesi è scrittore e giornalista, pratese del 1954, mette giù una storia come tante che riguarda la sua città, le sue convinzioni. Lo fa fa in maniera veloce e tutto sommato fatta bene, lo fa dopo che è successo tutto, dice quello che insomma si sapeva o si stava sapendo.

30 luglio 2015

Urlo e furore (William Faulkner)

Urlo.

Furore.

Dal fondo della propria anima, senza risparmio, senza veli, senza mediazione, senza.

Affidandosi all'estro, alla rabbia, alla disperazione. 
Non siamo in un vicolo cieco, siamo in una infernale, spietata, cinica, cruda, noir stairway to heaven della narrativa di ognitempo ed ognidove.
E' il 1929.

Un alcolizzato e depresso William Faulkner, imbianchino a cottimo e comunque spesso imbarcato in lavori di fortuna, semi esordiente, pubblica uno dei suoi capolavori.
Il mondo è distratto dal crollo della borsa in Wall Street, l'Italia festeggia i patti lateranensi, l'editoria si accaparra anche Hemingway che pubblica nello stesso anno "Addio alle armi". Ma il mondo della narrativa non solo resiste, ma si espande. La ricerca ( e se vogliamo l'ossessione) di questo scrittore della provincia americana si immola al mondo della creatività lanciando il suo grido. Di rabbia e di dolore. Ma.
Non solo.
C'è forza. Coraggio. Passione. Ricerca. C'è Letteratura. Elle maiuscola.
Sono in moto i muscoli del cervello, non aspettatavi un Atlante che sorreggerà il mondo, bensì una sinfonia in quattro tempi che affianca e preconizza il jazz classico dei tempi d'oro per suonare una polifonia che prende a spunto la tragedia greca.

29 luglio 2015

Il tempo è un bastardo (Jennifer Egan)


Poliedrico, polifonico eppure compatto, essenziale.
Il tempo corre e non lascia spazio. Si prova a riempirlo in tutte le maniere. Ma poi. Bennie, impresario di grido in campo musicale, una volta era un vero nome, una sorta di icona. Poi scelte sbagliate ed una certa stanchezza lo hanno relegato al ruolo di cult e poco più, ma ancora è in grado di far saltare il banco. Lo sa Sasha, la sua storica segretaria, di cui dopo anni si sta invaghendo. Lei è forte, dolcemente caparbia ma anche con un passato irrequieto, più che ribelle nichilistico. Lo sa anche lui che ancora può giocare qualche asso, che non può rifiutare a se stesso di darsi un’ultima chance: dare una possibilità ad un derelitto chitarrista di realizzare un nuovo disco e fare un tour. Anche se è a pezzi. Anche se ormai lo ricordano in pochi. Anche se.

28 luglio 2015

D'amore e d'ombra (Isabel Allende)


Cile, 1973. Per preservare il paese e salvare la popolazione da un fantomatico quanto ipotetico colpo di stato di matrice comunista, i militari occupano il potere con la forza e si insedia come leader-maximo e indiscutibile il generale Pinochet. Le riforme agrarie, oltre ad altre, dal punto di vista strategico-economico importanti, volute dal presidente socialista Allende, democraticamente eletto, vengono di colpo spazzate via. Si torna all'ordine, così dicono, ma vatti a fidare se invece semplicemente si restaura ciò che era smantellato ed insomma, non andava. Il Presidente Allende, negli scontri,muore. Per il Cile niente sarà come prima. O come dopo. Stavolta il contesto è più importante del testo, perché la storia d'amore è un mero espediente per raccontare una tragedia.


25 luglio 2015

Due di due (Andrea De Carlo)

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E' abbastanza plausibile, come canta il buon Guccini in un suo intramontabile pezzo (Eskimo), 
 che a venti anni (e poco prima) il mondo sia tutto intero e si è stupidi per davvero. Un concetto che tutto sommato ho imparato coll'eterno scorrere della lancetta, poi. E se il cantante emiliano rappresenta con quella calda, soffusa, lirica "Eskimo" il sessantotto dei ragazzi rivisti da un adulto nostalgico dell'età e non delle lotte, ebbene la canzone é colonna sonora ideale, sound track perfetto per questo testo diviso in due parti dal diverso ritmo e contesto, quasi due romanzi separati che poi ne costituiscono uno.

24 luglio 2015

Circolo chiuso (Jonathan Coe)

Riuscirà mai Benjamin Trotter a finire il suo benedetto romanzo? E dire che non è afflitto da quel male incurabile che affligge i sedicenti scrittori, ovvero la pagina bianca. Anzi, è superbamente prolifico, quasi logorroico. E dire che tutti davano per scontato che Benjamin non solo avesse le qualità, ma che sicuramente avesse anche le idee giuste per fare un capolavoro immortale della Letteratura. Ed invece quest'uomo goffo ed insicuro, attorcigliato nei suoi stessi pensieri e vittimismi, scrive centinaia di pagine da anni, quasi per esorcizzare quella ferita al cuore di adolescente che non è mai guarita. Quella ferita ha un nome e cognome e una misteriosa fuga. Cecil Boyd. L'unico vero grande amore di Ben, infelicemente sposato con Emily e senza figli. Anche se ai tempi della Boyd avevano solo intorno ai vent'anni, fu più di una divampante ed abbacinante passione. Ma dopo aver fatto l'amore per la prima volta, Cecil è sparita senza dare notizia o traccia di sé. Ma gli era piaciuto, quella notte, farsela con Ben, ne siamo sicuri anche se.