30 dicembre 2013

Il diario di Adamo ed Eva (Marc Twain)

"Ovunque lei fosse, lì era l'Eden".
 Si può parlare della più grande storia d'amore ridendo? certo che si può. Il primo amore mai accaduto sulla terra. Peraltro forzato.Marc Twain, scrittore ingenuamente dimenticato, magari considerato non un classico, ha in realtà stregato decine di scrittori statunitensi. Con abilità e leggerezza, ci regala poetici dubbi e irresistibili diffidenze sulla nascita di un amore, anzi l'AMORE, quello fra Adamo ed Eva
 Strabiliante la semplicità di rendere persino comiche situazioni spinose e assolutamente eterne.
Un testo che credo nella sua meravigliosa semplicità è da prendere ad esempio. 
E che secondo me ha suggestionato il Calvino de "Il Barone rampante" in merito alla storia che nasce fra Cosimo e Viola "

 


11 dicembre 2013

La letteratura nazista in America (Roberto Bolano)

Un vademecum completo. Completissimo. Mai ridondante e nemmeno logorroico, ma essenziale, quasi come le guide “Lonelly planet”, vai di qui, pranza di là, se ti va puoi dormire in quel posto. Comprensivo di aggiornamenti bibliografici, indirizzi ed edizioni rare oppure guarda tu censurate, che mondo cattivo. 

E poi biografie agili e sintetiche, che lasciano poco spazio agli indugi e pertugi, sono quasi album fotografici di sapore giornalistico, che in pochi passi sintetizzano curiose attività artistiche, tra il serio ed il faceto, quando però è evidente che certe azioni e reazioni per quanto sarcastiche, sottintendono una disumanità poco cervellotica e tristemente reale, quella di fecondare e cercare di procreare ideologie che in quanto tali sono comunque deleterie. 

06 dicembre 2013

On writing (Stephen King)

Scrivere. Questa dannata passione. Che non è fatta solo di talento, ma anche di perizia di stampo artigianale, dannato lavoro.
E ce ne parla un autore del calibro di King, riconosciuto ed acclamato maestro dell'horror e del thriller, capace di vendere milioni di copie dei suoi libri. Con stile rapido ed incisivo, mettendosi a nudo senza remore. 
Un'operazione eccellente e di sicuro interesse per tutti gli appassionati di lettura e scrittura, anche coloro i quali non amano l'autore.


03 dicembre 2013

Trilogia di New York (Paul Auster)



Siamo uno, nessuno o centomila?



Scambi di identità, riflessi e riflessioni come nella migliore tradizione di inizio novecento. Tanti per esempio conoscono almeno per sentito dire almeno il “Fu Mattia Pascal” di Pirandello, ma altri e svariati sono i romanzi dove il protagonista si pensa in un modo ed invece gli altri lo pensano in un altro, dove egli si crede uno ed invece non è solo quello ma anche nessuno e centomila.


“Trilogia di New York” è un testo composto da tre romanzi brevi o se preferite racconti lunghi, inutile dissertare sulla fatua inutilità di entrambe le definizioni. Tre incipit fulminanti, due conclusioni aperte o quasi, che lasciano uno spiraglio come la luce che si insinua in una stanza buia da una porta socchiusa. Ed un terzo racconto che rimette tutto in gioco e lascia decidere se chiudere la partita o aprirne un’altra, come quelle serate in cui si gioca a poker con gli amici e al di là di chi vince o chi perde non si sa decidere se andarsene a letto oppure continuare la partita, così, tanto per fare

Odore di chiuso (Marco Malvaldi)

Un castello. Una nobiltà decadente. Un personaggio realmente esistito e di una certa fama. Dall'olfatto estremamente sensibile e capace. Un omicidio misterioso. Il giallo viene considerato un genere e la narrativa specifica di solito fatica a trovare brillanti spunti di originalità se non riesce a insaporire invariabili canoni con tocchi sfumati e sapienti, capaci di rinvigorire ricette tradizionali usurate. Dopo il deludente "Briscola in cinque". Questo "Odore di chiuso" di Malvaldi registra un intelligente e ironica variazione sul tema. 

Sunset park (Paul Auster)

Tutto cambia, anche gli Usa.
Tocca al romanzo tendere un diario  dei sommovimenti vari ed eventuali che stanno terremotando un paese che pareva solido come una roccia ed invece, causa anche la efferata tragedia dell'11 settembre, ha cambiato pelle, scoprendosi fragile.
La narrativa minuziosa e lineare di Paul Auster, noto ai più per "Trilogia di New York", ci dona un memoriale diaristico dove affiorano brandelli di vita, istanti, bozze non sbozzolate, intenti e frigidi pensieri.E sullo sfondo una nazione. Sono Stati Uniti che soffrono, che si interrogano, che fanno domande e non sanno darsi risposte.

28 novembre 2013

Fiesta (Ernest Hemingway)



American dream. Poco dream oramai, dall'11 settembre 2001 in poi. Ma gli Usa già con il crack del 1929 avevano seriamente visto mettere in crisi i loro bellicosi propositi di cambiare il mondo per dominarlo. Ed un'intera generazione di scrittori vibranti e dotati diede voce alle paure, agli sconforti, ai dubbi, ai rimorsi.

Ernest Hemingway, forse famoso per altre opere, qui forse raggiunge il vertice della sua capacità narrativa secca e senza fronzoli, essenziale, scarna ma incisiva come una frustata.
Storie di uomini forti oppure persi, di donne fatali eppure ormai strangolate dalla loro fatalità. La storia è sul binario Parigi-Spagna, in particolare la zona di Pamplona ed i Paesi Baschi. Protagonisti un manipolo di anglo americani allo sbando.



27 novembre 2013

Mandami tanta vita (Paolo di Paolo)


Torino, anni venti del Novecento.
Mentre il regime fascista comincia ad imporre la dura legge della dittatura, Moraldo e Piero inseguono la propria vita o quello che pensano valga al pena di essere vissuto.Amore, idee e quant'altro.Ma non è facile essere sé stessi, in qualsiasi mondo, figuriamoci sotto un regime. 
Per opposti motivi si troveranno a Parigi e Moraldo, che nutre verso piero uan stima inconfessabile ed inconfessata, sarà ad un centimetro dal potergli finalmente parlare.
Recensione al brillante romanzo del trentenne Paolo di Paolo "Mandami tanta vita".

25 ottobre 2013

Stoner (John Edward Williams)

Diventa grigia l'aria, il colore dei mobili, si ingrigiscono i pensieri, le paure ed altri sentimenti vari ed eventuali. Non c'è spazio, per altri colori, pare. Lui lo sa, combatte, vince, perde, insomma, diciamocelo, VIVE. Tutto nell'ambito variegato, multiforme e al di là del velo squarciato, sorprendente che oscura la sua vita e quella degli altri. 
Perché tutti alla fine, siamo stati un po' Stoner, oppure stonati, tutti a lungo, per un attimo o magari tutta l'esistenza. E solo seguendo passo passo le sue vicende capiamo che sì certe volte ne è valsa la pena, altre no.




09 ottobre 2013

Actarus (Claudio Morici)

Sapevo che prima o poi avrei fatto i conti con Actarus. Era inevitabile. Un segno del destino, un incontro segnato da quei pomeriggi davanti alla tivù a metà anni settanta, quando ancora nell’etere c’erano solo due canali Rai. Sapevo anche che avrei dovuto rimettere in discussione tutto. Se veramente il male di Vega fosse così cinicamente "male" oppure alla fine nasconde un po’ di bene. Se tutto il bene che Goldrake ad ogni azione vincente riesce a far trionfare in realtà non possa ammuffire e rivelare la sua intima e tossica sostanza. Sapevo anche che Fleed, con l’andare degli anni, sarebbe diventata più costosa, più lontana, più diversa, più sogno e meno realtà. Sapevo un sacco di cose e non ho saputo evitarle. A volte, magari in compagnia di una Peroni, riesco a malapena ad accettarle. "Distruggi il male, va" Questo romanzo però non è un trattato di filosofia goldrakiana. E nemmeno un uforobotico scandagliamento dell’adolescenza. Questo romanzo parla dannatamente al cuore di una generazione che, alla sua età, comincia a capire che Fleed è lontana, troppo lontana e forse non ci farà mai ritorno. Perché forse addirittura non esiste, non è mai esistita. E’ un gaio, scanzonato ma amaro e veritiero rutto low cost dopo una anarchica e velleitaria presa di coscienza delle storture, delle divisioni, delle ormai imbattibili falsità emotivo-esistenziali che fanno da fondamento all’attuale società contemporanea, sradicata dal pensiero ed ammorbata dalla serialità e dallo straniamento e cullata nella bambagia dell’omologazione a tutti costi. Anche se in questo racconto si parla del 2070 ed oltre. Anche se come protagonista c’è il “nostro” Actarus. Tante volte ancora oggi mi sento Actarus. Il mio capo aziendale mi ha rimbambito di banali ovvietà volte a farmi produrre, la mia vita sembra un reality show, gli amici dei miei amici non mi piacciono ed ho bisogno di un amore che sappia cullare i miei sogni. Per i partoriti negli anni settanta e dintorni, il nome di Goldrake e le parole della sua irresistibile sigla restano,ad oggi, un ricordo indelebile e sicuramente strappano un tenero e malinconico sospiro più o meno adulto ricordando la propria infanzia o adolescenza. Su questa dimensione pura e quasi elegiaca si prende atto che insieme alle nostre barbe ormai mature, alle eventuali calvizie conclamate, sulle ruggini del cuore e le rughe dell’anima, ebbene tempo ne è passato e ne è passato anche per Actarus, unico ma non invadente protagonista assoluto di questo brillante, effervescente romanzo di Claudio Morici, trentacinquenne romano, non alla prima prova narrativa. Chissà se davvero crescendo ed invecchiando ( non per forza maturando, magari marcendo) Actarus arriva a provare una certa ripulsione alla sua tuta di battaglia e desiderasse seriamente di diventare come Jeeg Robot o sentisse telefonicamente il pilota di Gundam. Certo, il dubbio è d'obbligo, per un eroe animato a suo tempo così perfetto. C’è sempre un momento anche per chi naviga, esplora e combatte per i più remoti e lontani spazi astrali di tornare con i piedi per terra. E capire che la propria stella preferita edificata con tutti i propri desideri, pulsioni ed aspirazioni, si fa davvero lontana, il costo del viaggio anche in economica si fa proibitivo, la speranza di trovarci un lavoro comodo ed un esistenza felice un desiderio arduo da realizzare. Non sempre l’atterraggio è morbido quando si torna a terra. E tutte le armi megagalattiche a disposizione, ultimo ritrovato della tecnologia, non sempre sembrano e sono atte se non ad attaccare almeno difendersi dalle molteplici insidie che offre la realtà. Anche se per tutta la vita con entusiasmo e coscienza si è stati fino adesso un cartone animato perfetto, al posto giusto ed al momento giusto. Ma c’è qualche cosa che non quadra, qualche conto che non torna, un sottile ma irrimediabile dubbio che attanaglia e stritola, morde e punge come un fastidioso tarlo dentro la vita, la società, con sua multiforme e contradditoria folla di "perché", con quell’aria vaga ed inquietante di ammalianti possibilità ma anche di beffardo inganno. Ebbene, tante domande ad una certa età si rivelano come. C’è l’età del “dunque”, del “ma poi”, del “mai sempre” ma anche del “come mai”. Actarus è atterrato, gli uomini non sono cartoni animati e Fleed chissà se aspetta ancora il ritorno del figliol prodigo In questo testo abbiamo la geniale proposizione di un Actarus in un epoca lontana e futuribile quale il 2075, ma così attuale, alle prese con drammi esistenziali e le spine dell’età adulta, i suoi contorcimenti interiori alla ricerca della verità, tormentato dal sogno leggendario eppure così a portata di mano della stella Fleed, che più che la sua terra natia appare come la chimerica e dimidiante metaforizzazione di tutti i sogni di Actarus e del mondo intero perlomeno di sesso maschile e limitrofo. Di contro, una moltitudine di indistruttibili resistenze. L’asettica, alienante ed indistruttibile corazza della struttura produttiva, retorica e stancante impersonificata dal dottore, un Procton in versione manager-direttore delle risorse umane. La reiterazione di frasi e termini per dare ritmo e riconoscibilità senza che ciò stritoli la narrazione in un unico circolo, la Peroni come emblema di una quasi povertà economica ed una certa disperazione interiore, come rifugio in una ubriachezza non molesta, un’evasione low cost e quasi di sapore sfigato anche per un pilota famoso per il 15% dei ragazzini da 7 a 14 anni. Ritmo vivace, brioso, ma non sterile o superficiale nei contenuti, una pesantezza che non si avverte seppure nella intensa e crudele realtà dei temi affrontati, il tutto con sapiente e calibrata misura dove le parti integrano e non ammorbano il tutto. Actarus è un reality nella fiction o una fiction nella reality, uno specchio che rispecchia se stesso un gioco che giochiamo tutti i giorni ma che non rilascia davvero giocare oggi, adesso, qui. E da sempre. La consapevolezza è un arma a doppio taglio, la purezza e l’innocenza si perdono irrimediabilmente al primo vagito anche se fai il pilota o se con un geniale meccanismo riesci a scolarti Peroni mentre sei in piena missione interplanetaria. Vari e disseminati i riferimenti alla visione del presente, in un clima decontestualizzato eppure così famigliare. Coerente ed ammaliante operazione creativa, composta ma non frigida, frizzante ma non aleatoria. Alienazione, reificazione, plusvalore, categorie certo dal sapore obsoleto e usurate da una utilizzo improprio o comunque improduttivo oggi, ma che nella loro usurata "significanza" diventano pur sempre simboli della attuale tentacolare e soffocante struttura sociale, diversificata e globalizzante in senso ristretto come quella che io e questo Actarus viviamo senza per questo dimenticare di vivere. Sono solito fare paragoni, dare qualche coordinata letteraria, cercare anche improbabili legami. Per stavolta dico che questo è un ottimo romanzo, furbo, ammiccante e con i suoi coerenti perchè. E non ne avevo letto mai, uno simile. Forse perché Actarus è uno. E tutti gli altri son nessuno.

24 settembre 2013

I fiori blu (Raymond Queneau)

Situazioni surreali. Ironia intelligente e corrosiva. Trovate spiazzanti.
Il male di vivere senza sogni secondo Raymond Queneau, l'eclettico scrittore francese che dagli anni Sessanta in poi ha regalato al pubblico brillanti ed originali narrazioni dove la sua abilità innata nel giocare semanticamente e morfologicamente con le parole lo ha ha fatto diventare un'insuperabile maestro.
Oltre questo "I fiori blu", uscito nel 1965 e tradotto in Italia da Italo Calvino, con cui nacque una solida stima reciproca, è forse l'opera meno giocos ae più amara rispetto ad altre produzione come Zazié nel metro e Icaro involato. Qui c'è sempre giocosità, ma il gioco a volte si fa duro, anche senza mai perdere quella gioiosa e lineare leggerezza nell'affrontare temi sociali.

21 settembre 2013

Molto forte, incredibilmente vicino (Jonathan Safran Foer)

11 settembre 2001. Televisioni accese, torri che crollano. E che torri. Quelle gemelle, a New York, il centro del mondo anche se un poco troppo a nord. Il piccolo Oskar non potrà dimenticare, anni dopo. Suo padre era lì dentro e lì è rimasto. Non tornerà più. Se non come ricordo, suggerimento o presente assenza. Anche se la madre fa del tutto, non basta, ci mancherebbe. Un figlio ha biosgno del padre. O perlomeno ha bisogno di saperlo che c'è, anche per contrastarlo. A volte onirico e spiazzante, forse con eccessiva irruenza e poca sagacia, un racconto perimetrale ad dramma che ncora oggi rimane nella memoria collettiva. Il racconto di Jonathan Safran Foer su una vicenda ancora dentro i nostri occhi. E con molto altro di contorno.

18 settembre 2013

La città dei ladri (David Benioff)

Ci sono mille modi di raccontare la guerra e la bestialità degli uomini. Perché la condanna è una, ma può avere mille sfumature. Con ritmo, brio e disincanto, David Benioff (pseudonimo di David Friedman, scrittore e sceneggiatore statunitense del '70) ci racconta l'efferato assedio nazista di Stalingrado come non era mai stato fatto prima. Per avere un paragone, basti ricordare la fiabesca narrazione dell'Olocausto fatta da Benigni con "La vita è bella". Così, per indignarsi con il sorriso, consiglio vivamente "La città dei ladri".
Avanti allora, facciamoci guidare da Lev e Kolja in questo viaggio strampalato, crudele eppure magico.

18 agosto 2013

L'ombra dello scorpione (Stephen King)

Dell'odio, dell'amore e d'altre diavolerie

 

Stephen King. Il re, il maestro, l'insuperabile genio del thriller, a detta dei suoi milioni di fedeli fans. L'autore di opere che hanno segnato la memoria collettiva dei lettori, da Cujo a Shining a Misery a It.
Stile preciso, ritmo incessante, patterns quasi perfetti, congegno narrativo che insomma nei suoi minimi meccanismi ingabbia l'attenzione e l'emotività del lettore senza sotterfugi od inganni, qualche caduta di tono nelle descrizioni perché talvolta appesantite da un'aggettivazione continua anche se mai ridondante, ma che a volte si impelaga in termini barocchi e desueti, in pseudo lirismi che, è bene dirlo, possono dipendere anche da una cattiva traduzione, tanto sono destabilizzanti ed estranei al contesto linguistico e narrativo. Una storia di odio, cattiveria, amore ed istinto. Una storia di uomini.

13 agosto 2013

Il Vangelo secondo Gesù Cristo (José Saramago)


 
 “Come tutti i figli degli uomini, il figlio di Giuseppe e Maria nacque sporco del sangue di sua madre, vischioso delle sue mucosità e soffrendo in silenzio”
Gesù. E suo padre, Un Dio sfuggente, tirannico e sostanzialmente poco chiaro, superbo ed altero quanto talvolta praticamente bugiardo. Il Nuovo Testamento secondo Josè Saramago ci spiega che Dio è tale, ma non per tutti.


24 luglio 2013

1984 (George Orwell)


Il passato non esiste ?


Distopia, fantascienza oppure mero, fosco e lucido presagio? Scritto nel lontanissimo 1948 (da cui il titolo che inverte le ultime due cifre dell'anno), questo "1984" di George Orwell propone un mondo claustrofobico e allucinato, dove l'individualità è totalmente soppressa e la massa è soggiogata da oscuri governanti. Per capire e per riflettere.

22 luglio 2013

Il lungo addio (Raymond Chandler)


 

Marlowe, l'uomo che non deve chiedere mai. Forse.

 

Non ha il fisico del ruolo, a quanto pare. Ma ha un numero discreto di frecce al suo arco. Un atteggiamento che non si scalfisce, un Humphrey Bogart, per fare un esempio calzante cinematografico e che recitò in trasposizioni dei suoi testi. Un ventaglio di amicizie, con cui sventolare in faccia alle difficoltà e dissipare dubbi, minacce. Una notevole e invidiabile capacità di incassatore, non tanto di parole malevole o di battute sarcastiche. No. Prende pugni e peraltro ne pregusta (si fa per dire) il sapore e l’odore, perché li aspetta, di rado li schiva, non sempre controbatte, date le circostanze. Non perde quasi mai però, anche se sembra che. Si sa, il vero vincitore si vede alla fine della guerra, le battaglie sono tappe intermedie per semplice gregari. Ad ogni buon conto, signori, eccovi Philip Marlowe, l’uomo che non deve chiedere mai, anzi, non gli chiedete niente che tanto non risponde, semmai, da solo, pensa e sono pensieri di una certa malinconica, cupa, esistenziale oscurità.. Come noto non sono particolarmente vorace e non mi abbuffo di narrativa di genere, specie se gialla ed affiliati, e benché mi manchi un classico intramontabile come Agata Christie, non disdegno incursioni, foriere di nuove avventure estetiche, anche se,dirò, in verità alla fine mi sono più congeniali coloro i quali sovvertono le tradizionali fondamenta di questo genere narrativo più coloro i quali ne sono riconosciuti ed indiscussi interpreti. Che ne so il vecchio Pennac ed il giovane “anziano” Lansdale sono due tipici esempi di quanto sto dicendo, anzi scrivendo. 



16 luglio 2013

Baol (Stefano Benni)

Io, la magia e Baol
Non si può spiegare il baol , e soprattutto non si può spiegare perché non si può spiegare”(S. Benni, “Baol”). Abbasso i regimi. Abbasso le ingiustizie. Abbiamo un’idea, abbiamo una forza, abbiamo la nostra fantasia. Abbiamo Baol.  Grazie al cielo o chi per esso.  Avanti mago.  La tua magia ci può ridare la voglia, ci può restituire se non quello che ci è stato tolto, quello che non ci é stato dato, quello che continuiamo ad aspettare quando fuori piove, oppure c’è bel tempo, tutto quello che dobbiamo avere e non ce lo vogliono dare. Avanti Baol. Oggi ci siamo svegliati stanchi delle strade troppo strette e diritte, ci siamo svegliati annoiati dai frammenti di souvenir, vogliamo volare sulle ali di solidi, effervescenti sogni di rock’nroll. Con buona pace delle citazioni di Ligabue, noi vogliamo “suonare” il mondo, farlo ballare. E poi ovviamente, blues. Perché non sei tu che cerchi il blues ma è il blues che trova te. La vera storia del mio amore per questo libro.