20 ottobre 2024

La cospirazione dei Cenci (Simona Teodori)

Violenza domestica. Patriarcato. Essere donna, nel bene e nel male. Parole certo . Attuali, molto parlate, ma tanto poi si dimentica tutto. Immaginate dunque uno dei maggiori quotidiani nazionali o dei settimanali gossippari di oggi, col titolo di apertura strillato in prima pagina: “Morto cadendo dal terrazzo. Incidente o omicidio?" e via una bella foto del deceduto a campeggiare. E poi il circo trash e morboso dell’apparato massmediatico coi social compresi, i ritratti piccanti o picareschi, i particolari pruriginosi, il contorno malmostoso, sanguinolente e mellifluo sui posti, i precedenti, le varie ed eventuali. Questo sicuramente non accadde a Beatrice Cenci, almeno in questa misura onnivora e onnipresente, essendo vissuta oramai più di 4 secoli fa, e protagonista di una vicenda molta nota, una tragica saga famigliare. La storia si svolge agli estremi sgoccioli del 1500, non abbiamo tv ed internet e racconta un fattaccio brutto di una famiglia romana una volta facoltosa ed ora lentamente digradante nel baratro dei debiti, il cui duce in pectore è il dissoluto ed insolvente capofamiglia Francesco, con coprotagonisti la sua seconda moglie, la remissiva Lucrezia, ed i figli, tra cui spiccano, tra morti in rissa ed arrestati, Giacomo e la giovane bella Beatrice. Quest’ultima, data la vita borderline del detto padre, è da lui costretta ad un esilio forzato nei lontani Abruzzi, in un castello, che più che fatato è quasi una prigione, per evitare di doverla maritare e sganciare sganciare la dote prevista da una condanna papale per una delle sue numerose bravate notturne. Che di bravo o di bello ovviamente non hanno niente, si narrano di atti di sodomia e pedofilia (peraltro solo la prima penalmente rilevante, allora, in nome del Papa re). 

17 ottobre 2024

La musica nel tempo (Ferdinando Fasce)

I quattro scarafaggi più famosi del mondo. Non a caso chiamati i fab four, i quattro favolosi. Un’avventura durata addirittura meno di dieci anni e che lascerà un’impronta indelebile ed incomparabile nell’ambito della storia della musica pop. Perché loro no, non sono rock. Come genere e come atteggiamenti. Loro sono più che altro unici. Ma nel corso del 1970 la loro unione si interrompe. Insanabili divergenze e le urgenze di carriere soliste ( per tre componenti: Lennon, Mc Cartney e Harrison, il batterista Ringo Star è sempre stato un mero comprimario, seppur leale e fedele) non lasceranno scampo. Sono lontani gli epici tempi di Amburgo, quando ancora sconosciuti e pivelli erano costretti a lunghi ed estenuanti tour de force giornalieri per esibirsi in locali dove certo la musica non era l’unica attrazione. Poi verranno la fama, i contratti capestro, la ricchezza a volte sperperata, le droghe, la politica, Yoko Ono. Ma certo nessuno come loro è stato capace di divenire mania globale, in un’epoca dove non esistevano internet, fake news e la televisione stava appena imponendosi in quasi tutto il mondo occidentale, come preponderante e indiscutibile mezzo di comunicazione di massa, senza scordarsi del decisivo apporto di alcuni personaggi decisivi per far conoscere al mondo la magia musicale del gruppo: Due nomi su tutti: Brian Epstein, manager e George Martin, produttore. Anche gli esseri umani più talentuosi ( e fortunati) hanno dei padri putativi. Anche dei  supereroi come i marvelliani Avangers, pensate. Figuriamoci quattro allora anonimi e post adolescenti di Liverpool.

22 settembre 2024

La stagione delle prugne (Patrice Nganang)

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"Quella guerra era stato un vero catalizzatore di incontri mancati. Intanto, fuori, pioveva sempre meno. La pioggia, a Yaoundé, è fatta così: violenta e breve" .E già, una pioggia. Ma con grandine di bombe  e tuoni di cannoni, che hanno allagato il mondo intero, lasciando morti ammazzati, militari e civili. Parliamo della seconda guerra mondiale, quella considerata più brutta, sporca e cattiva delle altre e che ha devastato praticamente gran parte del globo fra il 1939 ed il 1945. Questo vale anche per il Camerun, al centro dell'Africa, curiosamente prima colonia tedesca e poi francese, rimanendo ancora legato ai primi mentre i secondi ne sono stati appena invasi e distrutti nella lontana, lontanissima, quasi irraggiungibile Europa. I nazisti sono a  Parigi e sembrano invincibili, anche nel cuore dell'Africa, in un villaggio ricco di vita quanto povero di bellicosità. 

Trofeo (Emanuela Cocco)

Una gonna. 
Una  normale, anonima gonna, in un negozio d'abbigliamento come tanti, peraltro tra  gli articoli in saldo. Ma l'oggetto, che tale è, tale si sa. Né aspira ad altro. Già. Come vestito allora verrà indossato, ma con quell'atto meccanico diverrà un tutt'uno con chi lo sta usando. Con quello che ne consegue, se per puro caso ci si trova a "vivere" una situazione ai limiti del sopportabile. La violenza di per sé non trova mai una completa giustificazione, quando diventa fine a sé stessa o finalizzata ad sfamare i propri crudeli demoni interiori, ebbene non è solo un crimine, ma un abominio. La gonna sarà testimone di una violenza efferata a sfondo sessuale senza ritorno. Ma il nostro indumento è come un neonato o meglio un bimbo che inizia  a parlare. Ha molti perché, non dice mai di no,  non esprime giudizi netti, perlomeno la sua sete di vita alimenta il conoscere, non il sapere. D'altronde appunto, il mondo è umano, non un oggetto, ed i nomi sono solo umani, questo pone un limite invalicabile, anche se ci possono essere legami, empatie, sentimenti . "Di me sono state dette tante altre cose: che sono eccessiva, difficile da portare, non elastica, pretenziosa, svasata. Come volete. Nessuna di queste mi ha ferita tanto come il fatto di sentirmi dire che ero fredda". Perché lei, la gonna, è calda, ha il fuoco vitale. E non solo.