Acido, corrosivo,
politicamente scorretto e anche di più. Umanamente senza freni, con passaggi al
limite di uno splatter ante litteram. Irriverente e sorretto da una varietà di registri stilistici
sorprendente, La pelle più
che un romanzo è un violentissimo pamphlet sull'esito della seconda guerra in
Italia. Si svolge prevalentemente a Napoli e nel finale tocca Roma e Firenze.
Uno serie di mirati strali, anticonvenzionali e feroci.
08 agosto 2016
04 agosto 2016
Gesti convulsi (Alessandro Bresolin)
Perdersi e non ritrovarsi. Cinque racconti. Cinque vite non proprio allo sbando ma sicuramente poco dirette e concentrate, più che altro smarrite, anzi deviate su binari sbagliati. Il cervello, la centrale di comando, ha dato coordinate errate, o forse sono state le intermittenze del cuore a far intraprendere strade impervie e che forse porteranno a nulla. Un classico direte voi ed allora è la novità, il linguaggio, il contesto.
16 luglio 2016
I ragazzi Burgess (Elizabeth Strout)
Quel che non sai tu, quel
che non so io. Epperò alla fine facciamo quadrato, che siamo nel mezzo di un cerchio
che ci stringe
Il preponderante Jim. L’afflitto
e amletico Bob. La complicata Susan. Gli ultimi due son gemelli, separati dalla nascita e con vite diverse, entrambi divorziati, l’altro è il fratello
più grande, ormai noto avocato, adulato da tutti, compresa dalla fedele ed
insicura moglie Helen. Se non che il figlio di Susan, il timido Zach, getta una
testa di maiale dentro una moschea della sua sperduta e amena cittadina del
Maine. Perché lì esiste un problema drammaticamente attuale come la convivenza
fra la neonata comunità somala e gli indigeni. Niente sarà come prima. Perché il
passato passa, anche quel drammatico incidente in cui pare che Bob abbia
causato al morte del apdre sfrenandogli il trattore addosso, a 4 anni. Ma la famiglia è famiglia. Forse.
06 luglio 2016
La terra vista dalla luna (Claudio Morici)
“ A generation without name, ripped and torn/
Nothing to lose, nothing to gain/ Nothing at all” cantava tanto tempo fa con
forza e rabbia un giovane gruppo irlandese sanguigno e travolgente chiamato U2
e guidato da un cantante carismatico e visionario dal nome d’arte Bono Vox.
“Una generazione senza nome, lacerata e tormentata niente da perdere, niente da
guadagnare”, urlava allora Bono, in uno dei tanti loro pezzi giovanili ormai
ingiustamente nell’oblio, “Like a song” per l’esattezza. Ecco appunto si era
agli inizi degli anni ottanta e qualcuno con lungimiranza già gettava uno
sguardo in avanti, confrontandosi con le enormi ed avvolgenti pochezze che
stagnavano d’intorno e si preparavano a fagocitare il nostro futuro, il mio, il
suo, il nostro.
05 luglio 2016
Ulisse da Baghdad (Eric-Emmanuel Schmitt)
"Mi chiamo Saad Saad, che in arabo significa “speranza
speranza” e in inglese “triste triste”. A volte sono Saad Speranza e a volte
Saad Triste, ma agli occhi dei più sono niente."
I maledetti del millennio.
Sudore, malinconia
e tanto, tanto coraggio. Ma anche tristezza, paura e un compito improbo.
Come potrebbe poi sopportare la vita un’aspirante rifugiato
politico che però l'Europa intera (e prima anche l'Onu) bolla come mero
clandestino da rispedire al mittente?
04 luglio 2016
Rayuela- Il gioco del mondo (Julio Cortazar)
Un gioco, certo.
Ma di altissima classe, ostico in alcune parti,
poetico e suadente in altre, filosofico a tratti, con una ricercatezza
lessicale e strutturale che emergere nitidamente il cristallino talento
dell'autore.
Conoscevo Cortazar come maestro del racconto
fantastico moderno, quello di Bestiario per
dire o Tanto amore per Glenda, e pur continuando a ritenere che la
forma più breve gli sia più congeniale, l'ho scoperto romanziere
"folle", torrenziale nonché vertiginoso e ambizioso.
La storia raccontata è quella di Horacio,
argentino a Parigi costretto a rientrare alla natia Buenos Aires perché
cacciato dai propri amici, con l’ossessione di una donna magica e
incomprensibile che non ha saputo amare, e lì si ritrova ospite d'un vecchio
amico e la sua compagna. Ma trattasi di un mero espediente per mettere in opera
funambolismi letterari, riflessioni cosmiche, paure ancestrali.
Tag:
Julio Cortazar,
Rayuela,
recensione,
romanzo
30 giugno 2016
Il Vangelo secondo Pilato (Eric-Emmanuel Schmitt)
Ponzio Pilato scrive al fratello Tito con profonda inquietudine:
racconta che la tomba di Jeshoua è vuota ed il corpo del mago di Nazareth è
scomparso. Pensava di archiviare l'odiata Pasqua ebraica senza fastidi
ulteriori, ma non è stato così. Per lui sicuramente il corpo è stato trafugato,
ma la voce di una impossibile resurrezione potrebbe avere effetti devastanti
sulla regione da lui amministrata per conto di Roma. Gli equilibri politici
sono infatti instabili, tra sacerdoti del tempio, zeloti e meri criminali à la
Barabba. La moglie Claudia continua imperterrita a sostenere che quell'uomo non
era un ciarlatano abile e dalla personalità magnetica ma il Messia, il figlio
di Dio. Pilato analizza la situazione, avvia ricerche a tutto campo,
assiste al progressivo cedere alla forza di Joshua di Caifa, capo dei sacerdoti
a lui fedeli ma anche dei suoi stessi amici fidati, a partire dall’enigmatico e
lussurioso Fabiano.
L'uomo che guardava passare i treni (Georges Simenon)
Sarà che sui treni ci vivo. E capisco chi possa avere determinate manie. E ne apprezzo risvolti, antefatti e misteri. Dunque una tematica apparentemente consona, che poi mi sorprende. Perché è una storia tipo "Un giorno di ordinaria follia". L'avete visto quel film? Un eccezionale Douglas che impazzisce e devasta mezza città prima di essere arrestato. Può succedere sapete? Come capita a questo Popinga magistralmente descritto e narrato da un Simenon in forma smagliante e lontano anni luce dagli stereotipi di classe e di genere del suo personaggio più famoso, il commissario Maigret. Un uomo talmente comune da sparire nella folla. Che poi non ci sta più, a niente, costi quel che costi. Abbasso le convenzioni
Iscriviti a:
Post (Atom)