Bruno sta vomitando. Più
che la strada di montagna è la presenza di Vicio Miraggio, attuale compagno
della madre, a rendergli la vita impossibile. Lui è in attesa ancora di suo
padre Natale, scomparso causa lupara bianca e della cui assenza non se ne fa
una ragione, specie da quando in casa è comparso questo cantante melodico
egocentrico e arrogante con cui è sempre in contrasto. Ma la madre Consuelo non
era più in grado di vivere da sola e ne accetta i miseri difetti, la sorella
Jennifer è troppo in balia degli ormoni e passa il suo tempo a prendere e
lasciare ragazzi, l’unica amica di famiglia è Ramona che però di mestiere fa la
prostituta. Allora a Bruno non rimane che la bacchetta di mago Silvan e la
ricerca di improbabili magie, mentre in questa Palermo calda e suadente le voci
girano, tutti sanno di tutto e neanche i killer di Natale alla fine possono
stare tranquilli, nemmeno Miraggio, con quella sua pazzia di concupire la
moglie di un boss. E nonostante gli avvertimenti nemmeno tanto velati perseguire
con quella sua pazzia senza senso.
17 settembre 2015
26 agosto 2015
Paura alla scala (Dino Buzzati)
Provate a pensare il mestiere di scrivere come
un lavoro artigianale. Di quelli di una volta, che ora come ora soccombono e
cedono il passo alla più redditizia industria, alla produzione seriale, che
cullata beatamente dai meccanici e inarrestabili congegni del mercato globale,
divora (ha divorato) il fai-da-te retto da estro e tradizione. Provate che ne
so ad immaginare il lavoro di uno scrittore come quello di qualche umile
falegname che però per Dna conosce i trucchi del mestiere e saprà regalarvi
splendidi mobili in legno senza apparente fatica, ma pregni di grande maestria.
Magari solo per un colpo di sega, od un equilibrio miracoloso fra le singole
parti, anche se la struttura è arte "povera". Ecco "Paura alla
scala", raccolta di racconti di Dino Buzzati, è un museo di creazioni
poste in opera da un artigiano sapiente, che ha ottimizzato strumenti e
materiali della sua officina fantasiosa.
25 agosto 2015
Piccola guerra perfetta (Elvira Dones)
Paura. Terrore. Orrore. Errore. La guerra uccide, non
ammette repliche, divide, non unisce. La guerra è bestiale. Anche se alla fine
la combattono solo gli uomini, per ragioni a volte squisitamente politiche e
non di sopravvivenza.
Rea sta festeggiando il suo compleanno. E' giovane,
piacente, brucia di vita. É leggermente alterata, perché il suo ragazzo, un
brillante giovane giornalista, non ha voluto fare l'amore. Chissà come, chissà
perché. La sua fida amica Nita, più grande di lei e già professoressa
all'università, libera, indipendente, fa del tutto perché quel giorno assomigli
ad una festa. Perché purtroppo tutto rema contro. Fuori ci sono esplosioni. Ma
non sono fuochi d'artificio per Nita. Anzi. È il 24 marzo 1999. Siamo a
Pristina, capoluogo del Kosovo, provincia serba a maggioranza albanese. I
kosovari vorrebbero staccarsi dalla Serbia, come già prima han fatto, versando
sangue, Croazia e Bosnia.
Siamo in guerra. Proprio quel giorno infatti
aerei della Nato hanno cominciato a bombardare la zona per indurre Miloševic,
presidente ultranazionalista della Serbia, a fermare la pulizia etnica e
abbandonare la regione e lasciarla libera di autodeterminarsi.
13 agosto 2015
Uto (Andrea de Carlo)
A Peaceville tutto è perfetto. Ma proprio tutto, persino
l'acqua e l'aria sembrano meglio di ovunque. Un'oasi lontana dal rigurgitante
frastuono della modernità. Pace, serenità. La gente qui cerca la felicità, nel
silenzio dipinto di verde del bosco, dove il rumore è stato messo al bando. Qui
a Peaceville è forse un paradiso terrestre, dove si mangia bio e non c'è
litigio, nel buio della notte o alla luce del sole, niente pare possa poter
turbare o disturbare l'animo,troneggia e splende la reciproca armonia di ogni
essere umano lì vivente.
In questo Eden, senza che apparenti serpenti maligni vengano a sibilare
perturbanti tentazioni, in questo luogo ovattato, silente, insomma quasi morto
arriva come un uccello del malaugurio Uto Drodenberg, già di suo troppo
impigliato nei tipici dilemmi dilemmati della sua giovane età, diciannove anni
benedetto ragazzo, non buttarli con questa apparente aggressività, questa
ostentata indifferenza, questa malcelata insofferenza. Ma forse non è così
cattivo, il nostro. E' giovane. E peraltro, come se non bastasse, si porta
appresso un fardello pesante, il padre si è suicidato facendo scoppiare una
palazzina ed il fratello ha accusato Uto di essere la cagione del disastro.
D'altronde Caino uccise Abele, son cose che purtroppo succedono nelle migliori
famiglie, anche quelle bibliche.
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