Provate a pensare il mestiere di scrivere come
un lavoro artigianale. Di quelli di una volta, che ora come ora soccombono e
cedono il passo alla più redditizia industria, alla produzione seriale, che
cullata beatamente dai meccanici e inarrestabili congegni del mercato globale,
divora (ha divorato) il fai-da-te retto da estro e tradizione. Provate che ne
so ad immaginare il lavoro di uno scrittore come quello di qualche umile
falegname che però per Dna conosce i trucchi del mestiere e saprà regalarvi
splendidi mobili in legno senza apparente fatica, ma pregni di grande maestria.
Magari solo per un colpo di sega, od un equilibrio miracoloso fra le singole
parti, anche se la struttura è arte "povera". Ecco "Paura alla
scala", raccolta di racconti di Dino Buzzati, è un museo di creazioni
poste in opera da un artigiano sapiente, che ha ottimizzato strumenti e
materiali della sua officina fantasiosa.
26 agosto 2015
25 agosto 2015
Piccola guerra perfetta (Elvira Dones)
Paura. Terrore. Orrore. Errore. La guerra uccide, non
ammette repliche, divide, non unisce. La guerra è bestiale. Anche se alla fine
la combattono solo gli uomini, per ragioni a volte squisitamente politiche e
non di sopravvivenza.
Rea sta festeggiando il suo compleanno. E' giovane,
piacente, brucia di vita. É leggermente alterata, perché il suo ragazzo, un
brillante giovane giornalista, non ha voluto fare l'amore. Chissà come, chissà
perché. La sua fida amica Nita, più grande di lei e già professoressa
all'università, libera, indipendente, fa del tutto perché quel giorno assomigli
ad una festa. Perché purtroppo tutto rema contro. Fuori ci sono esplosioni. Ma
non sono fuochi d'artificio per Nita. Anzi. È il 24 marzo 1999. Siamo a
Pristina, capoluogo del Kosovo, provincia serba a maggioranza albanese. I
kosovari vorrebbero staccarsi dalla Serbia, come già prima han fatto, versando
sangue, Croazia e Bosnia.
Siamo in guerra. Proprio quel giorno infatti
aerei della Nato hanno cominciato a bombardare la zona per indurre Miloševic,
presidente ultranazionalista della Serbia, a fermare la pulizia etnica e
abbandonare la regione e lasciarla libera di autodeterminarsi.
13 agosto 2015
Uto (Andrea de Carlo)
A Peaceville tutto è perfetto. Ma proprio tutto, persino
l'acqua e l'aria sembrano meglio di ovunque. Un'oasi lontana dal rigurgitante
frastuono della modernità. Pace, serenità. La gente qui cerca la felicità, nel
silenzio dipinto di verde del bosco, dove il rumore è stato messo al bando. Qui
a Peaceville è forse un paradiso terrestre, dove si mangia bio e non c'è
litigio, nel buio della notte o alla luce del sole, niente pare possa poter
turbare o disturbare l'animo,troneggia e splende la reciproca armonia di ogni
essere umano lì vivente.
In questo Eden, senza che apparenti serpenti maligni vengano a sibilare
perturbanti tentazioni, in questo luogo ovattato, silente, insomma quasi morto
arriva come un uccello del malaugurio Uto Drodenberg, già di suo troppo
impigliato nei tipici dilemmi dilemmati della sua giovane età, diciannove anni
benedetto ragazzo, non buttarli con questa apparente aggressività, questa
ostentata indifferenza, questa malcelata insofferenza. Ma forse non è così
cattivo, il nostro. E' giovane. E peraltro, come se non bastasse, si porta
appresso un fardello pesante, il padre si è suicidato facendo scoppiare una
palazzina ed il fratello ha accusato Uto di essere la cagione del disastro.
D'altronde Caino uccise Abele, son cose che purtroppo succedono nelle migliori
famiglie, anche quelle bibliche.
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Uto
12 agosto 2015
La banda dei brocchi (Jonathan Coe)
Vite. Musica. Adolescenza e poi è subito sera, quando inizia
l'alba della vita adulta. Birmingham, anni Settanta. Benjamin Trotter è il
prototipo classico del "brocco", ovvero del nerd ante litteram ma all'inglese, dello "sfigatello" tutto tensioni e passioni ma ahime la concretezza si scioglie come neve al sole.
Ormonale ma compassato, artistoide e lettore incallito anche di classici e non solo del cult/cool Tolkien, smania e smanetta
ferocemente i suoi sentimenti e i pensieri, mentre l'esuberanza giovanile
deflagra tutto d'intorno e il suo paese, l'Inghilterra, è in preda ad una crisi
economica, dilaniato dal conflitto con l'Ira e musicalmente parlando ad una
svolta epocale, il passaggio dall'impero del progressive all'esplosione della
velleitaria ma intensa galassia punk.
10 agosto 2015
Il profumo (Patrick Sunskind)
L'universo umanocentrico non ammette deroghe.
Costruito a misura e somiglianza, non permette di sgarrare. Così, presunti
esseri razionali come ci riteniamo, ci inganniamo sapendo di farlo e ci
eleviamo a superiori perché pensanti. A parte i ragionevoli dubbi sulla
perfezione e universalità del pensare,posto che tutti utilizzino in maniera
consona il cervello, in realtà dipendiamo pure dai sensi e neanche poco.
L'olfatto per esempio, dirige, confonde, fonde e profonde sensazioni, scelte,
azioni molto più di quel che si ritiene, data la nostra origine animale. Anche
la sessualità ne è profondamente impegnata. Il profumo, una volta detto non a
caso essenza, è almeno parte della nostra anima. Che ci piaccia o no, la Natura
ha le sue invincibili leggi.
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Il profumo,
Patrick Sunskind,
recensione,
romanzo
06 agosto 2015
Tutti giù per terra (Giuseppe Culicchia)
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05 agosto 2015
Comici spaventati guerrieri (Stefano Benni)
Leone è morto, non
giocherà più. E dire che a detta di molti poteva pure farcela, sfondare nel
mondo del calcio, riscattare la sua vita e per indotto quella dei suoi tifosi,
per finalmente abbandonare per sempre quei posti cementificati dove vive,
disumani, annichiliti dal progresso che progredisce in qualche altra parte del
mondo perché lì pare di essere rimasti al Medio Evo, peggio anzi, quantomeno
siamo al Giurassico della società civile.
Il professore Lucertola, dalla filosofia realista e malinconica, non può darsi
pace per questa subitanea e dolorosa morte. Anche poi pensando alla ragazza di
Leone, la bella Lucia. Come d'altronde l'anziano professore, pure non si dà
pace il giovane e scalciante Lupetto, che mirava e rimirava le arti calcistiche
del morto a fucilate e sognava per lui, quasi che fosse una preghiera. Magari
in fondo la rivolgeva a sé stesso, ma vabbé, è piccolo, crescerà.
04 agosto 2015
Guida galattica per autostoppisti (Douglas Adams)
L'universo non è poi così grande, fidatevi. Risulta più o
meno complesso come lo stradario internettiano di una nostra città attuale, se
si ha in mano la guida giusta. Nel caso serve quella Galattica per
autostoppisti, se vuol andare a rimirare le stelle, i satelliti, i buchi neri e
tutta quella bizzarra cosa fatta di galassie chissà che altro. Se ne rende
conto anche il nostro Arthur Dent, uomo molto common e poco people, nel senso
che è tipicamente tipico e senza grandi svolazzi, ma nello stesso tempo nutre qualche
diffidenza sarcastica, schizofrenica a paranoica nelle giornate storte, nei
confronti della gente umana tutta. Peraltro gli stanno distruggendo casa per
fare spazio ad una tangenziale, anche se ha pagato le tasse ed aveva il condono
edilizio ha il suo giusto momento no. Per fortuna che fa un incontro di quelli
memorabili, che possono cambiare una vita o anche due, ovvero un alieno
originario di Betelgeuse, Ford Prefect, uno dei tanti ghost-writer postmoderni
che stanno acquisendo informazioni per la nuova redazione della Guida Galattica
di cui si diceva, una di quelle uscite editoriali storiche e magiche che però
devono rendere merito a chi non compare nei titoli di coda.
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