26 aprile 2017

Augustus (John Edward Wiliams)

Si può immolare la propria vita e quella di molti moltissimi altri in nome di un’idea, anzi un ideale? E siamo davvero sicuri che la comune brama di successo e potere, il coronamento della propria esistenza con il titolo di imperatore non abbia i suoi lati negativi?
Eccolo,  chiedetelo all’Ottaviano Augusto, un uomo comune con una vita straordinaria anche grazie al suo talento politico, di questo romanzo, meno filosofico dell’Adriano dello Yourcenar ma decisamente più terreno e a suo modo fragile della figura mitica che i suoi agiografi hanno voluto tramandare ai posteri.

23 aprile 2017

La macchia umana (Philip Roth)

“Non puoi sapere nulla. Le cose che sai... non le sai. Intenzioni? Motivi? Conseguenze? Significati? Tutto ciò che non sappiamo è stupefacente. Ancor più stupefacente è quello che crediamo di sapere.”
Nella storia di Coleman Silk, professore universitario costretto alla pensione, si crede di sapere tutto ed invece sfugge sempre qualcosa, o lo si minimizza e il dramma alla fine si impone come unico filo conduttore. Dai rapporti famigliari, alle vicissitudini e alle scelte discutibili fatte personalmente, ai terribili giochi che ci regala il destino, ebbene c’è un sotteso senso di cupio dissolvi.
Silk viene cacciato dall'università con l'addebito di un accusa grave ma dalle motivazioni futili. Lui, che aveva tiranneggiato l'ateneo per decenni. La moglie muore di dolore a vederlo così sconfitto ed irritato. Poi conosce una donna delle pulizie ed uno scrittore appartato che si interessa al caso. Il resto verrà da sé. Anche l'oscuro passato del professore.
Un Roth maestoso ed apocalittico, nonostante quella sua leziosità verbosa volta secondo me a pavoneggiarsi e specchiarsi nella sua scrittura aggrovigliata e claustrofobica. Ma romanzo ben architettato, verrebbe da dire "perfetto".

22 aprile 2017

Golk (Richard Stern)


Pensavate che tutto fosse nato con Maria de Filippi, il Grande fratello, Le iene. Vi sbagliate, voi non conoscevate ancora il golkismo ed il suo padre padrino.
E ora che è entrato stabilmente nello staff di Golk, Hondorp comincia a nutrire ambizioni. Non si capacità neppure di collaborare attivamente assieme all’astro nascente nella televisione di intrattenimento statunitense degli anni ’50 del Novecento. Certo ha dovuto accettare di vedere di il padre protagonista in uno degli acclamati reality show del suo mentore, ma alla fine, alla soglia dei quaranta anni aveva deciso di liberarsi della iper-protettiva figura paterna, che lo aveva ibernato in un dolce far-nulla in nome dell’amore, e lo inebria ora cercarsi una strada nella New York di quegli anni. E nulla sarà come prima.

13 febbraio 2017

Il Signore delle mosche (William Golding)


"Dolci ore sono perite qui,
Questo è un luogo timoroso -
Entro i suoi confini hanno giocato speranze
Ora inerti nella tomba"
(Emily Dickinson)

Davvero credevate che il male venisse da Internet? Che la atttualissima mania del cyberbullismo, così trendy come preoccupazione adesso, sia una conseguenza dei social network e derivati? Non è così. La crudeltà esisteva già. Anche quella degli adolescenti. Il bene, il male. Il coraggio, la paura. L’avventura. La fame. La sopravvivenza. Il desiderio di ritornare a casa. I rifugi, le fughe, le lotte. E tutto con in primo piano dei bambini ( e qualche pre- adolescente, direi, di età indefinita a cavallo dei dodici anni). Considerato un classico per antonomasia, psicologista  (psicotico?) dalla prima all’ultima riga.

18 dicembre 2016

Lolita (Vladimir Nabokov)

“Ognun sta solo sul cuor della terra / ed è subito sera” (Salvatore Quasimodo, cit.).
Lolita, fuoco dei miei lombi. Lo so la conoscete questa frase. No, la storia non ve la racconto. Immagino che la sappiate tutti. Voglio dire Lolita da personaggio letterario è diventato fenomeno e marchio (lolitismo) della memoria collettiva, come sono oramai nel lessico comune kafkiano o bovarismo. Per via diretta o indiretta. Un consiglio: non  cercate moralità, o insegnamenti. Il romanzo non li dà e Nabokov stesso in una illuminante postfazione li esclude.

11 dicembre 2016

A volte ritorno (David Niven)



Diciamo che gli ingredienti c’erano tutti, anche troppo. Per stupire e magari per divertire. Un mondo apparentemente alla deriva e privo di valori non fatui come quello attuale, un Dio che per rilassarsi va a pesca e si perde 400 anni di umanità, un Gesù Cristo che passa il tempo a fumare erba e strimpellando assieme niente di meno che Jimi Hendrix. Alla fine tutto esile,a  volte stantio, molte trovate e poco spessore. Insomma un libro da ombrellone, premesso che non amo questa frase perché non mi appartiene, in spiaggia ho letto anche Faulkner e Kafka per dire e non stonavano affatto.

05 dicembre 2016

Esco a fare due passi (Fabio Volo)

Improponibile giovane Werther, incline al romantico o all' intenso come Francesco Totti all'hockey su ghiaccio, questo Volo senza ali, questo Volo con i piedi radicati a terra e sprofondanti nella melma della banalità, sforna una sorta di diario confessione che fa da splendido contraltare alle pseudo avventure erotiche della Melissa P., regalando una lettura insipida come una saponetta dell'hard discount e proponendo contenuti gustosi come uno yogurt scaduto. Moderno come un'anticaglia ritoccata al computer, ironico come un testamento o un salmo funebre, frizzante come l'acqua di una fontanella frigida e accaldata, questo libro è un impressionante, sconfortante, indomabile affollamento di frasi già sentite, di metafore (?) già ascoltate e di un linguaggio, falsamente gergale, da bar dello sport che probabilmente era vecchio già per il mio caro e defunto nonno.

07 novembre 2016

Un comunista in mutande (Claudia Pineiro)

Lessico famigliare. In salsa argentina. Il dolce suono dei ricordi, anche se talvolta la memoria ingigantisce scrupoli e  rumori e dimentica facilmente i silenzi, gli ardori.
Un padre tanto scomodo ed invadente, quanto imponente. Letteralmente amato, per quello che è, soprattutto per le sue debolezze come solo una figlia e non un 'amante sa e può fare. Una venerazione a volte sarcastica a volte estatica. Quel torace scolpito, quella sua scontrosità impermeabile a tutto, quella sua insolenza anche nella vita di coppia, quel modo che è il suo modo ed ogni papà è bello alla figlia sua, parafrasando un celebre detto napoletano. Da non perdere, per la sua irridente e sapiente semplicità, che ha bisogno di una lettura complice ed un approccio empatico. Argentina, 1976. E niente sarà come prima neanche a casa Pineiro o come volete chiamarli.